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Colombari, ma bello

Creato il 24 novembre 2010 da Mapo
Dieci minuti fa ero ad una mostra fotografica. Dicendo "dieci" so che potrei apparire un po' approssimativo, ma, vi assicuro, lo sono solo in parte. Spazio Forma Foto, infatti, si trova in piazza Tito Lucrezio Caro 4, esattamente a 5 minuti di cammino da casa. Aggiungendoci il tempo di aprire il portone, chiamare l'ascensore, aspettarlo, salirci, premere il pulsante giusto, attendere che si richiuda la porta scorrevole (quei secondi sono i più interminabili della giornata), aprire la porta di casa, sedermi e sollevare lo schermo del portatile (già acceso), aggiungendo tutto questo, dicevo, a 10 minuti dovremmo esserci. Fin qui niente di strano, se non che, alla mostra c'era Martina Colombari. L'evento in se, mi rendo conto, potrebbe comunque apparire relativamente normale se letto in un blog e non vissuto, circa 12 minuti fa, in prima persona. Ad aggiungere un po' di pepe potrebbe contribuire il fatto che le foto esposte avevano come soggetto il volto di Martina Colombari, le tette di Martina Colombari, il sedere di Martina Colombari ed erano scattate da Martina Colombari. Ammetterete che tutto questo ne fa, anche solo nel microuniverso di una singola stanza una singola sera di novembre, una qualche genere di vip, a pieno titolo.
Colombari, ma bello
In sostanza hanno messo in mano alla ex miss italia una macchina fotografica automatica della Canon (che sponsorizza il progetto) e lei, quasi per gioco, ha "accettato la sfida e si è lanciata nel mondo della fotografia, la sua è un’esplorazione intima, un guardarsi allo specchio alla ricerca di un estetica capace di confrontarsi con i contenuti e i valori.Allo specchio, Martina, si è guardata di sicuro (vd foto). Quello che mi è sembrato un po' strano, in tutto questo, è stata la scena surreale di vedere questa donna bellissima, in un elegante abito nero, lungo, in piedi al centro di una stanza con un calice di prosecco in mano a chiaccherare normalmente con avventori e fotografi dilettanti, mentre sullo schermo alle sue spalle scorrevano fotografie sfocate di capezzoli e glutei. Suoi."Surreale, ma bello" direbbe lo Hugh Grant di turno se fossimo nel bel mezzo di Notting Hill. E, la citazione, non è del tutto casuale.Sono passati pochi secondi dopo la fine della mini chiaccherata davanti al pubblico "sull'importanza della fotografia come vettore di concetti nel mondo contemporaneo in cui siamo già pieni di stimoli e immagini che ci bombardano ogni giorno" e sulla "centralità della macchina fotografica a scapito dei software di fotoritocco che tolgono naturalezza all'immagine rendendola sofisticata e quindi meno autentica". Martina esce dalla saletta dove ha appena finito di parlare, resa bollente dai riflettori, e mi passa a qualche cm di distanza, mentre io sono ancora spalmato contro il muro dove mi sono fermato ad origliare tra decine di flash.E' una sensazione strana, come se, nel mezzo, ci fosse uno schermo invisibile: quello della TV, dietro il quale, da sempre, sono sempre stato abituato a guardarla. Verrebbe voglia di allungare una mano per provare a vedere se un sottile strato di vetro trasparente non ci sia davvero, ma qualcuno potrebbe non prenderla bene. E' in un momento come questo che uno potrebbe tranquillamente versarle addosso uno dei bicchieri di vino bianco offerti per l'inaugurazione, come fosse succo d'arancia all'angolo tra due strade nel centro di Londra.

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