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Cibi vivi e morti

Creato il 04 novembre 2013 da Informasalus @informasalus

crudo felice
La copertina di 'Crudo & felice'

Secondo ultimi studi medici, in Europa l'86% dei decessi e il 77% delle malattie sono in qualche modo legati alla nostra dieta e ai nostri stili di vita (1).
Si può affermare, senza paura di smentite, che oggi la causa principale della maggior parte delle malattie moderne è la mancanza di principi nutrizionali da una parte, e l’intossicazione e avvelenamento dell’organismo dall’altra.
Sembra paradossale, ma almeno il 90% delle persone che vivono nel Nord del mondo è in totale carenza nutrizionale e questo nonostante, o forse proprio per l’eccessiva quantità di cibo che siamo abituati a mangiare.
L’industrializzazione e la cottura hanno totalmente depauperato il contenuto degli alimenti da tutte quelle sostanze fondamentali per il corretto e sano funzionamento dell’organismo: acqua, vitamine, minerali, enzimi, fibra, antiossidanti, fito-ormoni e fito-nutrienti.
Alimenti raffinati, pastorizzati, omogeneizzati, liofilizzati, stracotti non hanno nulla da offrire, perché si sono trasformati in sostanze inerti, morte e soprattutto mortifere.
Il cibo cotto produce sostanze tossiche perché la cottura distrugge i tessuti vivi organici trasformandoli in tessuti inorganici; di conseguenza appesantisce la digestione a causa della distruzione di tutti gli enzimi.
Ecco cosa avviene cuocendo gli alimenti:
Proteine: la cottura oltre i 60-70°C le fa coagulare e indurire, deaminando i mattoni, cioè gli aminoacidi. La perdita di valore nutrizionale è enorme. Le proteine diventano meno digeribili e più acidificanti;
Grassi: la cottura altera la struttura chimica rendendoli meno digeribili e praticamente tossici. Si formano sostanze pericolose come i radicali perossidi (e polimeri dannosi alla salute) che creano moltissimi radicali liberi in grado di danneggiare le membrane cellulari. Durante la cottura, i grassi si idrolizzano, liberando glicerina e acidi grassi, ma mentre questi ultimi rimangono, la glicerina in parte evapora e in parte si trasforma in acreolina, una sostanza tossica per il fegato. Infine tra le altre sostanze prodotte scaldando i grassi c’è il benzopirene, noto cancerogeno;
Sali minerali: la temperatura priva gli alimenti dei sali minerali dal 20% al 70%, trasformandoli in minerali in-organici, difficilmente assimilabili dalle cellule. I sali maggiormente falcidiati dalla cottura sono potassio, sodio, magnesio e calcio; per esempio, gli spinaci perdono l’85% del ferro e il 10% del calcio (2);
Enzimi: la temperatura oltre i 42°C (massima temperatura corporea) distrugge queste importantissime proteine che non solo aiutano la digestione degli alimenti stessi, ma sostengono anche moltissime attività organiche, quali: respirazione, assimilazione, battito cardiaco, rigenerazione cellulare, detossificazione, ecc.;
Vitamine: con la cottura, le prime vitamine distrutte sono le cosiddette termolabili come la A, B, C e D.
Le perdite dei vegetali cotti vanno dal 5% al 30% per la vitamina A, dal 30% al 55% per le B1 e B2, dal 35% al 90% per la C.
Nei cereali la perdita è forse anche più importante: il riso perde dall’80% all’85% di B1 e B2.
Inoltre, la cottura produce ossidazione e catrami. L’ossidazione è causa di ulteriori perdite nutrizionali, mentre i catrami predispongono l’organismo in una situazione precancerosa.
Al contrario il cibo vivo contiene tutto quello che serve alla vita.
In conclusione: qualsiasi cottura superiore ai 42° C trasforma la vita in morte.
Solamente l’essicazione mantiene le proprietà, ad eccezione dell’acqua, che però si può facilmente reintegrare.
Negli alimenti crudi i principi nutrizionali sono al massimo e sono già stati predigeriti dal calore e dall’energia del Sole: pertanto, sono più facilmente e velocemente assimilabili dal corpo (gli zuccheri della frutta sono già disponibili nel sangue dopo circa un’ora).
Gli enzimi, presenti in abbondanza nella frutta cruda e nei vegetali crudi, aiutano la digestione perché permettono l’autodigestione degli alimenti stessi. Basti considerare che la digestione di un normale bolo alimentare richiede ben 8 grammi di enzimi per la sola sintesi dei succhi gastrici. Questo rende i cibi vivi molto più digeribili di quelli cotti (3).
Infine, una volta entrati nell’intestino, gli enzimi sottraggono ossigeno alla flora intestinale patogena, facilitando il processo digestivo.
Purtroppo, sopra i 42°C quasi tutti gli enzimi spariscono e il cibo diviene “morto”.

Note

1. Adnkronos Salute, aprile 2013.
2. “Tutto crudo”, Nico Valerio, ed. Mondadori
3. “Tutto crudo”, Nico Valerio, ed. Mondadori
Leggi il libro "Crudo & felice"



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