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Clima: addio alle mezze stagioni? L’Italia sempre più divisa tra alluvioni e siccità. L’area del Po quella più a rischio

Creato il 12 marzo 2016 da Stivalepensante @StivalePensante

Meno pioggia, ma precipitazioni violente e concentrate in alcuni periodi dell’anno. Siccità estive sempre più marcate su Alpi e Pianura padana, dove le magre prolungate del Po potrebbero mettere in ginocchio agricoltura e zootecnia. Generale incremento della temperatura media in Italia, nel corso di questo secolo, fino a 6°C nello scenario peggiore (ovvero, proseguendo sul trend attuale delle emissioni di gas serra), e aumento dei periodi aridi in Calabria, Toscana, Veneto. Questo, in sintesi, lo scenario tracciato dal gruppo di lavoro coordinato da Paola Mercogliano del Centro Euromediterraneo per i Cambiamenti climatici (Cmcc).

(gazzettadireggio.gelocal.it)

(gazzettadireggio.gelocal.it)

Clima: addio alle mezze stagioni? L’Italia sempre più divisa tra alluvioni e siccità. L’area del Po quella più a rischio. Secondo gli scenari elaborati dagli scienziati dovremo fare i conti con un‘Italia senza più “mezze stagioni”, e questa volta per davvero. Ma come si vive in un Paese il cui clima passa da un estremo all’altro? Con ombrelli in mano e stivali ai piedi, ma tenendo in borsa cappelli da sole e ventagli per combattere la calura in arrivo, e viceversa. Ma il problema non si limita ovviamente all’abbigliamento o alle abitudini di vita: l’impatto più evidente è quello sulle aree agricole e quindi sul cibo, ma anche sulla produzione di energia idroelettrica e industriale.

E’ previsto, infatti, un aumento di periodi aridi, caratterizzati cioè da giornate consecutive senza precipitazioni particolarmente significative, in regioni quali la Toscana, Calabria, Sardegna, Veneto e arco alpino. Tali periodi potrebbero aumentare anche fino al 30%, secondo lo scenario “medio” (lieve aumento delle emissioni) in Toscana, giungendo fino all’80% per lo scenario peggiore, sempre in Toscana. Nello scenario più pessimistico, che vede nel 2100 i gas climalteranti di 4-5 volte più alti dell’era preindustriale, i modelli indicano un aumento delle temperature fino a 8 gradi, mentre le precipitazioni diminuiranno del 20-30%. Con uno scenario meno pessimistico gli esperti prevedono per il nostro Paese una diminuzione delle precipitazioni soprattutto al nord.

Singolare il caso del bacino del Po, dove sono previsti due rischi opposti nella stessa zona: rischio alluvioni in autunno e inverno, aumento del rischio dei periodi di magra in estate. Gli effetti delle magre sono stati già osservati ad esempio nel 2003 quando la mancata produzione di energia idroelettrica ha provocato perdite per 280 milioni di euro, mentre la siccità del 2007 sempre per lo stesso comparto ha registrato una cifra di 670 milioni di euro. Nella zona di Pontelagoscuro le settimane di magra saranno 4 volte quelle attuali.

Altra conseguenza temuta e sempre più probabile sarà l’inversione marina, con l’ingresso del cuneo salino lungo il fiume a causa della diminuzione della portata d’acqua dolce, con danni per agricoltura e industria. Quindi, in sostanza, per il Po si prospettano oltre due mesi di magra in estate, quando evaporazione e traspirazione mettono a dura prova le coltivazione e l’afa provoca evidenti difficoltà per l’industria zootecnica.

Nell’ultimo trentennio del XXI secolo (2071-2100), nei mesi estivi le regioni settentrionali della nostra penisola potrebbero mediamente registrare incrementi addirittura maggiori di 6°C. Le precipitazioni invernali al nord e in particolare in Liguria, secondo lo scenario “medio” aumenteranno, andando oltre i 4-5 millimetri al giorno nello scenario più pessimista (con maggiori emissioni di gas serra), accentuandone così la stagionalità. Si verificherà un incremento degli eventi meteo estremi, come i periodi aridi, caratterizzati cioè da giornate consecutive con precipitazioni inferiori a un millimetro al giorno che, in regioni come la Toscana, potrebbero aumentare tra il 30%, secondo lo scenario “medio”, e giungendo fino all’80% per lo scenario pessimistico.

Con questi scenari, in campo agricolo colture come la vite e l’olivo subiranno pesanti ripercussioni: l’areale della vite tenderà a spostarsi verso Nord e in altitudine, mentre per quanto riguarda l’olivo lo scenario è quello dell’anticipo delle fioriture e situazioni critiche per i lunghi periodi di siccità che potrebbero causeranno inevitabilmente l’incremento della richiesta di acqua da irrigazione.

Intanto, i centri di ricerca più autorevoli come il Giss della Nasa e il Noaa hanno confermato l’anno 2015 come il più caldo mai registrato sulla Terra (i dati scientificamente attendibili esistono a partire dal 1880). Superati tutti i record precedenti, sia quello del 2005 che del 2010 e del 2014. Tendenza confermata nel gennaio 2016, di ben 1,3°C superiore alla media tra il 1959 e il 1980 (fonte Giss Nasa). Il cambiamento climatico è una delle minacce più devastanti per gli ecosistemi, la biodiversità, la straordinaria ricchezza della vita sulla Terra grazie alla quale deriviamo il nostro benessere e il nostro sviluppo e la vita di centinaia di milioni di persone sul pianeta. (ADNKRONOS)


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