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Colpire la nuora sardista perché compranda la suocera Pd

Creato il 29 giugno 2012 da Zfrantziscu

La parte più italianista del Pd in Sardegna si sta scagliando in questi giorni, apparentemente, contro gli indipendentisti e, in particolar modo, contro il Partito sardo. Lo hanno fatto Francesco Pigliaru e Giorgio Macciotta, in due articoli su La nuova Sardegna. Le loro tesi sono tutt’altro che nuove e ruotano intorno a due concetti: il Psd’az è corresponsabile del “malgoverno di Cappellacci”, la Sardegna da sola non ce la farebbe. Il primo è ininfluente e con un progetto sovranista c’entra nulla, non perché falso ma perché non considera che cosa sarebbe capitato della loro ostilità al sovranismo nel caso in cui il Psd’az fosse alleato del Pd. Dell’altro concetto si parla, devo dire con noia, da decenni, ma se si vuole sentire, a proposito, la campana di un sovranista, consiglio la lettura del piccolo saggio (Oggi scende in campo Macciotta contro di noi, ma sbaglia i conti economici e politici) pubblicato da Paolo Maninchedda sul suo blog. Ma, dicevo, il bersaglio a me sembra più apparente che reale. È probabile che i due esponenti della sinistra intendano imputare la battaglia sulla sovranità della Sardegna a uno scontro fra la destra (depositaria del sovranismo, insieme a quanti, come una parte della stessa sinistra, “fanno il gioco della destra”) e la sinistra, difensora della immutabilità della Costituzione italiana. O, in maniera meno schematica, che intendano ripetere, adeguandola ai tempi, la campagna che nell’immediato dopo guerra la sinistra in Sardegna condusse contro l’autonomia regionale, cavalcata – si disse allora – dalla destra per conservare i propri privilegi di classe. Allora, la sinistra del Pci e del Psi cambiarono rotta per il deciso e pesante intervento di Togliatti in appoggio ai comunisti e ai socialisti autonomisti. Non mi pare che i sovranisti del Pd – contro cui mi paiono diretti principalmente gli strali di Pigliaru e di Macciotta – possano trovare una sponda romana per il progetto che, a quel che si sussurra, avrebbero in testa. Candidare alla presidenza della Regione la scrittrice in lingua italiana Michela Murgia che, come è noto, fa sfoggio del suo curioso indipendentismo: non-nazionalista, non-sardista, non-linguistico non-identitario ma solo economicista. Come dire: che male fa la nostra indipendenza? La nostra lingua è l’italiano, la nostra nazione è l’Italia, la nostra identità è quella che individualmente abbiamo e così e così. Che questa sia la soluzione vagheggiata da una parte importante della sinistra è cosa che ha ormai smesso di rumoreggiare solamente: c’è – assicura chi sta dentro le cose – un trust di cervelli che sta preparando l’uovo pasquale per l’anno prossimo, se non addirittura uno spuntino di fine autunno. E se è vero che a destra non pullulano i candidati alla successione di Cappellacci, la sinistra non è meglio messa nella ricerca di un successore di Renato Soru. Di qui, l’idea che sta girando da tempo: candidare chi darebbe un brivido indipendentista senza pagare lo scotto del dover poi attuare una politica indipendentista

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