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Ciro vive. Un anno fa la morte di Ciro Esposito. Cosa è cambiato?

Creato il 25 giugno 2015 da Vesuviolive

Un anno dopo la morte di Ciro

Notare quanto il tempo passi velocemente è una prerogativa delle date importanti, compleanni, festività natalizie, Pasqua, l’arrivo dell’estate, tutte cose che nonostante lo scorrere degli anni, non stancano mai, purtroppo però non tutte le date conservano ricordi speciali, e quella di oggi è un chiaro esempio.

Il 25 Giugno, sarà un giorno che Napoli e i napoletani non dimenticheranno mai più, uno di quelli che sul calendario vorresti non vedere mai scritto, semplicemente per non rivivere il dolore e lo strazio di una grande perdita, il 25 Giugno 2014, moriva Ciro Esposito, il tifoso ferito il 3 Maggio di quello stesso anno, negli scontri avvenuti nei pressi dello stadio Olimpico di Roma, prima della Finale di Coppa Italia tra Fiorentina e Napoli, vittima innocente di un calcio malato, fatto di odio e razzismo.

Perché fu sparato Ciro Esposito? Che colpa aveva? Semplice e raccapricciante è la risposta. La colpa di Ciro era quella di amare il Napoli, l’amore di una vita, ma non solo, anche quella di avere il cuore troppo grande, tanto da decidere di correre in aiuto di quei suoi concittadini in pericolo, che spaventati dall’assalto di quei facinorosi violenti, iniziarono ad urlare e chiedere aiuto. Donne e bambini gridavano per lo spavento, Ciro non ci pensò due volte, corse subito ai aiutarli, ma non ne uscì illeso, la sua generosità gli costò cara, ad oggi possiamo dirla tutta, gli costò la vita.
“Un tifoso del Napoli in gravi condizioni”, queste erano le parole che passavano ai TG, nulla più, non ci era dato sapere cosa stesse succedendo, voci dicevano che Ciro era morto già, altri affermavano il contrario, quel napoletano dal sorriso dolce, si stava aggrappando alla vita con tutte le sue forze mentre tutta Napoli era col fiato sospeso.

Gli azzurri vinsero quella finale in un clima mesto, spento, si festeggiò poco, forse lo fecero solo i giovanissimi, tutti gli altri pregavano in attesa di buone notizie. Dall’altra parte i politici, quelli sempre presenti quando c’è da mettere in piazza castelli di promesse che hanno meno stabilità di quelli di sabbia, quei politici che dinanzi ad una tragedia vera e propria, sono sempre pronti ad indossare la maschera dell’ipocrisia per fingersi affranti dal dolore di tali circostanze. “Certe cose non dovranno più succedere”, si riempivano così la bocca, con belle parole mai diventate fatti, promesse lasciate al vento,  tra le tante, quelle del Ministro Angelino Alfano, che promise subito un nuovo ed adeguato piano di sicurezza che a distanza di un anno ancora non è arrivato. Sono trascorsi esattamente 365 giorni da quel maledetto 25 Giugno e di quelle “belle parole” oggi sentiamo solo l’eco.

Mentre in Italia ancora si muore per il calcio, mentre l’assassino di Ciro è ancora libero, mentre nelle manifestazioni a livello europeo non si sa ancora organizzare un piano adeguato per garantire sicurezza a tutti (basti pensare alla città di Roma devastata dagli  hooligans), mentre negli stadi appaiano ancora striscioni che vantano l’assassino di un ragazzo ucciso e si ascoltano cori che richiamano la violenza, ci sono ancora i politici che con il loro migliore sorriso dimenticano quanto promesso, perché in fin dei conti, Ciro è “solo” un tifoso ucciso.

365 giorni dopo, chi spiegherà ad Antonella Leardi, mamma a cui il figlio è stato strappato via, che la giustizia è ingiusta? Chi convincerà i giovanissimi a fidarsi del fatto che le leggi tutelano i giusti se poi sappiamo tutti che non è così? Chi può assicurare alle famiglie che uscire di casa per seguire la propria squadra, non comporta la possibilità di essere ucciso dagli avversari e non tornare mai più? La verità è unica, e deludente, 365 giorni dopo nulla è cambiato da parte dello Stato, la morte di Ciro sarebbe stata vana, se la mamma, col coraggio e la grinta di una leonessa, accompagnata dall’inseparabile e taciturno Giovanni Esposito, padre di Ciro, non avesse iniziato sin da subito una guerra in cui l’unica arma è l’amore, per combattere e debellare tutta la violenza che c’è nel calcio.

Oggi, 25 Giugno 2015, Ciro vive, ma grazie a mamma Antonella e papà Giovanni, grazie a chi sugli spalti ricorda il suo nome, vive attraverso i cuori di tutti i napoletani e tifosi di tutta Italia che non lo dimenticheranno mai, ma per le promesse mai mantenute e una giustizia completamente assente, 365 giorno dopo, Ciro Esposito muore ancora una volta.


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