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Citta di castello: saranno ricordate le cinque vittime dell’eccidio di meltini

Creato il 14 luglio 2014 da Goodmorningumbria @goodmrnngumbria

???????????????????????????????Si avvicina martedì 22 luglio, giorno in cui Città di Castello ricorderà i settanta anni della Liberazione dall’esercito nazifascista e proseguono le commemorazione degli eccidi civili, che drammaticamente accompagnarono il passaggio del fronte sul territorio: “Lo stillicidio di vittime civili è iniziato a marzo con la strage di Villa Santinelli e termina a Meltini, vicino al Tevere che fungeva da barriera naturale tra i due eserciti” ha detto il presidente del Consiglio comunale di Città di Castello Stefano Nardoni, presente all’iniziativa in memoria di Giovanni ed Emilio Giulietti, Luigi e Domenico Bioli, Romolo Carbini, uccisi tra il 12 e il 13 luglio del 1944 nel casolare posto in località San Pater-niano, diventato in quel periodo, un quartiere generale dei tedeschi. “Dobbiamo ricordare: è questo l’imperativo che ci ha condotti di monumento in monumento sui luoghi in cui cadde il sangue dei nostri concittadini perché una simile barbarie non possa ripetersi”. “Finché ricorderemo i loro nomi, non saranno morti invano” ha detto Anna Maria Pacciarini, presidente della sezione Anpi di Città di Castello, prima che Pierino Monaldi pronunciasse i nomi delle cinque vittime. “Oggi il fascismo non potrebbe riproporsi con camicia nera e fez, ma la sua ideologia sopraffattrice, violenta si nasconde in tanti approcci alla politica e alla vita sociale. Dobbiamo saper riconoscere dove il germe dell’oppressione sta crescendo”. Ad Alvaro Tacchini, storico e presidente dell’istituto “Venanzio Gabriotti” e in particolare a Mario Lepri, parente delle vittime e autore del dossier La strage incompresa è toccato ricostruire le vicende che portarono alla morte dei cinque abitanti del casolare “per un errore di valutazione: pur essendo riusciti a fuggire, tornarono indietro per cercare del pane e furono catturati da tedeschi che erano faccia a faccia con gli inglesi, temendo che raggiungessero le file del nemico, ad una manciata di metri da Meltini”. Uccisi furono gettati nella concimaia raffigurato nel-la sua inquietante crudezza da Aldo Riguccini in una delle litografie contenute nel portfo-lio “Orrori” accompagnato da una riflessione di Guido Piovene. E lì emersero ai parenti, che invece li credevano al sicuro a Villa Garavelle.



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