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"Col web le imprese arrivano ovunque"

Da Smconsulenzaweb


«Alcuni giovani artigiani hanno scelto internet per sfidare la concorrenza a basso costo. Hanno trovato nuova clientela all’estero, hanno scoperto che c’è gente disposta a a pagare qualcosa di più per la qualità». Aprendo una finestra online, con un profilo Facebook, un canale Youtube e il marketing virale sono riusciti a trovare nuovi sbocchi. «Col web si può fare assicura il vicepresidente di Google per Europa Meridionale e Orientale, Medio Oriente, Africa -. Peccato che non tutti lo sappiano, in particolare in Italia».
Il manager sarà tra i protagonisti dal 25 maggio al Digital Experience Festival di Torino. Il programma della manifestazione è appena stato presentato. Il top manager rivela che appena il 15-20% delle piccole e medie imprese nazionali usa Internet per aprirsi il mercato. «Si tratta di un business di servizi che, di qui al 2016, raddoppierà la dimensione in percentuale del pil, anche in paesi in crisi come Grecia e Spagna». In Italia arriverà al 5,3% del prodotto interno. «Potrebbero essere 3-400 mila nuovi posti», stima. Senza contare quelli che derivano dall’effetto di moltiplicazione trasferito nei settori produttivi.
Qual è la formula?
«Occorre far sì che le aziende dispongano di siti capaci d’essere la loro vetrina nel mondo. L’87% dei consumatori va sul web prima di effettuare un acquisto. Il beneficio di esserci mi pare chiaro».
Anche per i piccoli?
«Il vantaggio di internet è che la dimensione non è più così determinante. Sino a pochi anni fa, occorreva essere grandi per andare all’estero. Ora un sito efficiente equivale ad uffici in ogni angolo del pianeta».
Non manca il faccia a faccia?
«Non è un problema per tutta una serie di prodotti. L’auto, i vestiti o le tecnologie si continuano a comprare di persona. Però il web ha un ruolo crescente nella comparazione dei prezzi. Crea una maggiore intimità fra chi vende e chi compra. Un tempo se pensava all’e-commerce come a un sostitutivo della vendita diretta. Oggi è parte di un tutto più ampio».
Come reagiscono le imprese al nuovo che avanza?
«L’esperienza dice che più c’è crisi e più si presta attenzione ai risultati. Nelle difficoltà economiche aumentano le ricerche perché si cerca di ottimizzare la spesa. Si punta a spendere meno e ad assicurarsi il meglio. Per le imprese sono opportunità di espansione, per farsi conoscere ed essere sul mercato».
Per quale ragione l’Italia è indietro rispetto all’Europa?
«Una delle ragioni possibili è che la nostra economia resta legata al contante, forse anche per la componente in nero che vuole evitare la tracciabilità. Poi c’è che l’offerta è ancora ridotta, Amazon ha aperto da poco, ad esempio. Però non bisogna farsi ingannare dalle medie. Al Nord ci sono aree più competitive».
Espansione sicura, dunque?
«InItaliailnumerodiricerchefinalizzatealconsumostacrescendo. Un caso da seguire è il turismo, da noi non c’è ancora la pratica di portare le nostre località sul web. La Grecia lo ha fatto, con successo. Qui servirebbe un’azione delle autorità locali.Abbiamounmarchioitaliano forte. Non sostenerlo sul web è perderepossibilità».
Aiuterebbero sgravi per gli investimenti su Internet?
«Non sono fondamentali, non quanto l’educazione agli affari, far capire che nulla è così dinamico come internet. Le località più visitate sono quelle presenti sul web. Google offre le tecnologie per costruire i siti e per far comunicare le persone, siamo un gruppo che lavora sui risultati, paghi solo se ottieni ciò che hai chiesto. Siamo misurabili, non è possibile mentire.

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