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Clay Regazzoni, la vita oltre il muretto

Da Calcioromantico @CalcioRomantico
Clay Regazzoni, la vita oltre il muretto

Tanti apprezzamenti, tanti tifosi, tanto coraggio, ma anche una sensazione di incompiutezza. Ecco cosa lascia dietro di sé il 30 marzo 1980 Gianclaudio Regazzoni, per tutti Clay, proprio nel momento in cui un'altra vita sta per ricominciare oltre quel muretto che ha reso inutilizzabili le sue gambe. Un inizio da favola e non si può definirlo altrimenti, visto che il simpatico e baffuto ragazzotto del Canton Ticino arriva sul palcoscenico che conta molto tardi, a 31 anni, ma ci entra dalla porta principale, a Monza e al volante di una rossa Ferrari il 6 settembre 1970. Il circus è sotto shock perché nel corso delle prove la Lotus di Jochen Rindt è finita sotto il guard rail in Parabolica e per il pilota austriaco largamente in testa al mondiale non c'è stato nulla da fare. Eppure l'incredibile trionfo di Clay in una gara tiratissima esalta il pubblico, che scavalca le reti e si accalca sotto il palco dimenticando quanto accaduto solo ventiquattro ore prima e dando il via al rito dell'invasione di pista che da allora diventerà abituale.

Una favola sì, ma incompiuta, perché nel magico 1974, che lo vede ritornare al volante della rossa dopo un anno alla BRM, vince al Nürburgring, ottiene tanti piazzamenti e rimane in lotta per il mondiale fino all'ultimo, ma deve poi cederlo per soli tre punti aEmerson Fittipaldi nell'ultima gara a Watkins Glen. E pensare che se il suo giovane compagno di squadra, Niki Lauda, gli avesse fatto da scudiero invece di remargli contro in tante occasioni quel titolo Clay se lo sarebbe preso. Già, Niki, la cui carriera rimane a doppio filo legata a quella di Regazzoni anche nelle due stagioni successive. Nel 1975 lo svizzero coglie infatti a Monza un'altra bella vittoria proprio il giorno in cui Lauda riporta a Maranello il titolo dopo undici anni di digiuno. Nel 1976 invece la partenza della Ferrari è super: Clay vince a Long Beach, mentre Lauda trionfa in cinque delle prime nove gare e stacca tutti nel mondiale. Poi arriva il rogo del Ring che toglie quasi la vita all'austriaco. Lauda torna in pista a tempo di record ma per arginare la rimonta di James Hunt ci vorrebbe anche il contributo di Clay, che non arriva. Così l'inglese brucia sul filo di lana Lauda ed Enzo Ferrari non conferma di Regazzoni a fine stagione

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Lo svizzero va alla Shadow e poi alla Williams, fresca di capitale arabo, e a Silverstone nel 1979 porta per la prima volta la vettura di Frank sul gradino più alto. L'ingombrante Jones e l'età ormai prossima ai quaranta lo costringono a cambiare aria, ma non a rinunciare al circus. Il 30 marzo 1980 arriva così il Gran Premio di USA West a Long Beach.Un gran premio come tanti, sembra. Siamo quasi alla fine e la regia statunitense sta seguendo i primi quando d'improvviso l'inquadratura si fa confusa. Si vede del fumo, tanto fumo, delle ambulanze, i pompieri che si prodigano e poi qualche calcinaccio, una fila di gomme e pezzi metallici che fino a poco tempo prima probabilmente contribuivano a formare una o più vetture. In sovraimpressione appare la scritta "14 CLAY REGAZZONI". Si indovinano i resti della Brabham di Ricardo Zunino, spostata in quell'anfratto in fondo al rettilineo dello Shorelines Drive dai commissari dopo l'incidente occorso all'argentino al primo giro, e più là i resti di una Ensign. Clay è lì, lo stanno estraendo, è cosciente. Una mossa di incredibile sangue freddo gli ha probabilmente salvato la vita perché, vistosi senza freni a oltre 250 km/h, Clay ha diretto la sua monoposto contro la Brabham ferma, riducendo l'intensità dell'inevitabile impatto contro le gomme e il muretto. Ora ha le gambe maciullate, la dodicesima vertebra schiacciata e la sua carriera in Formula 1 è finita, ma la sua vita può continuare oltre quel muretto su una sedia a rotelle.

Combattivo e sempre di buon umore lo svizzero brevetta una serie di progetti che agevolano la guida dei disabili. Non rinuncia al mondo delle corse, cimentandosi nel nuovo mestiere di commentatore sportivo e partecipando anche ad alcune gare rallystiche. Poi il 15 dicembre 2006 le agenzie battono una notizia che a tutti spegne il cuore. Un incidente stradale sulla A1, un tamponamento a un TIR ha portato via Clay per sempre a 67 anni. L'autopsia spiega che è un malore la causa della morte e del successivo tamponamento. Ma a noi piace pensare che se ne è voluto andare come ha vissuto, al volane di un'auto e con un muro davanti a sé.


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