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Cinema: recensione e trailer di “The Green Inferno”, il nuovo film horror di Eli Roth

Creato il 26 settembre 2015 da Stivalepensante @StivalePensante

(Recensione di Federica Cunego per “storiadeifilm.it“) – “The Green Inferno” è un film di Eli Roth, con Lorenza Izzo, Ariel Levy, Kirby Bliss Blanton, Aaron Burns e Magda Apanowicz. E’ uscito nelle sale cinematografiche italiane giovedì 24 settembre.

Un grup­po di gio­va­ni eco-at­ti­vi­sti, stu­den­ti di un pre­sti­gio­so col­le­ge di New York, parte alla volta del­l’A­maz­zo­nia pe­ru­via­na con l’in­ten­to di sal­va­re parte della fo­re­sta plu­via­le de­sti­na­ta al di­sbo­sca­men­to e un vil­lag­gio abi­ta­to da una tribù abo­ri­ge­na dal­l’in­ter­ven­to delle ruspe e dei sol­da­ti mer­ce­na­ri as­sol­da­ti da com­pa­gnie pe­tro­li­fe­re. Gli at­ti­vi­sti, ar­ma­ti solo di smart­pho­ne in con­nes­sio­ne strea­ming, sve­la­no al mondo della rete le ef­fe­ra­tez­ze di cui sono ca­pa­ci gli ope­rai ar­ma­ti, riu­scen­do così ad in­ter­rom­pe­re l’a­van­za­ta delle ruspe. Tutto sem­bra es­se­re an­da­to per il me­glio, se non che l’ae­reo che porta in salvo gli am­bien­ta­li­sti pre­ci­pi­ta e i ra­gaz­zi ven­go­no cat­tu­ra­ti da una tribù in­di­ge­na che pra­ti­ca il can­ni­ba­li­smo.

Il gi­ro­ne peg­gio­re del­l’in­fer­no è ri­ser­va­to agli am­bien­ta­li­sti da so­cial net­work e ai be­nin­ten­zio­na­ti at­ti­vi­sti “pe­co­ro­ni”. Otto anni dopo l’u­sci­ta nelle sale di Ho­stel II il re­gi­sta Eli Roth torna a tor­men­ta­re mente e re­ti­na dello spet­ta­to­re con un altro ag­ghiac­cian­te hor­ror, ab­ban­do­nan­do le am­bien­ta­zio­ni mit­te­leu­ro­pee per ad­den­trar­si nel cuore della fo­re­sta amaz­zo­ni­ca, dove ani­mi­smo e istin­ti pri­mor­dia­li sem­bra­no pul­sa­re dalla terra stes­sa. L’im­pron­ta rea­li­sti­ca del film(che ri­cor­da va­ga­men­te le at­mo­sfe­re di Apo­ca­lyp­to) non è sol­tan­to le­ga­ta ad uno stile re­gi­sti­co che pre­di­li­ge la mac­chi­na a mano, ma anche(e so­prat­tut­to)alla scel­ta di gi­ra­re un film in un au­ten­ti­co vil­lag­gio amaz­zo­ni­co, in­con­ta­mi­na­to dalla mo­der­ni­tà.

Il re­gi­sta in­fat­ti di­chia­ra che du­ran­te un so­pral­luo­go lungo il fiume Pongo Aguir­re (così no­mi­na­to dal film Aguir­re, fu­ro­re di Dio di Wer­ner Her­zog) ha av­vi­sta­to un vil­lag­gio si­tua­to lungo la riva del fiume: è esat­ta­men­te quel­lo che aveva im­ma­gi­na­to per Green in­fer­no. In cam­bio di tetti in la­mie­ra e in­du­men­ti che pro­teg­ga­no dal­l’at­tac­co degli in­set­ti car­ni­vo­ri, gli abi­tan­ti del vil­lag­gio hanno au­to­riz­za­to le ri­pre­se del film. Ma la scel­ta della lo­ca­tion non è il solo punto di in­te­res­se del film: il germe del male non è le­ga­to a pre­sen­ze so­pran­na­tu­ra­li o de­mo­nia­che, se­con­do il fi­lo­ne hor­ror più in voga al mo­men­to, ma af­fon­da le sue ra­di­ci nella so­cie­tà stes­sa. Il male si na­scon­de die­tro la ri­spo­sta dei so­cial alle ca­ta­stro­fi glo­ba­li, al­l’i­po­cri­sia del ret­weet, forma di espia­zio­ne per am­bien­ta­li­sti da pol­tro­na; ma il male si in­si­dia anche nei… (per continuare a leggere la recensione > “storiadeifilm.it”']);">cliccare qui –>> “storiadeifilm.it”).


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