Magazine Politica

Cinema - Il tempo di Mason (Boyhood) - di Angela Laugier

Creato il 02 novembre 2014 da Tafanus

BoyhoodRecensione del film "Boyhood" (di Angela Laugier)

Regia: Richard Linklater

Principali interpreti: Ethan Hawke, Patricia Arquette, Ellar Coltrane, Lorelei Linklater, Steven Chester Prince,Tamara Jolaine, Nick Krause, Jordan Howard, Evie Thompson, Sam Dillon, Natalie Wilemon, Shane Graham, Zoe Graham, Brad Hawkins, Mona Lee Fultz, Angela Rawna – 165 min. – USA 2014.

Il regista Richard Linklater ha ha portato a termine questo suo lavoro in dodici anni, essendosi proposto di seguire, durante tutto questo tempo, il processo di crescita e le trasformazioni di Mason, il protagonista del film, un piccino che nel 2002, anno in cui iniziarono le riprese, aveva solo sei anni. Nel mondo magico del cinema, l’invecchiamento dei personaggi è piuttosto frequente, ma di solito si realizza sostituendo gli interpreti bambini con ragazzi più adulti, o “invecchiando” gli attori che girano il film, a colpi di trucco, parrucche e vestiario. E’ più raro, invece (a meno che si tratti di documentari) che i mutamenti nel tempo vengano seguiti dal vivo, come è accaduto in questo caso:  Boyhood  è stato girato, infatti, nel corso di dodici incontri, uno per ogni anno, fra il regista e l’intero cast, secondo le scadenze previste nel progetto originario. Linklater, dopo la severissima selezione che lo aveva portato a scegliere, fra migliaia di bambini, il piccolo Ellar Coltrane, per il ruolo di Mason, aveva affidato la parte della sorella Samantha a sua figlia, Lorelei Linklater e si era avvalso, inoltre, di altri attori professionisti, fra i quali Patricia Arquette (la madre) e Ethan Hawke (il padre). Grazie alla all’impegno da tutti mantenuto nel corso del tempo, il film ha potuto continuare e concludersi secondo le intenzioni iniziali, con le correzioni alla sceneggiatura originaria che le circostanze, mutate e talvolta imprevedibili, avevano reso necessarie. Assistiamo perciò al progressivo trasformarsi, anno dopo anno, dell’aspetto di tutti i protagonisti: vediamo crescere il bambino fino alla conclusione dei suoi studi secondari, invecchiare gli adulti, cambiare i volti e i corpi, e anche mutare le abitudini e la vita di ciascuno. La vicenda, ambientata in Texas, è abbastanza semplice: Mason e Samantha, la sorellina un po’ più grande, vivono da un po’ di anni solo con la mamma, una donna graziosa che inutilmente ricerca, dopo il fallimento del matrimonio, una stabile relazione sentimentale. I due piccoli sono costretti a seguirla nei suoi spostamenti di città in città, riluttanti ad abbandonare la rete di amicizie che erano riusciti a costruire a scuola o coi vicini.  Nei weekend entrambi si incontrano col padre, cui li lega una reciproca tenerezza e un affetto profondo, alimentato dai racconti favolosi di lui, esperto del mondo, delle usanze e delle abitudini di altri popoli. Più tardi, quando Samantha passerà le sue domeniche col boy-friend, Mason e il padre condivideranno la passione per il baseball e qualche confidenza sulle ragazze, fino a che, col termine della scuola secondaria, Mason, ormai quasi adulto, partirà alla volta del College: la sua fanciullezza (Boyhood) si è conclusa.

Come si vede, la storia raccontata è una storia come tante altre: Mason non è diverso dai bambini che come lui crescono, giocano, si fanno i dispetti, combinano bricconate e vanno  a scuola poco volentieri. E’ abbastanza diffusa, anche, l’esperienza della divisione dei genitori, dolorosa per tutti e quindi anche per Mason e Samantha, che spesso sono costretti ad affrontare patrigni inadeguati e ubriaconi, a lasciare gli amici più fidati, a far finta di gradire regali di compleanno degni degli ultraconservatori texani * e ad accorgersi che persino il papà così amato non sempre mantiene le promesse! La narrazione, che avrebbe potuto raccontare cose ovvie e più volte viste al cinema, si mantiene invece sempre interessante e coinvolgente poiché ci conduce, attraverso gli occhi di Mason, nel mondo dell’infanzia, dal quale molto gradualmente egli si allontana, abbandonando elfi e fiabe e imparando dolorosamente ad affrontare le asprezze della vita, che per lui è fatta di poche gioie, di cocenti disinganni, e di solitudine malinconica, che non sempre gli adulti  comprendono come dovrebbero. Il film si sviluppa con fluida dolcezza, senza mai annoiare nelle quasi tre ore di proiezione il che dipende, secondo me, dalla finezza della regia, molto poetica, a cui la lunga durata dei tempi di lavorazione ha offerto probabilmente un’ occasione straordinaria per meditare a fondo, fra un “tournage” e l’altro, sul passaggio più delicato e difficile della vita di tutti.

Angela Laugier

1110/0745/0845


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :