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Colette la vagabonda e le altre

Creato il 04 aprile 2015 da Sweetamber

Sto leggendo La vagabonda di Colette e mi sto di conseguenza interessando alla scrittrice francese, il cui vero nome era Sidonie-Gabrielle Colette che in questo testo, uscito a puntate su di una rivista francese nel 1910, sotto lo pseudonimo di Renée, artista ballerina e mima in un café parigino, racconta le sue reazioni e sensazioni connesse al divorzio e al mondo del piccolo spettacolo francese che la stessa Colette frequentò nei primi anni del novecento.

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La figura di Colette, complessa e affascinante allo stesso tempo, viene assimilata a quella di una donna libera nel più profondo senso del termine, disinibita senza volgarità e in grado di competere per intelligenza alla figura del maschio. Colette era bisessuale, etero quando sposata con uno dei tre mariti ma, secondo alcuni, lesbica in tutto e per tutto. Intrattiene una relazione non solo artistica con Mathilde de Morny, una componente della bella vita parigina amante degli spettacolini di mimo e danze a cui prendeva parte assieme a Colette.

Colette, come Mathilde de Morny (detta Missy), amava vestire come un uomo, nonostante le sue esibizioni prevedessero quasi sempre pochi stracci succinti e un pesante trucco da teatro, volendo in tal modo affermare il proprio valore artistico e letterario non insistendo sulle civetterie tipiche di un certo genere femminile ma sottolineando la natura umana di quella che all’epoca veniva identificata come oggetto anziché come mente pensante.

Mi ha ricordato un poco figure come Simone de Beauvoir o come Marianne Breslauer nei suoi scatti a Annemarie Schwarzenbach, la quale vestiva da uomo e si atteggiava a modi maschili amando farsi fotografare in giacca e cravatta.

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Anche l’artista Frida Kahlo, tanto per continuare questo brevissimo excursus sull’argomento, amava molto vestire come un uomo nelle fotografie

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La vagabonda in questo senso sottolinea la doppia natura di donne con quella forza interiore che da la spinta per poter autoaffermare la propria libertà a scapito di tante sofferenze di natura psicologica e sociale più che economica.


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