Magazine Cultura

Cimiteri.

Creato il 31 ottobre 2012 da Enricobo2
Piccole strade di campagna che corrono incerte tra colline basse. Verdi rilievi che la bruma densa dell'incipiente novembre, ingrigisce un poco, attutendo i colori, che pur vorrebbero essere più vivi e carichi. Il giallo e rosso delle foglie si sfuma in questo preludio di tardo autunno, confondendosi in una pacatezza attutita priva di rumore ed eccesso. Le prime brine già piegano il grano appena spuntato, nelle semine ottobrine. Chissà come, sono sempre queste le strade che portano ai cimiteri di campagna, tutte uguali nella loro variabilità casuale. E' il tempo ormai; un appuntamento che affronti contrastato, triste ma allo stesso tempo carico del calore del ricordo che cancella l'affanno delle perdite più recenti, quello che ti fa sereno se pur malinconico, come la terra che ti circonda e ti accompagna. Ad ogni curva, che ripercorri ben poche volte ogni anno, ecco qualcosa che ti porta ad un frammento lontano. Qui forse c'era un quadratino di vigna del nonno dove si arrivava solo col carretto che un vecchio cavallo tirava affannato lungo la salita terrosa e piena di pietre, l'unico rimasto dall'attività di cavallante trasportatore del prozio. Forse ero stato portato anch'io quaggiù, ma tanto piccolo da non poterlo ricordare. Forse ero stato messo vicino al tronco di quel grande olmo, mentre i miei aiutavano la vendemmia di quei pochi grappoli. 
Poco più in là, una leggera erta che ti porta a scollinare dall'altra parte della valle, solo un piccolo valico che pareva così duro e impossibile da percorrere con la bicicletta da ragazzino, anche se facevo forza sui pedali senza la speranza di poter percorrere in sella quegli ultimi metri. E tutte quelle vecchie lapidi in fila, antiche, quella dei nonni così in alto che appena appena le vedi; forse costavano meno quei posti scomodi, ma erano così vicini al cielo. Nei paesini di collina i cimiteri sono in discesa e quando giri tra le tombe vedi tutta la valle di fronte. Un senso di aria e di libertà incongruo, perché se vieni qui, non te ne puoi più andare. La strada continua rapida. Eccone un altro. Ma questo in una cittadina, più grande e ricca. Qui vedi più conclamato lo status sociale anche nell'ultima dimora. I fiori più grandi e più esibiti, un senso di maggiore fretta. Non c'è molto tempo per fermarsi ad osservare. Guarda quella ragazza, così giovane, che bella fotografia, uno sguardo sognate ma già triste e consapevole. Lì in basso il mio zio, con l'antica lapide consumata dove forse mia nonna aveva imposto che fosse scritto "reduce dalla Germania e mancato dopo pochi mesi a venti anni". Ci leggi tutto lo strazio di quella perdita insanabile che la piegò precocemente e poco più in là il nonno che pagò questo dolore l'anno successivo. Fuori, quel piccolo banco che vende come allora i torroni, bianchi e dolcissimi ma con la mandorla amara.
Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:
Croste di formaggioBalli d'acchiappo.La stufa di ghisa. Chiedere la fiduciaVoglia di mamma.Una giornata di sole.Zuppa di ceci.Caffelatte.Chiacchiere di carnevale.Soldatini a cavallo.
Giallo oro.

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Magazines