Magazine Talenti

Cielasfalto

Da Miwako
CIELASFALTO
Altra stazione.Altre persone.Nessuna palla infuocata che si adagia dietro i palazzi, rendendo quell'ammasso di ferraglia del dopo-guerra dello stesso colore di un coagulo di sangue.Stavolta il cielo è scuro, plumbeo, sull'orlo del pianto. L'aria si è fatta densa, fredda, ha portato con se tutto il calore, tutto il dolore, tutto l'umore di questi giorni che stanno per essere lavati via.Mi siedo sul cemento ancora caldo, sento il torpore salirmi svelto dalle gambe.Sciolgo i capelli, lunghi come non lo sono stati mai, lascio che il vento ci giochi come meglio crede.Osservo una coppia seduta di fronte a me. Hanno sessant'anni, ed hanno litigato; lei è ostile, fissa il cielo che sembra il proseguimento dell'asfalto; lui la guarda con occhi pieni d'amore, di tristezza e di domande.Lei non muove un muscolo, trincerata dietro un paio di occhiali scuri, non sposta lo sguardo dal cielasfalto. Una folata di vento si prende dei fogli che lui tiene distrattamente in mano, e li recapita a lei. Si guardano, lui sorride, lei no; ma la durezza della sua espressione sembra sia stata levigata dal vento, come addolcita.Quando lei sta per volgere gli occhi altrove, lui le passa un braccio dietro la schiena, e la stringe a se. Non so dire se ciò la renda esattamente felice, al momento, ma lei non si divincola, non oppone resistenza, non si irrigidisce. Così, se ne sta immobile, come prima, a fissare il cielasfalto, come prima, solo tra le braccia di lui. Noto due fedi. Sarà questa l'essenza del matrimonio? Il compromesso? La pace non fatta ma indotta, suggerita dalle circostanze? Un lampo luminoso come un fuoco d'artificio, mi distrae da questi pensieri.Alzo gli occhi.Il cielo sembra un'opera al nero. Senza fine, lui e pure le nuvole che si addensano e si liquefanno come stille d'inchiostro in un bicchier d'acqua, correndo verso un punto di fuga inesistente. La prima goccia d'acqua mi bagna la guancia, come la lacrima di qualcuno che, dall'alto, mi piange addosso.Poi le gocce diventano dieci, cento, mille, e nel frattempo arriva il treno; l'odore del ferro si mescola all'aria umida e piovosa, all'odore dei freni, creando l'inconfondibile fragranza delle partenze tristi.Salgo su quel treno, senza capire se sia venuto dall'asfalto o dal cielo. Un ultimo sguardo prima di lasciarmi inghiottire dalla macchina ferrosa.Alzo gli occhi.Contemplo l'opera al nero che muta sembianze nel tempo in cui le mie palpebre si uniscono in un sorriso cieco, e poi scompaio, anonima, in mezzo alla folla dell'una e quaranta.

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Magazine