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Chris Wallace, due anni dopo aveva ragione lui

Creato il 19 febbraio 2011 da Thinker

Chris Wallace, due anni dopo aveva ragione lui Il primo febbraio 2008 la NBA ha subito uno scossone: si creava una dinastia, quella dei Lakers odierna, e si condannava alla mediocrità una squadra, Memphis; o almeno così si credeva.

Il fatto, lo avrete capito, è la trade che ha portato Pau Gasol e una seconda scelta del draft 2010, rivelatasi Devin Ebanks al sole di Los Angeles a scapito di… bruscolini, quali Knwame Brown, Javaris Crittenton, Aaron McKie, i diritti sul fratello di Pau, Marc, e prime scelte ai draft 2008 (Joey Dorsey, scelta ceduta a Portland) e 2010 (Greivis Vasquez).

Questo “scambio” ha indignato tutti, tifosi dei Lakers esclusi, e i malumori creatisi sono sfociati nelle parole del coach degli Spurs, diretti rivali dei gialloviola, Gregg Popovich:

“What they did in Memphis is beyond comprehension, there should be a trade committee that can scratch all trades that make no sense. I just wish I had been on a trade committee that oversees NBA trades. I’d like to elect myself to that committee. I would have voted no to the L.A. trade.”

L’arrabbiatura dell’ex agente CIA era, ed è, legittima perché i Lakers dopo quello scambio sono passati da avere una superstar scontenta dopo il mancato arrivo di Jason Kidd, ad essere protagonisti di tre finali NBA conquistandone due. E non è finita qui.

Però, quello che molti non prevedevano, è che Memphis, dopo soli due anni di distanza da quel febbraio, stia lottando per i playoff nella complicata Western Conference.

Il GM che intavolò quella discussima trade fu Chris Wallace, ancora a capo dell’organizzazione.

Prima di diventare trave portante della squadra del Tennesse, l’attuale General Manager ha lavorato come scout in diverse franchige, quali Portland, Denver e New York per poi, successivamente, essere scelto per guidare dagli uffici i Boston Celtics che sotto di lui scelsero al draft The Truth, Paul Pierce.

Chris Wallace, due anni dopo aveva ragione lui

Nonostante le pesanti critiche Wallace, successore nientepopodimeno di Jerry West, ha perseguito nel suo obiettivo di smaltire il payroll dei Grizz per rendere più appetibile la vendità della società.

Ma allora, com’ha fatto Memphis a diventare una squadra dal record ampiamente positivo con così poche ambizioni e speranze?

La risposta plausibile è da cercare dietro la scrivania, nel cervello della franchigia, in Chris Wallace.

Infatti, grazie all’attento occhio da scout sviluppatosi nei primi anni della carriera, ha scelto nel draft del 2007 Mike Conley Jr e in quello del 2008 una possibile faccia della franchigia, OJ Mayo; senza contare che nell’estate 2009 abbia dato contratto e fiducia a Zach Randolph quando ormai nessuno nutriva più speranze nell’ala grande da Michigan State.

Inoltre, non sapremo mai se casualmente o consciamente, ha ottenuto dalla controversa trade l’attuale centro titolare, Marc Gasol; ha rinnovato il contratto della stella Rudy Gay tenendolo nella non esaltante città di Memphis e ha portato nella città del “King” (no, non LeBron) la guardia Tony Allen.

Certamente, come ogni GM, anche il “nostro” ha toppato, firmando Allen Iverson e scegliendo Thabeet con la numero 2 nel 2009.

Ora però i Grizzlies sono una squadra lanciatissima verso i Playoff (8-2 nelle ultime dieci partite), e se il merito va attribuito sul campo a Gay&Co, siamo sicuri che anche al grande burattinaio Chris Wallace vadano affibiati onori e lodi.


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