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Cinema: recensione e trailer di “Pan – Viaggio in un’isola che non c’è”, un progetto coraggioso del regista Joe Wright

Creato il 23 novembre 2015 da Stivalepensante @StivalePensante

(Recensione di Giulia Betti per “storiadeifilm.it“) – “Pan – Viaggio in un’isola che non c’è” è un film di Joe Wright, con Cara Delevingne, Amanda Seyfried, Hugh Jackman, Rooney Mara e Garrett Hedlund. E’ uscito nei cinema italiani lo scorso 12 novembre.

Peter è un do­di­cen­ne bi­ric­chi­no con una in­sop­pri­mi­bi­le vena ri­bel­le, ma nel tri­ste or­fa­no­tro­fio di Lon­dra dove ha vis­su­to tutta la vita que­ste qua­li­tà non sono ben viste. In una notte in­cre­di­bi­le Peter viene tra­spor­ta­to dal­l’or­fa­no­tro­fio den­tro un mondo fan­ta­sti­co, po­po­la­to da pi­ra­ti, guer­rie­ri e fate, chia­ma­to Ne­ver­land. E lì si ri­tro­va a vi­ve­re straor­di­na­rie av­ven­tu­re e a com­bat­te­re bat­ta­glie al­l’ul­ti­mo san­gue nel ten­ta­ti­vo si sve­la­re l’i­den­ti­tà se­gre­ta di sua madre, che lo aveva ab­ban­do­na­to tanto tempo prima, ed anche il suo posto in que­sta terra ma­gi­ca. In una squa­dra for­ma­ta dalla guer­rie­ra Gi­glio Ti­gra­to e dal suo nuovo amico di nome James Hook, Peter deve scon­fig­ge­re lo spie­ta­to pi­ra­ta Bar­ba­ne­ra per sal­va­re Ne­ver­land e sco­pri­re il suo vero de­sti­no, di­ven­ta­re l’e­roe che sarà co­no­sciu­to per sem­pre con il nome di Peter Pan.

È sem­pre ne­ces­sa­rio es­se­re se­ve­ri? A mio pa­re­re no, spe­cial­men­te quan­do un la­vo­ro è ben fatto, pur non ri­sul­tan­do un ca­po­la­vo­ro. Ba­ste­reb­be dire: buono ma non ec­cel­len­te. Un film idea­le per pas­sa­re una do­me­ni­ca al ci­ne­ma con la pro­pria fa­mi­glia, gu­sto­so per i gran­di e per i pic­ci­ni, ma certo non il nuovo Ava­tar.

E in­ve­ce ciò non ac­ca­de, si ad­di­zio­na­no ogni gior­no nuove re­cen­sio­ni ma­le­vo­le e spoc­chio­se nei con­fron­ti del­l’ul­ti­mo la­vo­ro di Joe Wright, il re­gi­sta che tre anni fa ci ha let­te­ral­men­te in­can­ta­ti con il suo Anna Ka­re­ni­na, e che oggi è in sala con una co­rag­gio­sa ri­vi­si­ta­zio­ne di Peter Pan.

Uti­liz­zo il ter­mi­ne co­rag­gio­sa poi­ché si sa che quan­do si parte da una sto­ria non ori­gi­na­le per fare un film, ma­ga­ri trat­ta da un ro­man­zo, da un rac­con­to, da una fiaba, o ad­di­rit­tu­ra da un’al­tra opera ci­ne­ma­to­gra­fi­ca si corre sem­pre il ri­schio di es­se­re schiac­cia­ti dalle cri­ti­che dei fa­na­ti­ci del­l’o­ri­gi­na­le, che mu­ni­to­si di pre­giu­di­zi e per­ma­lo­si­tà, af­fron­ta­no il nuovo pro­dot­to come fosse una vio­len­za, un ol­trag­gio ed una ne­ga­zio­ne del vec­chio.

Lungi da me fare pa­ra­go­ni con i pre­ce­den­ti la­vo­ri “pe­ter­pa­ni­ci” di Her­bert Bre­nonWalt Di­sneySte­ven Spiel­bergP.J Hogan e Nick Wil­ling, così come evi­te­rò pure di par­la­re delle nuove ri­vi­si­ta­zio­ni fia­be­sche per adul­ti, cito Ma­le­fi­centBian­ca­ne­ve e il cac­cia­to­reHan­sel & Gre­tel, Alice in Won­der­land e per­ché no, pure Pi­noc­chio di Be­ni­gni. Per­chè? Ma per­ché i pa­ra­go­ni in casi come que­sti, ser­vo­no a ben poco. Stia­mo par­lan­do di ten­ta­ti­vi che l’ot­tan­ta per cento delle volte non at­tec­chi­sco­no, poi­ché o de­lu­do­no le aspet­ta­ti­ve, o le con­fer­ma­no trop­po.

Il film di Wright è co­sta­to cen­to­cin­quan­ta mi­lio­ni di dol­la­ri, e si pre­su­me che ne per­de­rà i due terzi. Un altro mega flop nella sto­ria del ci­ne­ma, de­ter­mi­na­to non dalla qua­li­tà del film, ma da al­cu­ni fat­to­ri come la “ri­pe­ti­ti­vi­tà”, tutti co­no­sco­no la sto­ria di Peter Pan e non hanno vo­glia di guar­dar­si per l’en­ne­si­ma volta un film di cui co­no­sco­no già il fi­na­le (ma lo sanno che quel­la mo­men­ta­nea­men­te sugli scher­mi è una sto­ria to­tal­men­te di­ver­sa?) dalla “ca­te­go­riz­za­zio­ne”, quel­la che ci fa pre­sup­por­re che sarà l’en­ne­si­ma sbob­ba ame­ri­ca­na, con bam­boc­ci ma­sche­ra­ti e mo­stri ma­ri­ni tri­di­men­sio­na­li, op­pu­re il so­li­to “pip­po­ne” per ra­gaz­zi­ni dove il bene vince ed il male perde (ma lo sanno che ad un certo punto del film esplo­do­no nel­l’a­ria le can­zo­ni dei Ra­mo­nes e dei Nir­va­na?) ed in ul­ti­mo la “in­fluen­siz­za­zio­ne”, neo­lo­gi­smo del quale mi pren­do ogni colpa e me­ri­to, ma che ri­ten­go adat­to per tra­smet­ter­vi il tra­gi­co fe­no­me­no della cre­du­li­tà, e del pas­sa­pa­ro­la. Tutti sanno che è una “cio­fe­ca” per­ché lo hanno sen­ti­to dire da qual­cu­no che ha visto solo il trai­ler o che ugual­men­te lo ha sen­ti­to dire da qual­cun altro che lo ha letto in una re­cen­sio­ne di un cri­ti­co che si è re­ca­to lì già pre­ve­nu­to e pure un po’ in­di­gna­to, poi­ché al­l’an­te­pri­ma erano state in­vi­ta­te pure fa­mi­glie con bam­bi­ni sgra­noc­chia­to­ri di po­p­corn, ed emit­ten­ti ri­sa­te e gri­do­li­ni di stu­po­re an­ti-con­cen­tra­zio­ne.

Ep­pu­re a me, e forse a qual­che gior­na­li­sta at­ten­to al­l’at­mo­sfe­ra su­sci­ta­ta dal­l’o­pe­ra e non solo alla sua pro­ie­zio­ne sullo scher­mo, hanno fatto molto co­mo­do quel­le ri­sa­te e quei gri­do­li­ni, per­ché ho ben in­te­so che ai bam­bi­ni, o per lo meno a quel­li in sala, il film non è… (per continuare a leggere la recensione > “storiadeifilm.it”']);">cliccare qui –>> “storiadeifilm.it”).


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