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Clarinette e la Fauna Pendolare

Creato il 28 settembre 2010 da Clarinettem

Clarinette e la Fauna Pendolare.Dopo aver fatto la pendolare per circa 9 anni, credo di aver incontrato sui treni delle Nord ogni tipo di viaggiatore possibile.

Bene o male, tutti possono essere ricondotti a una o più categorie. Qui di seguito le più comuni (e, ahimé, le più insopportabili).

ET telefono casa: una delle categorie peggiori in assoluto. Ho visto gente salire sul treno, sedersi ed estrarre da borse e borsini nell’ordine: 3 cellulari (probabilmente uno Wind, con cui chiamar la mamma, l’altro Vodafone, con cui chiamar la moglie ed uno Tim, per l’amante ) e un’agendina. E badate bene: non l’agenda in cui si segnano gli impegni giornalieri. No, no! La rubrica telefonica! Ma fin qui… va be’. Una telefonata non si nega a nessuno. Siamo in un Paese (quasi) libero. Però quando il suddetto Tizio inizia a chiamar zia, nonna, cugina, nipote, fratello, amico dell’amico, anagrafe del comune di Cocquio, cazzi e mazzi (stando al telefono un’ora!), ma soprattutto urlando come se tutta la carrozza fosse interessata a come ha intenzione di trascorrere le sue vacanze (che iniziano e finiscono irrimediabilmente prima e dopo delle tue) e ai 1001 modi di evadere le tasse prima della dichiarazione dei redditi, allora, proprio in quel momento, inizi a chiederti perchè diamine solo la batteria del tuo cellulare si scarica dopo dieci minuti di telefonata. E poi hanno anche il coraggio di criticare i giovani d’oggi che stanno sempre con le “cuffiette nelle orecchie”. Ma ci credo! Il vero problema sorge quando ci si scorda a casa l’iPod, altroché!

Gli Irrequieti: salgono, fanno finta di sedersi comodamente e invece… dopo 2 secondi, eccoli lì, che cambiano posto. Poi prendono il giornale. Lo aprono. Lo aprono meglio. Lo sfogliano senza leggere. Ripartono dall’inizio. Si alzano. Aprono il finestrino. Ti guardano. Vedono che anche tu hai aperto il finestrino. Ti chiedono gentilmente di chiuderlo perchè arriva aria sulla loro schiena delicata (n.d.r. 35° all’ombra). Oppure vedono che è chiuso e ti chiedono di aprirlo (n.d.r. 10° sotto lo 0). Cambiano ancora posto. Riaprono il giornale… etc.

I chiacchieroni: allora, premessa: io amo socializzare, ma per favore, se mi vedi semisvenuta sul sedile con un bel libro in mano e le cuffie nelle orecchie (messe per non sentire il Tizio di prima che è ormai al resoconto dettagliato dell’anno in cui ha bigiato per la prima volta la scuola materna), evita di tentare di coinvolgermi in un turpiloquio sul tempo (“Non crede che ultimamente piova troppo spesso? L’agricoltura ne risente”).

I malmostosi: termine tipicamente nordico che identifica una persona scontrosa e mai contenta. In treno, i malmostosi sono quelli che decidono coscientemente di sedersi, con tutto lo spazio libero che c’è intorno, di fronte a te che hai al seguito trolley e zaino (che spesso, visti i nuovi prodigi della tecnica ferroviaria lombarda – alias i nuovi treni delle Nord che non hanno nemmeno lo spazio per i bagagli – sei costretto a tenere di fronte a te o sul sedile di fianco). Bene. Il malmostoso ti si presenta di fronte sfoderando un sorrisetto stiracchiato di circostanza ed indicando con disgusto il trolley che sei costretto a mantenere in bilico tra le ginocchia e il sedile di fronte. “Mi posso sedere?” domanda ignorando completamente il posto libero alla sua sinistra, di fronte a una vecchina dolce dolce che non ha nemmeno la borsetta e che occupa circa due nanomillimetri quadrati di spazio. Al che, maledicendolo mentalmente, tu sposti il trolley sopra ai tuoi piedi soffrendo per il resto del viaggio e beccandoti anche, di tanto in tanto, qualche occhiataccia del Malmostoso che, poverino, non può distendere le sue chilometriche gambe.

Gli urlatori: una delle razze più temute. Si muovono perlopiù in branco e, una volta preso posto, iniziano ad impestare l’aria con grida e schiamazzi che, a chiamarli oche, si rischierebbe di offendere quei cari animaletti così silenziosi e pacati, a confronto.

Sotto-categoria, a metà fra questa e quella di “ET telefono casa”, è quella degli urlatori al telefono. Io non sono assolutamente razzista, questo penso che ormai si sia capito, però è innegabile che Arabi, Marocchini e vicini di casa dei suddetti dimostrino spesso di avere una capacità polmonare ai limiti dell’inverosimile. Se ci sono le carrozze comunicanti si riesce addirittura a sentirli a distanza. Un incubo.

I molestatori: la scena si ripete: tu, il tuo bel libro. Un binomio perfetto. Carrozza semivuota. Entra uno sconosciuto sulla cinquantina e, con tutto il posto, viene a sedersi proprio (tu guarda le coincidenze!) di fronte, o peggio, di fianco a te. “Bello il libro?”. Con un sorriso a 140 denti d’oro. Dal ribrezzo vorresti prenderlo e scaraventarlo fuori dal finestrino.

Doccia? No, grazie.: e che dire di chi non sa dove il bagno stia di casa? Signori, io capisco benissimo che dopo una giornata di duro lavoro si possa emanare un olezzo poco gradevole, a chi non è capitato almeno una volta, ma… alle 7 del mattino no. E soprattutto: le scarpe non si tolgono.

E ci sarebbe ancora molto da dire. Moltissimo. Lascio la parola a chi se la sentirà di proseguire in questo elenco riportando alla luce ricordi ormai sopiti per merito di lunghe sedute dallo psicanalista. Che poi è perfettamente inutile, perchè ogni mattina la storia si ripete.


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