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Chris Blanden, an englishman in Turìn

Creato il 08 aprile 2012 da Scribacchina

C’è chi a Pasqua regala colombe. Chi uova di cioccolata.
Io m’azzardo a donarvi una cosuccia alternativa (in realtà, già promessa giorni addietro): l’intervista al bravo bassista dei Too Rude, Chris Blanden.

In quest’assonnata giornata festiva, tra una Pasqualina e un prosecchino, sta’ a vedere che l’intervista della Scribacchina vi farà venir voglia di recuperare una qualsiasi registrazione dei Too Rude.
En passant, vi confiderò: per quel che mi riguarda, son ormai giorni che sto cercando nel mio archivio il ciddì Live at Help, senza successo.
Dove diamine sia finito lo sa soltanto lui.

Comunque.
Buona Pasqua, soliti lettori.
E bevete poco, se dovrete far da taxisti al parentado.

***

Chris Blanden, bassista dei Too Rude

Ottobre 2000

Troppo rudi? No, niente affatto. I Too Rude sono quattro bravi e simpatici ragazzi che di rude hanno ben poco. Da tempo li avevo presi di mira, esattamente da quando anni fa li vidi in tv a Help; con mia grande gioia, hanno accettato di sottoporsi al seguente terzo grado. Vittima prescelta, il bassista Chris Blanden.

‑ Chris, perché avete scelto proprio l’Italia come paese di adozione?
«E’ stato un caso. Il nostro bat­terista era venuto in vacanza vicino al Sestrière: li è pieno di vacanzieri inglesi. I gestori di un locale cerca­vano un gruppo inglese per intrattenere i turisti; un giro di telefonate, ed eccoci imbarcati per l’Italia. Dopo una serie di rimpatriate, abbiamo deci­so di tornare in Italia in pianta stabile per suonare».

‑ Nostalgia dell’Inghilterra?
«No, nessuna nostalgia. In Italia stiamo benissimo, siamo qui ormai da sei anni. E ti assicuro che non sono il tipo da restare in un posto che non mi piace: non ci metterei niente a tornare in Inghilterra».

‑ Dove vivete adesso?
«Io e Roy viviamo a Torino, Paul a Susa e Lid a Milano. La distanza non è un problema, ci sono tanti di quei treni… E poi, facciamo un esempio, se Lid viene a fare le prove a Torino, non è che lo rispediamo subito a casa, anzi: si va a bere quolcosa, lo si fa dormire da noi, o da amici…».

Red Ronnie è stato in un certo senso la vostra Caterina Caselli. Come avete vissuto l’esperienza televisiva di Help?
«Help è stata la possibilità di farci conoscere al grande pubblico: figurati che già la sera dopo la nostra appa­rizione il numero degli spettatori ai concerti era raddoppiato. Sia­mo stati per tre volte ospiti di Red Ronnie, sia a Help che a Roxy Bar. La terza volta che ci siamo stati abbia­mo registrato un cd dal vivo, Live at Help».

‑ Voi Too Rude, oggi, vivete di sola musica. Co­m’è una vostra giornata-tipo?
«Al mattino, sveglia; alle 11 ci buttano fuori dall’albergo, prendia­mo il furgone e partiamo. Ci fermia­mo a pranzare in autogrill, arriviamo dove dobbiamo suonare, montiamo il tutto e facciamo il soundcheck. Di solito, tra la fine del check e l’inizio del concerto ci sono due ore, che passiamo cenando o bevendo qual­cosa. Suoniamo per circa due ore, quindi un’oretta post‑concerto per chiac­chierare, smontiamo, carichiamo il tutto sul furgone e via, ancora in autostrada. Quando arriviamo in al­bergo, di solito sono le cinque di mattina».

‑ So che avete in repertorio parecchie cover.
«Sarebbe bellissimo fare solo pezzi nostri, ma per forza di cose dobbiamo fare cover. Se vuoi pagare l’affitto alla fine del mese devi fare qualcosa di conosciuto, altrimenti la gente non viene ai concerti; in ogni caso, dal vivo inseriamo sempre un paio di brani originali. E poi, in fondo, è bello vedere la gente contenta quando si accorge che stiamo facendo un pezzo che sa già… si crea un’atmosfera calda, bellissima».

‑ Pezzi nuovi in programma?
«Beh, adesso ci stiamo orientando verso la musica elettronica: Prodigy, Fatboy Slim, cose di questo genere. La scorsa settimana abbiamo prova­to Freestyler (Bomfunk Mc’s ‑ ndr), è venuta proprio bene. La sentirete presto in concerto».


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