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Cinque motivi per non sentirti in soggezione durante la tua prima sessione di ritratti

Da Ragdoll @FotoComeFare

Intorno al 2004 ho iniziato a servire ai tavoli in un ristorante thailandese. Era la prima volta in assoluto in cui mi trovavo faccia a faccia con dei clienti. Nonostante di solito io sia una persona estroversa, avvicinarmi a un tavolo di estranei in un ristorante e parlare con loro mi riempiva d’ansia.

Dopotutto, in una situazione normale sarebbe stato un comportamento molto strano. Ma per un cameriere in un ristorante è normale, è ciò che ci si aspetta che faccia.

Il motivo per cui ero ansioso era che, dentro di me, non ero ancora arrivato a identificarmi come un cameriere. Non avevo ancora capito che in quel contesto gli altri mi avrebbero visto come un cameriere.

Il risultato è stato che ho iniziato a farfugliare, mi sono comportato da impacciato e quella sera ho preso pochissime mance, molto scarse. Non è che non sapessi come svolgere il lavoro, piuttosto non sapevo come incarnare il ruolo di chi svolge quel lavoro.

I fotografi alle prime armi si trovano di fronte alla stessa difficoltà. Come cameriere ci ho messo tutta la serata per capire il problema e, dopo quella volta, ho iniziato a migliorare il mio rendimento.

Ma per i fotografi, a seconda di quello su cui decidono di focalizzarsi, ci possono volere anni per capire chi sei. Per te stesso e agli occhi dei tuoi soggetti. Per fortuna, non hai bisogno di partire da zero.

Per i fotografi è facile sentirsi in soggezione durante la prima sessione di ritratti. È piena di movimenti con cui non hai ancora familiarità, è come imparare i passi di un nuovo ballo e sentirsi incerti su come dovrebbe essere svolto.

Scegliere, posare, comporre, scattare, affinare. La domanda: “Ce la sto facendo?” potrebbe incombere e riempirti di ansia.

Nella speranza di dissipare un po’ di questa sensazione di estraniamento, dando per scontato che la tua prima sessione di ritratti non sia con un’agenzia professionale di modelli, ecco qui di seguito alcune cose su cui probabilmente potrai contare. Dai, puoi tirare un sospiro di sollievo.

Fotografia di William, di Petruzzo Photography

Fotografia di William, di Petruzzo Photography

1. Il tuo soggetto non ha idea di cosa voglia dire “ho problemi con la macchina”

All’inizio è molto comune avere “problemi con la macchina”. Nel mio caso non era perché la fotocamera avesse problemi. A volte ti si presenta un problema inatteso con la macchina fotografica, come, ad esempio, il flash che non fa tanta luce quanta ne vorresti oppure l’autofocus che sembra un po’ fuori fase.

Qualunque cosa sia, potresti essere tentato di giustificarti. Potresti voler iniziare ad accampare scuse, in modo tale che il tuo soggetto non pensi che tu sia un novellino. Non farlo!

La maggior parte delle volte il tuo soggetto non ha la minima idea di cosa voglia dire avere un problema con la fotocamera. Magari ti ci può volere un quarto d’ora per sistemare il flash in modo che faccia tanta luce quanta ne vuoi, e forse è cinque volte tanto il tempo che impiegherebbe qualcun altro a farlo.

Ma, finché impedisci all’intoppo di agitarti ed eviti di scusarti a profusione, il tuo soggetto probabilmente non ci farà particolarmente caso. Questo, in parte, è dovuto al fatto che…

Fotografia di William, di Petruzzo Photography

Fotografia di William, di Petruzzo Photography

2. Il tuo soggetto probabilmente non ti sta paragonando a nessun altro

Mi ricordo che, quando ero un fotografo alle prime armi, mi preoccupavo molto di fare le cose “nel modo giusto”. Qualunque cosa fosse.

Se mi cadeva il treppiede pensavo: “Oh no, penseranno che non so cosa sto facendo!”. Se esitavo nel dare un’istruzione iniziavo a pensare che i miei soggetti sapessero che un “vero” fotografo non avrebbe esitato.

Ma la realtà probabilmente funziona tutta al contrario. La maggior parte delle persone prende un fotografo una volta ogni tre o quattro anni. Probabilmente non si ricordano molto dell’esperienza vissuta, si ricordano solo se alla fine gli sono piaciute le fotografie oppure no.

Se non hanno preso di nuovo l’ultimo fotografo forse è perché le foto non erano granché degne di nota o magari perché non erano molto belle.

Ancora più importante però è che, se si tratta della tua prima sessione di ritratti o di una delle prime, probabilmente non ti staranno pagando molto, o forse non ti stanno pagando affatto. Le cose gratuite recano con sé tutta una serie di aspettative particolari.

Quando ricevono qualcosa gratuitamente le persone tendono a smorzare notevolmente la loro tendenza al confronto con gli altri.

Fotografia di Felipe Sanchez, di Petruzzo Photography

Fotografia di Felipe Sanchez, di Petruzzo Photography

3. Nessuno ha costretto il tuo soggetto a essere lì

Sì, dare istruzioni a persone che non conosci bene è una sensazione strana. Trovarsi a bilanciare l’interazione sociale con le operazioni tecniche richieste dalla fotocamera è complicato e ti pone al di fuori del tuo ambiente sicuro.

Potresti avere la tentazione di sbrigarti a risolvere un problema per non lasciare il tuo soggetto ad aspettare. O potresti aver bisogno di spostare persone in un gruppo più e più volte prima di ottenere quel che stai cercando.

A questo punto ci sono tante persone che cadono nella tentazione di iniziare a scusarsi, come se ci si aspettasse che lavorino più in fretta, o per la paura che il soggetto possa iniziare a seccarsi.

Ma la verità è che nessuno ha costretto il tuo soggetto ad essere lì. Quello è il modo in cui hanno deciso di utilizzare il loro tempo, ovvero lavorando con te.

Non preoccuparti e prenditi il tempo che ritieni necessario per fare lo scatto che vuoi realizzare. Non lasciare che diventi un motivo per sentirti in soggezione in quei momenti.

Fotografia di Felipe Sanchez, di Petruzzo Photography

Fotografia di Felipe Sanchez, di Petruzzo Photography

4. Il tuo soggetto si aspetta che tu gli dica cosa deve fare

Potrebbe sembrare ovvio: ma, nella pratica, dare istruzioni a un estraneo riempie di ansia molte persone. Alcuni fotografi sono intimiditi da una combinazione tra due cose: il non essere certi di cosa dire e un senso di timore nel dare comandi veri e propri.

Quindi tendono a dare istruzioni molto generali o a riempirle di scuse: “Scusami, se non ti dispiace, forse potresti rimanere in piedi lì e… se non ti dà fastidio… forse potresti…”.

Invece di comportarti così durante la tua prima sessione di ritratti, preparati per quei momenti ricordandoti che il tuo soggetto si aspetta che tu gli dica cosa deve fare.

Non hai bisogno di sentirti in imbarazzo: in realtà, per il tuo soggetto, sarà molto più strano se non lo fai.

Una nota a parte: se è la tua prima sessione di ritratti, non ti preoccupare di cosa, nello specifico, chiederai loro di fare. Andrà bene tutto.

Qualunque cosa ti inventerai non dovrà essere buona di per sé, ma dovrà essere piuttosto un punto di partenza che ti darà la possibilità di imparare qualcosa di nuovo e ottenere buoni risultati continuando a dare altre istruzioni.

Fotografia di William, di Petruzzo Photography

Fotografia di William, di Petruzzo Photography

5. Sei tu ad avere la prospettiva più chiara su cosa rende bene esteticamente

Tu sai cosa viene bene. Forse non sai ancora di saperlo ma è così. Se hai una macchina fotografica, con l’aspirazione di essere un fotografo, probabilmente avrai visto centinaia di immagini in più rispetto a qualsiasi generazione venuta prima di te. Alcune ti sono piaciute. Altre non ti sono piaciute. Hai avuto modo di apprezzare immagini, scorrendole nella tua mente, per davvero tanto, tantissimo tempo.

Il punto è che non devi chiederti se il tuo soggetto verrà bene: tu sai che è così. Non devi mostrare timidamente tutte le fotografie al tuo interlocutore, in cerca della sua approvazione.

Se guardi la scena che hai composto e quello che vedi ti piace puoi andare avanti senza problemi. E senza che niente di tutto questo ti faccia sentire in soggezione.

Articolo di WILLIAM PETRUZZO liberamente tradotto dall’originale:http://www.lightstalking.com/5-reasons-not-to-feel-weird-on-your-first-portrait-session/


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