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Colonne Sonore – Solo Dio Perdona

Creato il 30 maggio 2013 da Oggialcinemanet @oggialcinema

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Solo Dio perdona, la Colonna sonora

Drive si è rivelato uno dei cult movie più clamorosi e amati degli ultimi anni. Merito della regia impressionante del danese Nicolas Winding Refn, di un Ryan Gosling tanto laconico quanto iconico, di una Carey Mulligan di cui è impossibile non innamorarsi, ma anche di una colonna sonora davvero folgorante. La soundtrack di Drive sfoggiava una serie di pezzi memorabili di pop elettronico dai forti richiami agli anni Ottanta e allo stesso tempo attuali, oltre alle musiche originali del compositore in fortissima ascesa Cliff Martinez. Un lavoro che suonava come un incrocio ideale tra le colonne sonore di Giorgio Moroder e quelle di Angelo Badalamenti e che naturalmente ha fatto gridare al miracolo.

Dopo le lodi di critica e pubblico ottenuti con Drive, il regista Refn ha ricevuto un’accoglienza parecchio più fredda all’ultimo Festival di Cannes con il suo nuovo lavoro, Solo Dio perdona – Only God Forgives. In sala sono piovuti fischi e le critiche ci sono andate giù pesanti. La parola più ricorrente nelle varie recensioni sembra essere una sola: “delusione”. In attesa di vedere la pellicola, in arrivo nelle sale italiane dal 30 maggio, per quanto riguarda la colonna sonora si può parlare proprio di… delusione. O quasi.

Oltre a Ryan Gosling come protagonista, Refn ha confermato in questa nuova pellicola anche l’autore della colonna sonora, Cliff Martinez. I risultati sono però inferiori alle attese e la sensazione è che questa soundtrack non riuscirà a trasformarsi in un nuovo cult assoluto come quella di Drive. Una volta preso atto del confronto perso con la precedente soundtrack capolavoro, va comunque detto che non ci troviamo di fronte a un lavoro malvagio o privo di spunti di interesse, tutt’altro.
Cliff Martinez sa costruire atmosfere avvolgenti e tese come pochi altri compositori contemporanei e con lo score originale realizzato per Solo Dio perdona ce ne offre una nuova convincente dimostrazione. Questa volta l’autore si è spinto ancora più in là, con suoni a tratti inquietanti in grado di riportare alla mente le musiche dei Goblin per i film di Dario Argento, come nella spaventosa “Wanna Fight”. A Martinez non si può quindi rimproverare nulla. A mancare a questo giro è piuttosto una selezione musicale di pezzi grandiosa come quella precedente, con canzoni come “A Real Hero”, “Under Your Spell” e “Nightcall” che ancora adesso risuonano nelle nostre teste.
Il sound di Only God Forgives sa comunque affascinare parecchio, soprattutto nei momenti più orientaleggianti, come nella bella ballata “Falling in Love”, cantata dalla popstar thailandese Yayaying Rhatha Phongam, presente anche nel cast del film. La vera chicca arriva però solo con l’ultimo brano, la sognante “You Are My Dream” di Proud. Se l’intera colonna sonora non riesce a replicare la magia di Drive, almeno un brano davvero memorabile lo possiamo trovare pure qui e quindi sì, un po’ di delusione c’è, ma se non altro è solo una mezza delusione.

Ecco la tracklist dei pezzi contenuti nella soundtrack di Solo Dio perdona – Only God Forgives:
1. Only God Forgives – Cliff Martinez Feat. Gregory Tripi
2. Ask Him Why He Killed My Brother – Cliff Martinez Feat. Gregory Tripi
3. Chang and Sword – Cliff Martinez
4. Chang Vision – Cliff Martinez Feat. Gregory Tripi
5. Do As Thou Will – Cliff Martinez
6. Can’t Forget – Cliff Martinez Feat. Mac Quayle and Vithaya Pansringarm
7. Crystal Checking In – Cliff Martinez Feat. Gregory Tripi
8. More Hands – Cliff Martinez
9. Sister Part 1 – Cliff Martinez Feat. Gregory Tripi
10. Take It Off – Cliff Martinez Feat. Mac Quayle
11. Leave My Son In Peace – Cliff Martinez Feat. Gregory Tripi and Mac Quayle
12. Falling In Love – Cliff Martinez Feat. Gregory Tripi and Ratha Phongam
13. Crystal and the Bodybuilders – Cliff Martinez
14. Ladies Close Your Eyes – Cliff Martinez Feat. Gregory Tripi
15. Bride of Chang – Cliff Martinez Feat. Mac Quayle
16. Wanna Fight – Cliff Martinez
17. You Are My Dream – Proud

di Marco Goi


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