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CINEMA | Amour ovvero “in salute ed in malattia”

Creato il 04 dicembre 2014 da Siboney2046 @siboney2046

amour scena finale

«Will you still love me when I’m no longer young and beautiful» canta Lana Del Rey in The Great Gatsby, come a dire “adesso sono giovane e figa, ma fra quarant’anni che non sarò più né l’una né l’altra? come la mettiamo?”. Saggia riflessione, nonostante provenga dalle polpose labbra della gioviale Lana.

Effettivamente bisogna essere onesti, è facile amarsi a venti, trent’anni, quando tutto è una scoperta, quando c’è la forza della giovinezza, l’entusiasmo del percorso futuro pieno di possibilità. Ma riparliamone, diciamo, quando gli anni sono triplicati, quando è più la parte della vita trascorsa assieme che quella da soli, quando gli acciacchi non sono solo un mal di testa settimanale o le cervicali. Proprio questo racconta Amour di Haneke, l’amore tra due anziani, interminabile, passionale e ricco di tenerezza, nel bene e nel male.

Premetto che non è un film di quelli che scorrono con leggerezza: sono due ore di lunghe sequenze silenziose, pochi contriti dialoghi, in cui viene messa in scena la fine di una coppia, non perché finisce l’amore, ma perché finisce la vita. Anne, ottantenne maestra di musica, dopo un ictus ed un intervento si spegne lentamente, accanto a lei George, suo marito, veglia su di lei e l’accompagna fino all’ultimo istante della sua vita, amandola teneramente senza tregua, nonostante l’abbruttimento fisico ed il degrado morale dovuti alla malattia. Anne fatica ad accettare la sua perdita di indipendenza, di forza, fisica e mentale, credendo quasi di perdere la dignità assieme alla salute. Reagisce duramente con chi gli sta accanto, esercitando quasi una resistenza passiva alle cure, ma questo non fa demordere George che si occupa di lei amorevolmente e difende la volontà della sua amata fino ad un ultimo estremo atto che lo porta a perdere anche se stesso.

amour anne

Io ho pianto in alcuni momenti struggenti di questo film perché mi sono resa conto che quello che vivono Anne e George è il vero amore, non quello di Romeo e Giulietta, che si amano intensamente, forse, ma solo per qualche giorno e non conosceranno mai le vere difficoltà della vita a due, il sopportarsi, il condividere. Ancora una volta mi trovo a riflettere su quale sia la vera essenza di questo straordinario sentimento che permea la vita in ogni istante e la mia conclusione è che quella messa in scena da Haneke è forse la forma più nobile e forte: “in salute ed in malattia” dice una nota formula, e certamente non ha una valenza puramente rituale; la più grande difficoltà che si può affrontare nella vita è la malattia e solo in quel momento si comprende appieno il sentimento di chi ci sta accanto, la sua vicinanza, intellettuale ma anche profondamente fisica. Solo una persona che ama sentitamente, di un affetto puro, è capace di stare vicino all’oggetto del suo amore in momenti così gravi e difficili e probabilmente l’anzianità svela la reale natura di un sentimento complicato come l’amore. E nonostante il drammatico destino di Anne, se fossi in lei, mi sentirei la persona più fortunata del mondo ad avere trovato George e ad averlo avuto al mio fianco fino all’ultimo respiro e nonostante il modo in quell’ultimo respiro è stato esalato.

amour george

Penso che, al pari di alcuni grandi romanzi della storia della letteratura, Amour dovrebbe essere un passo essenziale per l’educazione sentimentale ed intellettuale di qualsiasi essere umano.


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