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Come combattere i topi giganti delle Phi Phi Islands

Creato il 03 aprile 2014 da Marika L

I giorni trascorsi alle Phi Phi sono stati un po’ un viaggio su quell’isola che non c’è di cui tutti parlano, fatta di acque cristalline, buon cibo e vegetazione.
Con quell’aria un po’ selvaggia e spettinata che a me attira tanto.

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Le isole principali sono due: Koh Phi Phi Don e Koh Phi Phi Leh. Quest’ultima è visitabile durante le escursioni perché, al contrario della prima che funge da base di partenza per qualsiasi spostamento, essa è totalmente vergine (o quasi).
E’ stato qui mi sono tuffata nell’acqua più bella che abbia mai incontrato i miei occhi ed è incredibile se detto da una che quando è stata ai Caraibi ha assaggiato l’oceano per assicurarsi che fosse vero.
Avete presente la scena di “The beach” in cui Leonardo Di Caprio corre a piedi nudi nella giungla fino ad arrivare ad una spiaggia mozzafiato?

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In quel momento il nostro Leo aveva appena aperto il sipario su Maya Bay.
Sono sincera se vi dico che sto facendo fatica a trovare le parole per descriverla o le immagini per renderle giustizia e, forse per la prima volta, ho messo piede in un luogo di cui davvero non riesco ad esplicarne la bellezza.
Vista dall’alto, Maya Bay appare quasi incastonata in una corazza di rocce che, maestose ed imponenti, la tengono al sicuro nel loro abbraccio.

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(immagine presa dal sito http://worldtripsluca.altervista.org)

Ma come sempre succede, ciò che è bello attira i turisti e le tante, troppe barche ostruiscono quel paesaggio, quasi come fosse un quadro perfetto rovinato dal restauro. La prima cosa che ho pensato quando mi sono trovata di fronte ad una spiaggia fantastica nella quale, tuttavia, era quasi impossibile fare il bagno (le long tali boats arrivano fino al bagnasciuga) è stata: la natura crea, l’uomo distrugge.
Non mi lamento -sono stata anche io solo un’ospite di quel Paradiso- ma credo che chi ha avuto la fortuna di assistere a tale scenario in solitudine, ne stia conservando un ricordo ancora più emozionante.

La barriera corallina rende lo snorkeling l’attività ideale per un soggiorno alle Phi Phi Islands ed i suoi abitanti vestono colori sgargianti e forme stranissime.
Provate a gettare una mollica di pane nell’acqua: un numero spropositato di pesci si avvicinerà a voi facendovi riflettere su come, la Thailandia, sia perfetta da ogni angolazione e profondità.
Sul livello del mare e sotto di esso.

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Koh Phi Phi Don è quella che noi chiameremmo “cittadina di mare”, con negozi, ristoranti e resorts che dominano il lembo di cemento a contatto con l’acqua.
Ma è dopo il tramonto che quest’isola da il meglio di sé. Ero convinta di trovare soprattutto famiglie e coppie, eppure mi stavo sbagliando ancora una volta.
Al calar del sole un numero impressionante di ragazzi provenienti da tutte le parti del mondo si riversa nelle strade, occupando i molteplici pubs e locali all’aperto e non.
Tutto ciò è dovuto al fatto che anche qui si trovano sistemazioni davvero economiche e guest houses di tutto rispetto.

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Di come raggiungere le Phi Phi Islands ne ho già parlato, ma quello che non ho scritto è ciò che questo luogo ha trasmesso a me, le emozioni che ho provato nel riscoprirmi sempre più curiosa. Che poi a me piace mettere il naso nella vita di un popolo diverso dal mio, mi piace fermarmi a fare due chiacchiere con il cameriere del ristorante, il ragazzo che si fa carico dei tuoi bagagli e quello che ti porta in escursione. Mi piace osservare, captare le differenze, adattarmi alle abitudini.
Qui ho trovato pane per i miei denti perché anche i thailandesi sono, come me, un popolo di ficcanaso. Più volte è capitato che qualcuno ci venisse vicino per farsi i fatti nostri, in senso buono ovviamente.
Mi ha fatto sorridere un ragazzo che ci ha chiesto di dove fossimo e che quando Diego gli ha risposto “Napoli” ha tirato fuori dalla tasca tutto esaltato un foglio per mostrargli la scommessa che aveva fatto: vittoria del Napoli contro il Torino.
L’ho trovata una cosa buffa, mi ha fatto sorridere.
Come se io facessi scommesse sul campionato, non so, dell’Uzbekistan. Ma queste sono cose da uomini e magari è pure normale e sono io che non ho la “mentalità”.

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La notte della partita è successa un’altra cosa. Dico notte perché per via del fuso orario il mio fidanzato, che non rinuncia al suo più grande amore nemmeno dall’altra parte del mondo, si è piazzato davanti la televisione all’una e quando per caso mi sono svegliata l’ho trovato con un’espressione perplessa sul viso.
Ho poi scoperto che un simpatico topolino più o meno della stazza di un gatto grasso (chi ha visto i topi thailandesi capirà) aveva scelto il nostro bagno come casa e che tra loro due c’era stato uno scambio di sguardi per la rivendicazione del territorio. Premetto che la nostra camera consisteva in una casa sull’albero, immersa nella natura più selvaggia, con tanto di albero che si faceva spazio nel pavimento di legno del terrazzino. Quando siamo andati alla reception a dire “There’s a giant mouse in the bathroom!” loro ci hanno guardato con un’espressione che, sono sicura, poteva significare solo una cosa: hai voluto la bicicletta? Pedala!

Il giorno dopo abbiamo trovato un altro topo, nello stesso identico punto.
Ma si sa, viaggiare è anche questo: Imparare a sorridere degli imprevisti.
Ed andare in bagno con una mazza di bamboo a portata di mano.

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