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Ciò che resta del Caffè Aragno, fucina di artisti e scrittori

Creato il 02 dicembre 2014 da Lucia Savoia

C’è sempre un senso di amara tristezza nel constatare che un luogo un tempo “storico” si è trasformato in un tempio del consumo di massa. 

caffè aragno

Lo storico Caffè Aragno

Va bene, i tempi sono cambiati, l’offerta deve adeguarsi alla domanda ma questo no. Questo è un ridicolo scempio a cui non riesco a fare l’abitudine ogni volta che passo per via del Corso, angolo via delle Convertite.

Qui oggi, accanto alla gigantesca insegna “Autogrill”, nascosta tra tavolini selvaggi, turisti in fila per il gelato e vetrine che potrebbero essere più pulite, c’è una targa che ricorda alle menti ingrate che proprio lì aveva sede il Caffè Aragno

Ho cercato invano di richiamare alla mia immaginazione troppo giovane quale dovesse essere il fascino che quel luogo aveva quando tra i suoi tavoli conversavano Cardarelli, Ungaretti, Cecchi, ma non ci sono riuscita. Sostare lì davanti (dopo aver appreso che prima dell’estate si era rischiata la chiusura definitiva anche del colosso Autogrill), ha un non so che di malinconico e desolante. 

aragno

Il Caffè Aragno nei primi anni '50

Sono certo lontani i tempi in cui ci si ritrovava al caffè per discutere di politica, società, cultura. Ora tutto è brunch, aperitivi e dopo cena e gli stessi avventori dei caffè hanno subito un’evoluzione spesso non troppo lusinghiera.

Se la vita e i fermenti dei caffè veneziani vennero tratteggiati da Goldoni nella memorabile “bottega del caffè”, Roma pullulava di questi luoghi tra Settecento, Ottocento e Novecento. 

Oggi resiste immutato forse solo L’Antico Caffè Greco, che aprì i battenti nel 1760 vantando, nel tempo, frequentatori come Leopardi, D’Annunzio, Libero de Libero, Mario Luzi. Tuttora lo storico locale è luogo di ritrovo dei Romanisti, studiosi e cultori di Roma che si riuniscono nella piccola stanza dalla larghezza di appena due metri che Renato Guttuso dipinse per ben due volte, raffigurando al suo interno un “doppio” Giorgio de Chirico.
Ecco, proprio il pittore originario di Volos durante i suoi soggiorni nella Città Eterna, usava recarsi al Caffè Aragno. Prese a frequentare la cosidetta “terza saletta”, quella dove oggi troviamo foto di artisti e pittori che probabilmente non vengono nemmeno notate dalle scolaresche in gita.

terza saletta

Immagine della "terza saletta"

È qui che Cardarelli gettava le basi per la sua rivista “La Ronda” e si confrontava con Ardengo Soffici, padre di “Valori Plastici”, una testata affine dedicata all’arte. In questa sala si discuteva e si reagiva al Futurismo, si entrava a far parte del “sancta sanctorum della letteratura, dell’arte e del giornalismo” (come disse Vergani) e si poteva pensare in grande senza essere in torto nel farlo.

Sempre Vincenzo Cardarelli definì l’Aragno come “un foro, una basilica, un porto di mare dove, per entrarvi ci voleva del coraggio e una gran voglia di farsi avanti”Oscar Wilde ricordò di aver visto passare il Re lì davanti e Matilde Serao lo immortalò in “La conquista di Roma”. Ora tutto questo non c’è più e pensare alla grandezza che è stata non basta a scacciare la tristezza.
C’è però un bel quadro, significativo ed emblematico, che si può ammirare alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna. 

Bartoli GNAM

Amerigo Bartoli, "Gli amici del caffè"

L’autore  è Amerigo Bartoli che, da amico e avventore, dipinse Gli amici del caffè: Emilio Cecchi, Vincenzo Cardarelli, Carlo Socrate, Ardengo Soffici, Antonio Baldini, Pasqualina Spadini, Giuseppe Ungaretti, Mario Broglio, Armando Ferri, Quirino Ruggeri, Roberto Longhi, Riccardo Francalancia, Aurelio Saffi, Bruno Barilli, Bartoli stesso.


Ecco, solo davanti a quest’opera, nell’immenso complesso della GNAM, sono stata in grado di estraniarmi dal vociare circostante e immaginare, almeno un po’, quanto bella ed unica dovette essere quella piccola casa di grandi uomini.Articolo originale di Sentieri letterari. Non è consentito ripubblicare, anche solo in parte, questo articolo senza il consenso del suo autore. I contenuti sono distribuiti sotto licenza Creative Commons.

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