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Cineforum a Fidenza: "Il primo incarico"

Creato il 26 marzo 2012 da Ambrogio Ponzi @lucecolore

Il primo incarico
Giovedì 29 marzo alle ore 21
Cineforum al Cinema Cristallo a Fidenza
 


 "Il primo incarico" di una giovane maestra e  un ambiente ostile nell'Italia anni 50
Giovedì 29 marzo alle ore 21 il cineforum prosegue con la proiezione del film "Il primo incarico" di Giorgia Cecere. Puglia anni '50. La giovane Nena ottiene il primo incarico di maestra in una località rurale del Salento, a 150 chilometri da casa. Sarà perciò costretta ad allontanarsi dalla sua famiglia e dal fidanzato Francesco, ma soprattutto a scontrarsi con una mentalità arcaica che resiste ad ogni tentativo di cambiamento. E dove è inevitabile entrare in rotta di collisione con una concezione patriarcale che vede la donna come propaggine dell'universo maschile, dedita ai lavori domestici e ridotta ad oggetto del desiderio. L'autrice (che nella sua sceneggiatura si è avvalsa della collaborazione di Pietro Pirone e Yang Li Xiang) racconta la contrapposizione tra due mondi attraverso inquadrature che si posano sui corpi, studiano gli sguardi, sottolineano l'impaccio dei movimenti e rendono palpabile il disagio della protagonista. Un invito allo spettatore perché divenga parte attiva degli sforzi di Nena, ma anche una dichiarazione poetica.
(M.F.)  Il Risveglio
 

La delicata educazione sentimentale  di una giovane maestra  di Nicoletta Dose              
Puglia, anni ’50. Nena è una giovane maestra, innamorata di un ragazzo dell’alta borghesia, messa sotto pressione dalle preoccupazioni della madre. Quando arriva la lettera di assunzione in una piccola scuola nel sud salentino, fa le valigie e parte a malincuore, curiosa della sua nuova esperienza ma triste per la lontananza dal suo amore. Dopo le prime difficoltà di integrazione nella piccola comunità agreste, riesce a trovare un equilibrio che verrà nuovamente messo in discussione dalla notizia dell’innamoramento del fidanzato per un’altra donna. Scegliere come protagonista di un film una professoressa degli anni Cinquanta, vuol dire prediligere il punto di vista femminile a quello maschile. Gli uomini, nel film, non fanno bella figura: sono rozzi e insensibili o vittime inconsapevoli di un sistema classista, irrigidito sul lusso di privilegi atavici. Le donne sanno far da mangiare e si occupano della casa. Si innamorano? Forse, ma senza crederci troppo. Nena conosce l’emancipazione, l’ha studiata sui libri ma non riesce a trovare la strada per perseguirla. Solo quando l’ipocrisia del suo amore impossibile si mostrerà nella crudezza più imbarazzante, apprezzerà le opportunità che la vita le sta offrendo. Con delicatezza e candore, la narrazione prende corpo, seguendo l’evoluzione dell’anima: è il silenzio a ritmare la storia. Il lavoro di sottrazione sulla sceneggiatura e la gestualità degli attori tolgono tutto quello che non è necessario, fino a illuminare solo i sentimenti, senza virtuosismi. Anche Isabella Ragonese, senza trucco e senza vezzi, dimostra ancora una volta di essere un’ottima interprete versatile. Il tocco elegante della regista rende apprezzabile una storia piccola che, per essere raccontata, ha bisogno di un narratore che sappia osservare. Con pazienza e voglia di comprendere.

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