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Cinquanta Sfumature di Biondo #7 - Obesità, discriminazione e voglia di farcela

Creato il 15 ottobre 2014 da L'Aspirante Biondo
Cinquanta Sfumature di Biondo #7 - Obesità, discriminazione e voglia di farcela
Una premessa: è stato un post molto difficile da scrivere per me. Vi confesso che ho riflettuto molto riguardo il fatto di pubblicarlo oppure lasciar perdere, come succede con tanti altri post che scrivo e che finiscono in qualche cartella sperduta del mio computer. Forse la decisione definitiva l'ho presa dopo aver letto della notizia del ragazzino napoletano che è stato seviziato perché grasso, una notizia che mi ha spezzato il cuore, perché in quel ragazzino paffutello ho rivisto un po' di me.  La mia battaglia con il peso ha origini antiche. Già da piccolo, a circa 2-3 anni, ero molto più rotondo dei miei coetanei, ma i bambini a quell'età sono tutti belli, e molto spesso quelli robusti vengono visti sempre come i più simpatici. A 5 anni ho cominciato la mia prima dieta, non ricordo molto, a dire la verità, solo una sorta di flashback che custodisco con molto affetto: era estate, faceva caldo, quell'anno i miei genitori avevano preso in affitto una bellissima villa a Sperlonga e per me era il paradiso perché potevo giocare con tutti i miei meravigliosi cuginetti. Ricordo che un giorno mi avvicinai a mia madre e le chiesi "Mamma, mi dai un'abbraccio?", lei aveva già capito che mi riferivo ai biscotti che portavano quel nome, non era la prima volta che glielo chiedevo, ma mi accolse tra le sue braccia con un sorriso rassicurante facendo finta di non aver capito, poi aprì la scatola dei biscotti, me ne diede uno e disse "Non diciamolo alla dietologa, è un nostro segreto". Mia madre ha sempre lottato per farmi dimagrire, quanto lo sappiamo probabilmente solo io e lei, ma una madre vuole vedere il figlio stare bene, e forse, egoisticamente, quando ha visto che piano piano cominciavo a spegnermi ha lasciato perdere. Per lei ero bellissimo così. Ho ricominciato la dieta a circa 9-10 anni in vista della prima comunione che per me era una cosa imporantissima e tutto doveva essere perfetto, per questo persi molti chili e quel giorno indossavo un outfit da fare invidia ai migliori fashion blogger di oggi. Mia mamma era così orgogliosa di me. Poi è arrivata l'adolescenza, e con lei le discriminazioni e le prese in giro. Le scuole medie per me sono state un vero e proprio inferno, ero stato preso di mira da un gruppetto di ragazzini, non solo per il mio aspetto fisico, ancora rotondo, ma anche per il mio modo di essere, di comportarmi, per loro troppo "esagerato", giusto per trovare un termine più carino rispetto a quelli che di solito usavano loro. Un inferno, un vero e proprio inferno, non riesco a trovare altre parole per descriverlo. Durante quegli anni ho dovuto affrontare non solo i normali problemi di ogni pre-adolescente con gli ormoni impazziti, ma anche quelli che mi davano i bulli che per me erano troppo grandi per farmi valere, e il cibo per me era una consolazione, un modo per calmarmi quando stavo per impazzire. È più o meno da questo periodo che è cominciata la discesa verso il tunnel dell'obesità, in cui il cibo era una valvola di sfogo, un modo per mandare a fare in culo tutti i miei problemi. Ero inconsapevole, ero sciocco, perché non mi rendevo conto che mi stavo facendo del male, e avevo smesso di parlare con i miei genitori, ero diventato così bravo a nascondermi dietro un falso buonumore che non avevano la minima idea di cosa mi stesse accadendo dentro. Durante gli ultimi anni di liceo ho avuto un periodo di lucidità che mi ha portato a riprendere in mano la mia vita, mi iscrissi in palestra, tornai a seguire una dieta e persi molti chili, fino a quando quei chili persi non diventarono troppi, non ho mai saputo cosa fossero le mezze misure. Ero diventato nervoso, irrascibile, antipatico e quando i risultati cominciarono a scarseggiare, decisi di trovare metodi alternativi per perdere peso velocemente, tutti voi potete immaginare a cosa mi sto riferendo. In tutto questo, i miei genitori erano del tutto estranei, a un certo punto cominciarono a percepire che qualcosa non andava, ma fui così bravo a nascondere il tutto dietro i miei falsi sorrisi che si tranquillizarono presto. Poi arrivò la maturità, smisi di fare la dieta e decisi di trasferirmi a Firenze alla ricerca di nuove avventure. Ancora ringrazio quella parte della mia folle coscienza che mi fece prendere la decisione, perché in un certo senso ho fatto pace con me stesso ed è da tanto tempo che non sevizio più il mio corpo con metodi strani con la speranza di perdere peso. Ma sono ingrassato, tanto, troppo. E la vita di un obeso, perché questo è il nome della mia malattia, non è facile
 Cominciamo dalla cosa più semplice, i posti a sedere. Per le persone obese sono un vero incubo. Quando un obeso viene invitato a cena, o decide di andare semplicemente al cinema, trascorre la maggior parte del pomeriggio a cercare su google immagini le foto delle sale per controllare la robustezza e la resistenza delle sedie, e se scopre che ci sono solo quelle con i braccioli, parte da casa con la consapevolezza che dovrà convivere per 2-3 giorni con un dolore allucinante ai fianchi perché troppo compressi nella sedia per tutta la serata. I più furbi, come me, si siedono al margine della sedia, magari con le gambe messe di lato che fa figo, ma in realtà è solo un modo per sedersi senza la paura di franare per terra al minimo movimento sbagliato. E questo vale anche per i banchi dell'università, della biblioteca e di tutti gli altri luoghi pubblici, se la sieda è poco resistente, ne cerchi un'altra o te ne vai. Le sedie di plastica da giardino non sono decisamente amichevoli. Lo stesso discorso vale più o meno per i treni, con le Frecce è possibile trovare il giusto compromesso, i treni regionali invece sono un vero e proprio incubo, sedili troppo stretti, braccioli fissi e non sollevabili, nessun posto singolo. Molto spesso mi capita di andare a trovare i miei zii e mi tocca prendere il treno regionale, ma con il tempo ho imparato che i treni diretti a Roma hanno sedute più comode e più larghe, mentre quelli con capolinea a Foligno sono scomodi e piccini. Per non parlare degli aerei. Durante i miei primi viaggi all'estero, ero così terrorizzato dall'idea di non entrare nella sedia che compravo sempre due posti invece che uno. Adesso, molto sinceramente, me ne fotto allegramente, ma cerco sempre di prendere un posto un po' appartato in modo da non infastidire gli altri con il mio bagaglio in eccesso, se così lo vogliamo chiamare. Le persone normopeso non fanno nemmeno caso a queste cose, per una persona obesa sono fondamentali.  
Ma la cosa è più bella è la reazione della gente, capita spesso di beccare la vecchietta o la signora che invoca il padre eterno silenziosamente perché si sente in pena, altre invece ti guardano proprio male senza nessun problema, con il tempo impari a conviverci. I bambini, poi sono i più spietati, probabilmente perché non hanno nessun filtro e non sono ipocriti come gli adulti. L'altro giorno ero in autobus è un bambino molto innocentemente mi ha chiesto "Perché sei così chiattone?", io gli ho risposto che avevo mangiato troppi bambini maleducati, ma dentro di me avrei voluto prendere a testate la madre, perché la colpa era fondamentalmente sua. 
Il vero problema è che viviamo in una società malata, che è troppo occupata a cercare una normalità che non è mai esistita e mai esisterà e si rifiuta di accettare che ogni persona è fatta a modo suo. In un paese in cui delle persone protestano in piedi contro l'amore incitando pacificamente all'odio, per alcuni sapere di un bambino con il fegato maciullato solo perché colpevole di essere obeso non è poi così importante, magari pensano anche che se lo merita. E a questo punto la mia domanda è: ma dov'è finito il rispetto per l'altro? Dov'è finito "l'amare il prossimo tuo" che la religione professata dalla maggior parte di queste persone mette alla base della propria dottrina?
Non voglio assolutamente giustificare l'obesità o il sovrappeso, sono patologie gravi che devono essere curate (altrimenti rischiate di beccarvi un codice giallo al pronto soccorso quando in realtà avete un semplice sfogo cutaneo ;)), ho scritto questo post perché magari un altro quattordicenne potrebbe arrivare su queste pagina e finalmente capire di non essere solo, che potrebbe farcela. Quindi eccomi qui, con i miei chili di troppo e tutta la mia storia passata, che mi accingo a combattere l'ennesima battaglia con la speranza di vincere l'intera guerra. Io ci provo e vi terrò informati, forse. 
ps. Caro quattordicenne, ovunque tu sia, la forza devi trovarla dentro di te,  coraggio! 
Vincenzo

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