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Coerenza, fatica, speranza

Creato il 06 febbraio 2010 da Dallomoantonella

Oggi potremmo riflettere  su tre virtù intimamente connesse:  la coerenza, la fatica, la speranza.

Innanzitutto perché vorrei potere approfondire proprio questi tre aspetti del vivere quotidiano?  Perché questi tre volti della vita  convivono strettamente a contatto  con il pensiero equilibrato, ossia chi  vive nell’ottica  di una filosofia  così come  nei giorni precedenti  si è  argomentato,  deve continuamente misurarsi con il bisogno di coerenza,  con il bisogno di fare fatica e con il bisogno della speranza.

Perché la coerenza: perché non si può parlare di correttezza, di  rispetto dell’altro e di giustizia se non si è minimamente coerenti; non si parla della coerenza ad un modello esterno che ci viene propinato da chicchessia, si sta parlando di modelli interni che scegliamo di fare propri. 

Perché il bisogno di fare fatica: può sembrare banale  ma la saggezza degli antichi non può essere certo smentita; tutto il mondo mitologico con le sue  avventurose figure  esprime  questa necessità, ossia non c’è conquista che possa avere un valore e che possa perdurare nel tempo senza che sia costata la fatica della propria realizzazione, non solo intesa come fatica dell’impegno a fare, ma anche intesa come fatica dell’impegno a rispettare. Che cosa mai si sarebbe chiamati a rispettare? Per esempio i sentimenti degli altri, del nostro prossimo; per esempio i codici d’onore; per esempio le proprietà altrui…e si potrebbe continuare nella lista.

Perché la speranza: ecco il terzo e   più importante passaggio.  Dopo l’elogio della coerenza, ossia di chi conosce il valore delle parole e dei gesti e vuole conservarsi fedele; dopo l’elogio della fatica, ossia di chi conosce il valore dell’essere degno del proprio comportamento; ecco quasi a volere bilanciare il quadro della situazione l’elogio  della speranza. Ci si può domandare che cosa si abbia a dovere sperare e se sia indispensabile  arrivare  all’esercizio  della speranza;  la mia risposta è che non c’è futuro senza speranza.

Che cos’è allora il futuro? Il futuro è la possibilità del cambiamento, la possibilità del cambiamento è il bisogno  di potere migliorare le proprie condizioni e questo richiude il cerchio or ora iniziato; si era partiti dal dovere  di rispettare un modello scelto e fatto proprio, si arriva al pensiero che questo comportamento non è di per sé garante di felicità  ma garante di  premessa  alla felicità stessa.

Cosa significa? Significa che  l’essere  che vuole diventare felice (felici non si nasce, ci si costruisce)  deve   superare innumerevoli scogli, piccoli o grandi che siano e deve mettersi in attesa, aspettando il suo turno. Nessuno di noi può sapere quando detta felicità intesa come  perfetta fusione  di ciò che sentiamo con quello che pensiamo  sia pronta a caderci addosso;  l’importante è di non rinunciarci, è di sapere aspettare.

 


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