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Cinque visitatori in cerca di fiere

Creato il 23 agosto 2011 da Csabbat
Cinque visitatori in cerca di fiereChi espone durante le fiere del libro sa perfettamente che ogni appuntamento fieristico è un mondo a parte, con regole di svolgimento e di condotta non riconducibili sempre a un comune protocollo. Anche le edizioni successive della stessa fiera rappresentano a proprio modo un percorso organizzativo indipendente, con nuovi problemi e con prospettive diverse. Per non parlare poi del fatto che, a parte gli affezionati, in linea generale la maggior parte dei visitatori di ogni fiera cambia in continuazione sia in termini di quantità sia nei contraddittori appetiti letterari.
Partecipando a questi appuntamenti fieristici è possibile incontrare un numero incalcolabile di persone (proporzionate alle dimensioni della manifestazione, ovviamente) ma tendenzialmente riconducibili alle seguenti principali macro categorie:
1) Il folle (o stravagante)
2) Il logorroico
3) Lo scrittore invadente
4) Il curioso
5) L’onnivoro
Il folle
Non c’è fiera che si rispetti che non abbia il proprio folle o, comunque, una persona stravagante di riferimento. Cosa sarebbe la storia della letteratura senza la follia? Lo stesso Erasmo scrisse “Le idee migliori non vengono dalla ragione, ma da una lucida, visionaria follia”. E’ così, è sempre stato così e lo sarà sempre. Ricordo, durante una fiera a Roma di qualche anno fa, un colloquio surreale con un signore sulla cinquantina che, notando tra i nostri titoli un volume di Grazia Deledda, mi chiese con fare aulico se l’autrice sarebbe passata nel pomeriggio presso lo stand perché aveva desiderio di parlarle. Imbarazzato, risposi che l’autrice era momentaneamente indisponibile e che non sarebbe passata in fiera; e il signore, dopo aver acquistato il volume, se ne andò annuendo ma con una punta di delusione. La conversazione terminò sul nascere ma la mia bocca rimase aperta per i successivi dieci minuti.
Il logorroico
Il titolare di uno stand si farebbe staccare le unghie o spellare vivo nell’acqua bollente pur di non incontrare il logorroico. Ma chi è questa figura mitologica tanto temuta? Il logorroico è un essere con due teste (si danno il cambio per parlare quando l’altra riprende fiato) che non sente ragioni, non ascolta le tue parole ma ha un insano bisogno di condividere i suoi pensieri. Il logorroico non capisce quand’è il momento di tacere, non intuisce che ti sta facendo perdere un potenziale cliente e, se al termine del suo monologo, gli chiedi per puro caso se desidera acquistare un libro (sai com’è…), se ne esce con la balla del portafogli dimenticato a casa e se ne va. Quando sei alle prime armi è dura e ti tocca ascoltarli; poi ci fai l’abitudine, impari a riconoscerli a distanza e perfezioni col tempo tattiche sempre più ciniche per liquidarli prima ancora che arrivino allo stand.
Lo scrittore invadente
A dispetto del nome, che potrebbe essere fuorviante, lo scrittore invadente è diverso dallo scrittore in senso stretto in quanto rientra nella specie dei logorroici. Lo scrittore invadente lo riconosci da alcuni elementi chiave: la camminata incerta (mi fermo o non mi fermo?), la borsa piena (di manoscritti, ovviamente) e lo sguardo da Stregatto (quei cerchi concentrici non puntano i tuoi libri ma cercano te… cercano te… cercano te…). Dopo aver eluso ogni contromisura diversiva, giunge al tuo stand e appoggia la propria borsa sopra i libri esposti (una cosa che odio). Poi ti racconta perché ha deciso di scrivere una raccolta di poesie dedicate a sua zia Clementina, ti fa notare che ci potrebbero essere degli errori – solo il gesto di tirar fuori il manoscritto e ne hai già notati una quarantina - e sottolinea che non accetterà un compenso inferiore al 15%. La vena al centro della tua fronte comincia così ad assumere dimensioni drammatiche ma non devi polemizzare: devi tenere un tono di voce rilassato, accettare sorridente il suo manoscritto e, una volta allontanatosi, spegnerti stoicamente una sigaretta sul dorso della mano.
L’onnivoro
Sguardo incantato, capelli arruffati e abiti fuori moda da almeno vent’anni: questo è l’identikit dell’onnivoro “classico” ma ce ne sono una miriade di varianti parallele. Una persona amante dei libri (in senso letterale) che non si ferma alle apparenze, non si ferma al nome dell’autore, non va a simpatie, non gliene frega nulla di ciò che le recensioni consigliano di leggere, non ha preconcetti ma ama i libri in maniera viscerale e morbosa. Gli onnivori sono il sogno di qualsiasi editore o libreria: sono persone gradevoli, dal tono di voce basso, con la testa piena di citazioni e tanta voglia di far indigestione di libri. Il problema degli onnivori è che si entusiasmano facilmente e c’è il rischio che quando arrivano al tuo stand, abbiano già firmato una ventina di cambiali.
Il curioso
Il curioso è forse il più pericoloso tra i visitatori perché può farti perdere tantissimo tempo senza portare a casa nulla. Il curioso “semplice” non sa perché si trova lì, annuisce impercettibilmente alla vista di un titolo, alza il sopracciglio, prova ad allungare la mano attratto da una copertina ma, sul più bello, si distrae dal colore delle caramelle nel cestino e ti chiede se può prenderne una. Il curioso “indifferente” invece non ti degna neanche di uno sguardo e osserva i libri come se fossero quadri in un museo; ha le braccia conserte, la bocca a luna calante e se provi a dirgli qualcosa, si dissolve come una nuvola di vapore. Poi c’è il curioso “per eccellenza”, la specie peggiore, quello che ti chiede tutto di tutti i libri, che quando parla ti dà le pacche sul gomito (altra cosa che odio), che intesse una estenuante discussione sul significato parossistico delle degenerazioni pincopalliane e poi se ne va lasciandoti con la gola arsa e un insano desiderio di abbattere un cedro a ginocchiate.
Inutile dire che quelle elencate sono soltanto le categorie più stereotipate di visitatori che frequentano le fiere ma ci sono anche persone più comuni o non classificabili come:
  • le mamme a passeggio con i bimbi dalle mani sporche di cioccolato;
  • persone che per leggere il contenuto di un libro lo aprono di 360 gradi; 
  • quelli con la saliva secca ai bordi della bocca che quando parlano rendono le copertine a pois;
  • quelli che pagano dieci euro con venti monete da cinquanta centesimi;
  • quella che ci prova con te;
  • quelli che chiedono lo sconto sullo sconto;
  • il marito di quella che ci provava con te;
  • quelli che si fingono giornalisti per prendere i libri gratuitamente;
  • quelli che ti dicono “a che ora chiudete, poi ripasso”;
  • il querulo romanziere che non si spiega il perché e il per come;
  • quelli che non approvano l’editoria a pagamento dopo aver pagato quattromila euro per pubblicare (e grazie!);
  • quelli che ti scambiano per qualcun altro;
  • l’altro che torna per chiedere se qualcuno l’ha cercato;
  • quelli che dopo che hai parlato mezz’ora ti dicono “yo no hablo italiano”;
  • quelli che scrivono poesia ma non la leggono;
  • quelli che la vogliono cotta 
  • e quelli che la vogliono cruda. 
Insomma, ogni fiera del libro è uno spettacolo nello spettacolo.
E io voglio essere sempre in prima fila.

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