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Ciclismo Luigi Malabrocca: L’importanza di arrivare ultimo

Creato il 05 aprile 2014 da Simo785

A cura di Renato Negro

L’ultimo libro di Francesco Guccini è stato scritto per ricordare le cose perdute. Oggetti, prodotti, comportamenti e storie ormai dimenticate o quasi. Tra le pagine di questo libro ho ritrovato il nome e la storia di uno sportivo che a modo suo ha contribuito a fare grande il ciclismo.

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L’ultima guerra è terminata e l’Italia cerca di tornare alla normalità. Riprende anche lo sport e per il ciclismo il seguitissimo giro d’Italia. In un paese a pezzi per i bombardamenti il ciclismo con Coppi e Bartali tocca un livello di popolarità ancora oggi imbattuto. Ma la particolarità sta nel fatto che nelle gare si premiava il primo arrivato ma anche l’ultimo. E nel giro d’Italia l’ultimo ciclista all’arrivo aveva l’obbligo di indossare , nella tappa successiva, la maglia nera. Il primo che comprese l’importanza di arrivare ultimo è stato Luigi Malabrocca. Luigi era un ciclista di Tortona molto amico di Fausto Coppi. Non era di certo un atleta così scarso da non ambire ad altro piazzamento visto che riuscì a vincere in carriera ben 138 gare di cui 15 da professionista. Quella di arrivare ultimo per Malabrocca era una scelta voluta e determinata. E come dargli torto quando i giornali parlano della maglia nera con la stessa considerazione rivolta al vincitore. Di certo, poi, la cosa ancor piu’ importante erano i premi in denaro ed in alimenti che dovevano consolare l’ultimo arrivato. Luigi Malabrocca ben presto comprese che correre per arrivare ultimo era, in popolarità e premi, il miglior risultato dopo il vincitore della tappa. Siamo quindi al giro d’Italia del 1946 e Luigi Malabrocca con la sua maglia nera è la vera star del giro. Presto però altri ciclisti tentano di imitare Luigi e si apre il confronto anche in coda alla gara . Mentre per chi vince il Giro l’Italia è divisa tra Coppi e Bartali anche per la coda della competizione gli italiani sono divisi tra tifare per la maglia nera di Luigi Malabrocca o Sante Carollo.

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Il cinese, come veniva chiamato Malabrocca, con gli espedienti piu’ incredibili riuscì ad arrivare ultimo al giro del 46 e al quello del 47.Le storie su come riuscisse sempre ad arrivare ultimo sono semplicemente grottesche. Procurandosi da solo delle forature alle ruote, fermandosi a mangiare e bere nelle trattorie disseminate sul percorso, nascondendosi nei fienili e chissà che altro. Poi nel 49 capitò qualcosa di prevedibile. Durante la tappa Torino-Monza Luigi si fermò in una trattoria e poi si spostò a casa di una persona per vedere e parlare di attrezzatura da pesca. Cosi facendo il ritardo accumulato divenne spaventoso e al suo arrivo a Monza Malabrocca non trovò piu’ i cronometristi ad attenderlo. Ben presto Luigi seppe  che lui venne dato per disperso o arrivato nel folto gruppo e  la maglia nera era stata assegnata ovviamente a Sante Corollo che si limitò nel ritardo con sole 2 ore. Luigi Malabrocca considerò questo atteggiamento dei giudici troppo offensivo alla propria immagine di ultimo e decise di abbandonare il ciclismo su strada. La carriera di Luigi Malabrocca continuò con il ciclocross dove vinse alcuni titoli italiani. Con gli anni 50 la maglia nera non fu piu’ assegnata anche perché l’interesse degli italiani verso l’ultimo arrivato era solo legato a Malabrocca o Carollo.
Sante Carollo è deceduto nel 2004. Luigi Malabrocca ha lasciato questa terra a 86 anni nel 2006. Maglia nera per sempre.


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