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Cina e Giappone, una sfida globale

Creato il 16 settembre 2013 da Pietro Acquistapace

Scritto per Asia Blog

Quella tra Pechino e Tokyo è una rivalità crescente, che rischia di infiammare ancor più la già tesa situazione della regione intorno al Mar Cinese Meridionale. Ma dalla contesa territoriale relativa alle isole Senkaku (per i cinesi Diaoyu) si è ormai arrivati ad una escalation delle ostilità che hanno ormai raggiunto una dimensione planetaria, essendo molti i fattori di scontro tra i due paesi.

Una data importante per capire questo confronto tra le due potenze asiatiche è il dicembre 2012, ossia quando il Partito Liberal-Democratico di Shinzo Abe vinse le elezioni per la Camera bassa giapponese. Da quel momento il Giappone si diede ad una politica estera fortemente improntata al nazionalismo, chiudendo una fase caratterizzata dalla ricerca di accordi pacifici con la Cina proprio in merito alle isole Senkaku. In seguito alla vittoria di Abe, inoltre, ci fu un ripensamento del ruolo del Giappone nella vita politica internazionale, dedicando ampio spazio ad un deciso riavvicinamento con gli Stati Uniti. Tutto questo si scontra frontalmente con la visione geopolitica cinese basata sul riconoscimento di potenze leader regionali in un mondo multipolare.

Come detto, questa situazione rischia di rendere il Mar Cinese Meridionale ancora più esplosivo, con la Cina che invia navi della guardia costiera nelle acque territoriali delle isole contese, e rifiuta le proposte di negoziato giapponesi come “insincere”. Per contro, il Giappone cerca di creare un fronte anticinese stringendo rapporti sempre più stretti con le Filippine, nonostante le mai risolte questioni risalenti alla seconda guerra mondiale, cercando inoltre di entrare nel Five Power Defence Arrangements, un sistema di alleanze difensive stipulato tra Gran Bretagna, Australia, Nuova Zelanda, Malesia e Singapore. Tuttavia il Giappone non ha la forza di opporsi direttamente alla Cina in un eventuale conflitto, ne consegue che Tokyo rischia di invischiare ancora di più l’alleato americano nelle questioni asiatiche e nel confronto con Pechino.

Le ostilità sino-giapponesi hanno ormai valicato i confini asiatici, giungendo anche in Asia Centrale. Il Giappone ha infatti stanziato un finanziamento a lungo termine (circa 350 milioni di dollari) per lo sviluppo della centrale energetica geotermica di Navoi, in Uzbekistan, una zona ricca di giacimenti di gas e depositi di metalli preziosi, che il governo uzbeko ha fatto diventare un’area sperimentale di libero scambio, chiamata FIEZ (Free Industrial Economic Zone). L’Uzbekistan è il paese centroasiatico con il quale la Cina ha rapporti più difficili, avendo Tashkent virato verso una politica estera filoamericana, rischiando di diventare un vero e proprio cuneo in una regione storicamente d’influenza russa, e nella quale oggi la Cina è molto presente. Il Giappone rischia quindi di complicare ulteriormente gli equilibri dell’Asia Centrale, già al centro di forti contese gepolitiche.

Ma dove il confronto tra cinesi e giapponesi potrebbe diventare davvero problematico è l’Africa. Il Giappone è infatti tornato ad essere presente nel continente nero, dopo i problemi di deficit degli anni ’90. Tokyo, infatti – a differenza dei paesi europei - non perse interesse per i mercati africani una volta dissoltosi l’URSS. Anzi, nel 1993 il Giappone creò la TICAD (Tokyo International Conference on African Development), alla quale oggi si contrappone il cinese Forum on China–Africa Cooperation (FOCAC), che vide la luce nel 2000. Gli investitori giapponesi possono sfruttare a loro vantaggio le accuse di “neocolonialismo” che dall’Africa vengono sempre più rivolte alla Cina. Le compagnie cinesi infatti utilizzano materiale e manodopera proveniente dalla Cina, finendo col fare una vera opera di sfruttamento delle risorse africane. Oggi il commercio cinese in Africa incide per il 10%, quello giapponese solo per il 3%.

Per la crisi tra i due paesi i rapporti commerciali sono diminuiti di circa il 10%, con grave danno alle esportazioni giapponesi. La politica nazionalista di Tokyo potrebbe quindi legarsi alla ricerca di nuovi mercati rendendo ancora più aspre le relazioni con Pechino, diventando una miscela esplosiva sul piano delle relazioni internazionali, senza considerare il rapporto che lega il Giappone agli Stati Uniti, che potrebbero essere spinti ad intervenire “per conto” dell’alleato.

http://www.eastasiaforum.org/2013/08/21/japan-and-the-philippines-unite-against-china/

http://www.geopolitica-rivista.org/22836/il-giappone-e-la-cina-si-contendono-i-mercati-in-africa/

http://www.geopolitica-rivista.org/23234/il-cambiamento-della-politica-di-sicurezza-di-abe/

http://en.trend.az/capital/business/2182950.html

http://italian.irib.ir//notizie/mondo/item/130712-cina-non-c-è-ragione-per-negoziare-sulle-isole-contese-di-senkaku

 

 


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