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Colpa delle statue

Creato il 28 gennaio 2016 da Ilbocconianoliberale @ilbocclib

Il gesto, alquanto singolare, di nascondere i nudi di epoca Classica custoditi nei Musei Capitolini segna un ennesimo atto di genuflessione da parte dell’Italia (e se vogliamo, dell’Occidente tutto) alla potenza dell’Iran.

E così si scatena il putiferio: da una parte troviamo i partiti di destra, in prima battuta la Lega Nord, i quali non perdono occasione di denunciare le contrapposte forze politiche, per “un ennesimo atto di sottomissione ad un cultura che non è la nostra”; dall’altra, invece, abbiamo un Governo che definiremmo, per utilizzare un’espressione manzoniana, azzeccagarbugli, fra le smentite del Ministro della Cultura Dario Franceschini (è stata “una decisione incomprensibile”, “Non ne sapevamo nulla”), l’ira del premier Renzi (“Qualcuno pagherà!”, della serie “statevi attenti”) e l’accusa al capo del cerimoniale.
Dal canto suo, il presidente Rohani ha dichiarato, con gran spirito diplomatico, di non aver espresso alcun desiderio al riguardo, ringraziando poi “gli ospitali italiani che cercano di rendere il soggiorno dei loro ospiti il più piacevole possibile”.

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Comune denominatore caratterizzante l’intera faccenda è, ancora una volta, la volontà di concentrarsi soltanto sulla ricerca del potenziale “colpevole” piuttosto che riflettere in maniera critica e consapevole sull’accaduto.

Mi permetto quindi di tirare in gioco un padre secolare della filosofia politica come John Stuart Mill, liberale radicale le cui idee e il cui approccio, nonostante non abbiano trovato soluzioni al terrorismo dell’età moderna o al multiculturalismo, ci forniscono il giusto spunto per riflettere sui problemi della nostra società e sulle possibili soluzioni a questi ultimi.

Egli, nel suo più celebre saggio On Liberty, ci fa pensare di più e in maniera più critica circa l’idea che ci sia qualche elenco dei beni o diritti irrinunciabili che si applicano in ogni società. Allo stesso tempo, sostiene una rappresentazione dei criteri etici fondamentali che devono entrare nella nostra valutazione quotidiana su ciò che si può e deve essere fatto, qui e ora, in relazione alla nostra era.

Ed ecco allora, che il complesso gioco di compromessi con l’Iran non giustifica in alcun modo questo eccessivo compiacimento motivato solamente dal mero desiderio di condurre affari miliardari con la potenza mediorientale. E’ eticamente vietato mettere da parte i nostri più profondi valori al fine di salvaguardare i rapporti politici fra due nazioni.

Maneggiare in maniera così opportunistica la libertà artistica, simbolo imprescindibile della libertà in senso lato, non dimostra altro che un nostro ennesimo “deporre le armi” in questa battaglia intellettuale (e badate bene, mica nucleare), quasi a voler rinnegare le nostre radici.

La pavidità intellettuale e il servilismo culturale, non possono essere giustificati in alcun modo: questa non è tolleranza, questa è sottomissione ideologica, punto.

Luigi Falasconi


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