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Col 22% di Marino, il 15% di Alemanno e il 6% di De Vito, che elezioni sarebbero?

Creato il 29 maggio 2013 da Laperonza

 

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Ma via, la faccio pure io una piccola analisi del voto. L’hanno fatta tutti, perché io no? Mi baserei su Roma perché è il risultato più sorprendente e, forse, significativo. Sappiamo che solo il 52,80% dei Romani è andato a votare. Questo pone il primo punto di riflessione: a parte il derby, cos’è accaduto a Roma? Grossomodo quello che è accaduto nel resto d’Italia: la gente, per qualche ragione, non ritiene più importante esprimere il proprio voto, esercitare il proprio diritto democratico. Forse perché era più importante godersi la bella giornata, forse perché gli Italiani sono stanchi di vedersi rappresentati da inetti e disonesti, forse tutti, ma proprio tutti, hanno deluso le aspettative.

Andiamo al voto: Marino, candidato del Pd, prende il 42,60% dei voti e arriva primo anche se non vince e deve andare al ballottaggio con il sindaco uscente Alemanno che raccoglie appena un misero 30,27%. Misero, dicevo, il risultato di Alemanno ma anche quello di Marino non scherza. Proviamo a proiettarlo considerando l’astensionismo e scopriamo che, in realtà, ha votato per Marino solo il 22,49% dei votanti e per Alemanno appena il 15,98%. Dati spaventosi. Che dire, allora, di De Vito, candidato del Movimento 5 Stelle, terzo in classifica ed escluso dal ballottaggio per via di un vergognoso 12,43% che diventa, per il meccanismo di cui sopra, appena il 6,56%?

Tutti i candidati prendono percentuali di voti ridicole. Eppure uno di loro vincerà e sarà sindaco pur rappresentando una minoranza. Perché la maggioranza vera non gli avrà votato. Ciononostante il Pd canta vittoria, il Pdl borbotta e Grillo se la prende con gli elettori stupidi. Ma gli elettori, forse, così stupidi non sono: piuttosto che votare la solita sbobba o il nuovo che si è dimostrato incapace di mantenere le promesse, intelligentemente ha fatto altro. Come condannarli?

Luca Craia


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