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Cinque dischi per....Urlare !

Da Farmacia Serra Genova
Forse non tutti sanno che oggi è la Giornata Internazionale dell’Urlo da Momento di Frustrazione.No, non me lo sto inventando; è proprio che non ci si crede, alla quantità di giornate internazionali e/o mondiali che ci si può inventare pur di avere qualcosa da celebrare ogni giorno. Ma è anche vero, cari lettori, che i momenti di frustrazione capitano a tutti, e alzi la mano chi – almeno una volta – non ha dovuto reprimere un sano, liberatorio urlo da momento di frustrazione. Perciò, benediciamo questa festività pagana inventata di sana pianta da qualche stramboide, e celebriamola con cinque dischi per urlare.
1- Björk – It’s oh so quiet

Va bene, la piccola Björk non sembra affatto frustrata, ma gli exploit di gridolini in questa canzone sono irrinunciabili, se vogliamo celebrare questa giornata come si deve. Se poi ci aggiungete che un pezzo come questo (prendendo esempio dal video) è un’ottima scusa per mettersi a ballare di punto in bianco nei momenti e nei luoghi più impensati (tipo, che so, l’ufficio nell’ora di massimo stress produttivo quando tutti, ma proprio tutti, vogliono disperatamente una pausa ma sono troppo disperati per alzare gli occhi e prendersela), dicevo, se sommate tutte queste cose, converrete con me che questo pezzo è perfetto per iniziare la nostra G.I.U.M.F. Se poi vi state soffermando sul sapore un po’ retrò della canzone, vi confermo che è una cover: quei suoni arrivano direttamente dagli Anni Cinquanta.
2- The Beatles – Twist and shout

Dobbiamo rassegnarci al fatto che, avendo fatto la storia della musica, i Beatles torneranno spesso nelle nostre cinquine. Stavolta eccoli in versione “bravi ragazzi col caschetto”, i ragazzi che tutte le mamme vorrebbero come figli e che nessun papà vorrebbe come fidanzati per le proprie figliuole. Tornando alla musica, un po’ tutta la canzone è urlata; sapete, quelli erano un po’ gli anni degli urlatori anche da noi. I Beatles però ebbero “solo” il merito di portare questa canzone al successo, ma non furono loro a scriverla: il brano, in una versione altrettanto urlata, appartiene agli Isley Brothers.
3- The Isley Brothers – Shout

E a proposito degli Isley Brothers, c’è da dire che avevano proprio una passione per le urla (che ci siano loro, dietro l’istituzione della festività che stiamo celebrando oggi?); appartiene a loro, infatti, anche quest’altro storico brano a tema urlo. È una di quelle canzoni che dicono tutto il tempo “ma-tu-non-puoi-capire-quanto-ti-voglio-bene-ma-proprio-da-sempre-che-non-hai-idea”, con aggiunta di doo-whap e del fatto che tutto questo bene folle fa venir voglia di urlare. È anche una di quelle canzoni potenzialmente infinite, perché si può riprendere il ritornello in continuazione, fino a crollare stremati al suolo, dopo aver urlato, ballato, ed essersi sfogati per bene. C’è da divertirsi. Occhio alle immagini di repertorio degli Isley Brothers contenute nel video che vi mostriamo: io impazzisco per le loro gambe a molla.
4- Tears for fears – Shout

La domanda sarebbe perché, a fronte di un cantante stempiato e con un filo di doppio mento e le orecchie a sventola, si sceglie di iniziare il video riprendendolo di profilo. O come mai si facciano le riprese sotto un sole a picco, senza dotare i poveri artisti di un paio di occhiali da sole. Anche un paio soltanto, facendogli fare dei turni per l’uso. Ma niente. Sono domande senza risposta, cari lettori, quindi non ce le porremo. Ci soffermeremo invece su questo pezzo, che è bello e ha un testo che oggi cade a fagiuolo. Ci invita a gridare, a non tenerci dentro tutte le cose che non riusciamo a trattenere. L’avessero ideata a Pozzuoli, si sarebbe intitolata “Sfogati, figliu mi’”, invece credo che i Tears for Fears da Pozzuoli siano passati poco e niente, e dunque hanno tirato fuori questo brano qui. Ci è andata bene, però: la bellissima Pozzuoli può attendere.
5- Florence and the machine – Dog days are over

La felicità la colpì come un treno su un binario. Così inizia Florence, con la sua bellissima voce, a raccontarci una vera e propria esplosione di felicità; una catarsi di chi finalmente si libera da troppi fardelli, con tutto il dolore che ne consegue, ma con la consapevolezza che è la cosa giusta da fare. La felicità la colpì come un proiettile in testa. A volte fa male, compiere tutte le mosse necessarie a star bene. Ma Florence poi urla, perché ce la fa, e perché i giorni da cani sono finiti.
Dunque forza e coraggio, cari lettori, e cercate di arrivare il meno possibile al punto in cui avrete bisogno di urlare. Se però capita, almeno avrete pronta una playlist per l’emergenza.

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