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Cinema - "Effetti collaterali" - di Angela Laugier

Creato il 12 maggio 2013 da Tafanus
Effetti-collateraliRecensione del film: EFFETTI COLLATERALI (di Angela Laugier)

Titolo originale: Side Effects

Regia: Steven Soderbergh

Principali interpreti:  Jude Law, Rooney Mara, Catherine Zeta-Jones, Channing Tatum, Vinessa Shaw, David Costabile, Polly Draper, Laila Robins, Ashlie Atkinson, Kerry O’Malley,James Martinez, Greg Paul, Andrea Bogart, Nicole Ansari-Cox, Carol Commissiong, Peter Y. Kim, Kevin Cannon, Kelly Southerland, Dennis Rees – 106 min. – USA2013. -

E’ un buon giallo questo film di Soderbergh, ben costruito e sufficientemente teso per tener desta l’attenzione lungo tutta la sua durata. Ci racconta della depressione di Emily, dei tentativi di cura, del suo peggioramento, della somministrazione di psicofarmaci rischiosi, non essendo stati sperimentati a sufficienza. Emily (Rooney Mara) sembra trarre giovamento dal loro uso, ma gli inquietanti fenomeni di sonnambulismo, da cui è tormentata da un po’ di tempo (da quando li assume), potrebbero, per l’appunto, provocare effetti secondari sul comportamento, certo non voluti. Solo così si spiegherebbero le letali tre coltellate inferte all’amato Martin (Channing Tatum), il marito da poco tornato a casa, dopo quattro anni di galera.

Che cosa fosse successo fra i due si viene a sapere subito, perché l’inizio del film ci presenta, oltre all’epilogo tragico della loro vicenda, tutti gli antecedenti della loro vita di coppia: matrimonio d’amore, per entrambi; festoso banchetto nuziale all’aperto; Emily felice al settimo cielo; improvviso arrivo della polizia che circonda Martin e se lo porta via. E’ accusato di insider trading: speculazioni illecite sui titoli di borsa, condotte utilizzando o diffondendo informazioni illegali. Da questo momento ha inizio la lunga vicenda della depressione della giovane donna: il sogno di felicità distrutto; il ricorso alla psicologa Victoria Siebert (Catherine Zeta-Jones); l’alternarsi di momenti scuri a momenti più sereni; finalmente, poi, il ritorno di Martin. Il problema è, però, che la depressione è ancora lì, a insidiare il loro rapporto, a turbare i rari momenti della loro vita sociale, a mettere in forse la stessa esistenza di lei: un oscuro schianto contro il muro che indica l’uscita di un garage sotterraneo richiede il suo ricovero all’ospedale per sospetta commozione cerebrale, nonché un intervento, forse più qualificato di quello della psicologa Victoria, per sospetto tentato suicidio.

Entra in scena a questo punto un brillante psichiatra, promettente giovane medico di origine londinese, ora a New York (sfondo splendido dell’intero film ), dove ha preso moglie e  fa da padre, affettuosissimo, al bambino di lei. E’ il dottor Banks (perfetto Jude Law), che, essendo consulente dell’industria produttrice di un diffusissimo e molto reclamizzato farmaco tranquillante, non potrebbe, a rigor di logica e di conflitto di interessi, consigliarlo o prescriverlo, essendone nota, tra l’altro, la relativa efficacia nei casi di agitazione un po’ troppo euforica, ma ignoto l’effetto sui casi di depressione.

Della vicenda e dei suoi risvolti giudiziari non aggiungerò altro, per non togliere il piacere della visione ai miei lettori. L’aspetto interessante, però, al di là dell’efficacia della suspense e della narrazione molto equilibrata ed elegante, è la capacità del regista di collocare la fiction sullo sfondo della società che vive nelle grandi città americane, dove, grazie a una martellante e capillare pubblicità, persino i farmaci e gli psicofarmaci vengono diffusi come surrogati  efficaci della felicità, come antidoti delle angosce e delle paure che travagliano le donne e gli uomini che in quelle città vivono nella più completa solitudine, proprio ciò che è all’origine delle loro nevrosi e delle ansie quotidiane. Le vicende del film ci dicono anche quanto sia diversa la verità dall’immagine di essa: i personagg celano quasi tutti una vita assai torbida e ipocrita, un po’ come la bellissima New York in cui vivono, che nasconde i fantasmi inquietanti delle stazioni buie e solitarie del Metro, sotto le imponenti facciate dei suoi edifici, le magnifiche luci, le immagini rutilanti della sua vita convulsa.

Angela Laugier


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