(Recensione di Giulia Betti per “storiadeifilm.it“) – “Pan – Viaggio in un’isola che non c’è” è un film di Joe Wright, con Cara Delevingne, Amanda Seyfried, Hugh Jackman, Rooney Mara e Garrett Hedlund. E’ uscito nei cinema italiani lo scorso 12 novembre.
Peter è un dodicenne biricchino con una insopprimibile vena ribelle, ma nel triste orfanotrofio di Londra dove ha vissuto tutta la vita queste qualità non sono ben viste. In una notte incredibile Peter viene trasportato dall’orfanotrofio dentro un mondo fantastico, popolato da pirati, guerrieri e fate, chiamato Neverland. E lì si ritrova a vivere straordinarie avventure e a combattere battaglie all’ultimo sangue nel tentativo si svelare l’identità segreta di sua madre, che lo aveva abbandonato tanto tempo prima, ed anche il suo posto in questa terra magica. In una squadra formata dalla guerriera Giglio Tigrato e dal suo nuovo amico di nome James Hook, Peter deve sconfiggere lo spietato pirata Barbanera per salvare Neverland e scoprire il suo vero destino, diventare l’eroe che sarà conosciuto per sempre con il nome di Peter Pan.
È sempre necessario essere severi? A mio parere no, specialmente quando un lavoro è ben fatto, pur non risultando un capolavoro. Basterebbe dire: buono ma non eccellente. Un film ideale per passare una domenica al cinema con la propria famiglia, gustoso per i grandi e per i piccini, ma certo non il nuovo Avatar.
E invece ciò non accade, si addizionano ogni giorno nuove recensioni malevole e spocchiose nei confronti dell’ultimo lavoro di Joe Wright, il regista che tre anni fa ci ha letteralmente incantati con il suo Anna Karenina, e che oggi è in sala con una coraggiosa rivisitazione di Peter Pan.
Utilizzo il termine coraggiosa poiché si sa che quando si parte da una storia non originale per fare un film, magari tratta da un romanzo, da un racconto, da una fiaba, o addirittura da un’altra opera cinematografica si corre sempre il rischio di essere schiacciati dalle critiche dei fanatici dell’originale, che munitosi di pregiudizi e permalosità, affrontano il nuovo prodotto come fosse una violenza, un oltraggio ed una negazione del vecchio.
Lungi da me fare paragoni con i precedenti lavori “peterpanici” di Herbert Brenon, Walt Disney, Steven Spielberg, P.J Hogan e Nick Willing, così come eviterò pure di parlare delle nuove rivisitazioni fiabesche per adulti, cito Maleficent, Biancaneve e il cacciatore, Hansel & Gretel, Alice in Wonderland e perché no, pure Pinocchio di Benigni. Perchè? Ma perché i paragoni in casi come questi, servono a ben poco. Stiamo parlando di tentativi che l’ottanta per cento delle volte non attecchiscono, poiché o deludono le aspettative, o le confermano troppo.
Il film di Wright è costato centocinquanta milioni di dollari, e si presume che ne perderà i due terzi. Un altro mega flop nella storia del cinema, determinato non dalla qualità del film, ma da alcuni fattori come la “ripetitività”, tutti conoscono la storia di Peter Pan e non hanno voglia di guardarsi per l’ennesima volta un film di cui conoscono già il finale (ma lo sanno che quella momentaneamente sugli schermi è una storia totalmente diversa?) dalla “categorizzazione”, quella che ci fa presupporre che sarà l’ennesima sbobba americana, con bambocci mascherati e mostri marini tridimensionali, oppure il solito “pippone” per ragazzini dove il bene vince ed il male perde (ma lo sanno che ad un certo punto del film esplodono nell’aria le canzoni dei Ramones e dei Nirvana?) ed in ultimo la “influensizzazione”, neologismo del quale mi prendo ogni colpa e merito, ma che ritengo adatto per trasmettervi il tragico fenomeno della credulità, e del passaparola. Tutti sanno che è una “ciofeca” perché lo hanno sentito dire da qualcuno che ha visto solo il trailer o che ugualmente lo ha sentito dire da qualcun altro che lo ha letto in una recensione di un critico che si è recato lì già prevenuto e pure un po’ indignato, poiché all’anteprima erano state invitate pure famiglie con bambini sgranocchiatori di popcorn, ed emittenti risate e gridolini di stupore anti-concentrazione.
Eppure a me, e forse a qualche giornalista attento all’atmosfera suscitata dall’opera e non solo alla sua proiezione sullo schermo, hanno fatto molto comodo quelle risate e quei gridolini, perché ho ben inteso che ai bambini, o per lo meno a quelli in sala, il film non è… (per continuare a leggere la recensione > “storiadeifilm.it”']);">cliccare qui –>> “storiadeifilm.it”).