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Cinema: recensione e trailer di “No Escape – Colpo di Stato”, con un “nuovo” Owen Wilson

Creato il 18 settembre 2015 da Stivalepensante @StivalePensante

(Recensione di Alessandro Pascale per “storiadeifilm.it“) – “No Escape – Colpo di Stato” è un film di John Erick Dowdle, con Owen Wilson, Pierce Brosnan, Lake Bell, Spencer Garrett e Sterling Jerins. E’ uscito nelle sale cinematografiche italiane lo scorso 10 settembre.

Jack Dwyer è un uomo d’af­fa­ri sta­tu­ni­ten­se che si tra­sfe­ri­sce con la fa­mi­glia per mo­ti­vi di la­vo­ro nel sud est asia­ti­co. Il gior­no stes­so, nel paese in­sor­ge un grup­po di ri­bel­li che ha come obiet­ti­vo quel­lo di ro­ve­scia­re il go­ver­no cen­tra­le. Ne con­se­gue una cac­cia al­l’uo­mo in cui Jack, as­sie­me alla mo­glie e ai figli, dovrà cor­re­re al ri­pa­ro.

Di primo ac­chit­to il prin­ci­pa­le mo­ti­vo di in­te­res­se per No Esca­pe è dato dal fatto che vi tro­via­mo il bur­le­sco Owen Wil­son (Jack Dwyer) ca­la­to in un ine­di­to ruolo dram­ma­ti­co. Il se­con­do è ve­de­re i fra­tel­li Do­wd­le ca­lar­si in un th­ril­ler dal re­tro­gu­sto po­li­ti­co ano­ma­lo per la loro pro­du­zio­ne ti­pi­ca, fatta di opere più pros­si­me al ta­glio hor­ror (Ne­cro­po­lis, Qua­ran­te­na). Il terzo è ri­tro­va­re Pier­ce Bro­snan (Ham­mond) nei panni di un agen­te se­gre­to bri­tan­ni­co, qual­che anno dopo aver fi­gu­ra­to nei panni del James Bond al ser­vi­zio di sua Mae­stà. Di fatto però nes­su­no di que­sti ele­men­ti rie­sce a co­glie­re real­men­te nel segno; quel che c’è di più riu­sci­to è la forte ca­ri­ca tra­gi­ca con cui gli au­to­ri rie­sco­no a crea­re un’em­pa­tia tra lo spet­ta­to­re e le bam­bi­ne della fa­mi­glia por­ta­ta dal tec­ni­co Dwyer in un non me­glio iden­ti­fi­ca­to paese del Sud-Est Asia­ti­co.

No­no­stan­te la nar­ra­zio­ne scor­ra in­fat­ti con un’im­po­sta­zio­ne stan­dar­diz­za­ta che segue le azio­ni del pro­ta­go­ni­sta, i mo­men­ti più vi­bran­ti emo­ti­va­men­te sono pro­prio quel­li in cui gli au­to­ri rie­sco­no a far emer­ge­re il vero e pro­prio ter­ro­re nei visi delle bam­bi­ne, in­ca­pa­ci di ca­pi­re le ra­gio­ni della vio­len­za che le cir­con­da. L’al­tro punto forte è la rap­pre­sen­ta­zio­ne delle scene ini­zia­li di guer­ri­glia tra il po­po­lo e le forze del­l’or­di­ne, gra­zie ad un ta­glio fo­to­gra­fi­co e ad un uso dello slow mo­tion non co­mu­ni. Oltre a que­sti ele­men­ti di in­dub­bio fa­sci­no si deve con­sta­ta­re che i Do­wd­le pa­stic­cia­no non poco, met­ten­do trop­pa carne al fuoco. È so­prat­tut­to il ta­glio po­li­ti­co a mo­stra­re le mag­gio­ri con­trad­di­zio­ni: se è vero che l’o­pe­ra mette in di­scus­sio­ne e con­dan­na le po­li­ti­che este­re spe­cu­la­ti­ve dei paesi oc­ci­den­ta­li nel Terzo Mondo, è al­tret­tan­to vero che nello spet­ta­to­re ri­ma­ne im­pres­sa so­prat­tut­to l’ef­fe­ra­ta bar­ba­rie dei ri­vol­to­si.

Que­sti sono ri­trat­ti come dei sel­vag­gi as­se­ta­ti di san­gue che sem­bra­no più si­mi­li ai ma­cel­lai di Ho­stel, piut­to­sto che come degli amo­re­vo­li padri di fa­mi­glia pre­oc­cu­pa­ti per le pro­prie fa­mi­glie. L’em­pa­tiz­za­zio­ne dello spet­ta­to­re con gli oc­ci­den­ta­li ar­ri­va­ti per de­pre­da­re (pur non vo­lon­ta­ria­men­te, quan­to meno per quan­to ri­guar­da Dwyer) è pres­so­ché to­ta­le, e il ri­sul­ta­to è un ef­fet­to di bal­ca­niz­za­zio­ne della… (per continuare a leggere la recensione > “storiadeifilm.it”']);">cliccare qui –>> “storiadeifilm.it”).


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