Magazine Diario personale

chiusa una porta chiusa una porta

Da Inbassoadestra

Non ho mai faticato a trovare del bello nel brutto, del raccontabile in Carlo Conti e finanche nello scovare il senso dell’esistenza del figlio di Celentano. Ma il Festival di Sanremo, fa cagare in un modo incommensurabile. Del tipo che quando faceva cagare in modo incommensurabile condotto da ( iddio perdoni questa bocca blasfema) Raffaella Carra’, c’era comunque spazio per cose tipo le esibizioni di Quintorigo e Bluvertigo, rispettivamente poi penultimi e ultimi. Fuoriluogo, vagamente autistici, i primi splendidi in senso assoluto i secondi quantomeno per me.  Quest’anno a difenderci dagli strali della mediocrita’ ci sono i Marlene Kuntz, con una canzone che si chiama canzone per un figlio, i Marlene Kuntz  di Catartica e il Vile giunti sul palco dell’Ariston a dimostrarci che un  viaggio di molti bagliori e falene alla fine della fiera ti porta a una canzone di merda. Gia’ all’attacco che annuncia ‘la felicita’ non e’ impossibile’ me ne vado in lacrime di sangue,  vaga nel folto di fronde in delirio.

Celentano Adriano ( lo stesso iddio di prima,  il trash, l’italoretro’, Palombs e Caterina Caselli abbiano pieta’ di me) non ne voglio neanche parlare, ma lo nomino volentieri per questioni di audience ( Celentano Adriano Celentano Adriano Celentano Adriano cacca cacca cacca cacca ).

Luca e Paolo, che lo scorso anno salvarono egregiamente la baracca, erano noiosi. E poi, e poi e poi, vorrei dire altro, come con ics factor, ma mi sono proprio rotta i coglioni, e poi  ho visto un film con uno che si trapanava il cervello, e poi dormito e sognato che compravo della stoffa africana, parlavo con Daria Bignardi e qualcuno che non ricordo chi era voleva darmi delle scosse mortali per non so che motivo.



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