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Come dissetare il mondo : progetti di ecomanager

Creato il 11 novembre 2011 da Madyur
Goerges Mougin , ecomanager, ha lanciato l’idea di bere l’acqua degli iceberg. Ogni anno circa 15 mila iceberg si staccano dalla costa della Groenlandia , complice anche il cambiamento climatico. E allora perché non portarli fino ai tropici per dissetare il paesi più poveri?
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Finora il progetto si scontrava con lo scioglimento dell’iceberg. Tuttavia ricoprendo la parte emersa con un isolante geotessile e sfruttando il gioco delle correnti , la cosa è diventata possibile , addirittura conveniente. Secondo i dati della Dassault , per trasportare un iceberg di 6,5 milioni di tonnellate da Newfoundland alle Canarie alla velocità media di un nodo si impiegano 141 giorni , e solo il 38% del ghiaccio si scioglie durante il tragitto.
Acqua pura quella dell’iceberg, formata in 10 mila anni. Certo un po’ povera di sali, ma acqua pura. La società di Mougin tenterà il viaggio entro la fine dell’anno.
Sono anni che ecoingegneri cercano di assetare i Paesi più poveri della Terra. Il paradosso è che viviamo in un pianeta dove il 70% è acqua. Ma solo il 3% è dolce e solo l1% è potabile. Poca , ma potrebbe essere sufficiente se ognuno prendesse quel 1%.
Il 28 Luglio l’Assemblea Generale della Nazioni Unite ha dichiarato che l’accesso all’acqua è il diritto umano per eccellenza. Eppure di questo diritto non ne beneficia un sesto della popolazione. SE si compila un bilancio della povertà idrica , fra i paesi più a corto d’acqua figurano Somalia, Yemen, Gibuti e i paesi dell’area Subsahariana.
Nell’ultimo decennio gli aiuti internazionali per la sicurezza idrica sono passati dall’8 al 5%del totale delle donazioni. Piace investire in scuole e ospedali, meno in rubinetti e pozzi. Ma hanno sete anche i ricchi paesi del Golfo, che spendono un quinto dei proventi della vendita del greggio per produrre acqua pura con i dissalatori o succhiando l’acqua fossile dalle riserve sotterranee. Per bere e sostenere l’agricoltura locale e irrigare i golf. Infatti, se il 10% dell’acqua va per i consumi domestici , il 60% serve per irrigare i campi e il 30% per turismo, energia e produzioni industriali.
Il cambiamento climatico non risparmia la costa ovest degli Stati uniti , Paesi del Sud Europa e Australia. Questi paesi potrebbero intaccare il patrimonio di risorse idriche , come già succede in paesi come Egitto, Libano e Israele. Fino a oggi le nazioni hanno risposto con soluzioni costosissime come desalinizzare il mare o come deviare i fiumi o prosciugare i laghi. Ma le conseguenze si pagano in termini di salute , crisi agricole che portano a pericolose fluttuazioni dei prezzi delle derrate alimentari , emergenze umanitarie ed ecologiche. Come quelle del Lago d’Aral , prosciugato dall’impiego pressoché esclusivo dei fiumi che lo alimentavano per la coltivazione del cotone . Mentre in India e in Cina le falde sotterranee supersfruttate scendono a livelli allarmanti.
Le grandi Opere di canalizzazione e sbarramento vengono ritenute indispensabili per non lasciar morire di siccità intere regioni , ma su di esse è in corso anche un ripensamento. La Banca mondiale ha riconvertito parte delle risorse (1,1 miliardi di dollari) verso progetti di ecosostenibilità e maggior efficienza della gestione delle acque. La Cina ha riconosciuto , in un piano quinquennale, la priorità assoluta alla conservazione delle risorse idriche attraverso la riduzione degli sprechi e il miglioramento delle tecniche di irrigazione , a cui ha destinato investimenti per 400 miliardi di dollari.
Oltre al recupero della pioggia piovana , un altro obiettivo importante è l’uso di scarichi per irrigare i campi con problemi per la salubrità dei raccolti. Meglio usare le acque reflue per colture non alimentari. Oppure prevedere semplici metodi di filtraggio delle acque con sabbie e ghiaie , oppure con il tessuto del sari , come proposto da Rita Calwell dell’Università di John Hopkins.  Calwell , una sorta di Nobel per l’acqua, pensa che questo sistema di filtraggio potrebbe ripulire le acque contaminate dal batterio del colera e altri microrganismi.
Più difficile la clorinazione dell’acqua, da un parte la possibilità di eliminare il rischio di trasmissione malattie infettive, dall’altra il sapore sgradevole del cloro. Un altro sistema che arriva dall’Africa è la disinfezione solare , messa a punto nel 1991 dall’Istituto federale svizzero di tecnologia e scienze ambientali. Basta esporre l’acqua in bottiglie di plastica per 48 ore per ridurre drasticamente la carica batterica.
Secondo Allan , economista del King’s College di Londra, ogni paese deve produrre i beni a seconda della loro acqua. Ad esempio , perché la Giordania continua a sprecare acqua per coltivare banane quando potrebbe importarle dai paesi tropicali. Alcuni paesi come Cina, India , Corea del Sud ed Emirati del Golfo , hanno già imparato , acquistando in altri paesi ricchi d’acqua terreni agricoli per coltivare oltre confine cereali e  ortaggi. Il “Land Crabbing” ha già portato queste nazioni ad acquistare il 10% delle terre fertili del Sudan del Sud.
Certo la corsa all’acqua blu può sembrare una nuova forma di colonialismo , ma già si stanno effettuando possibili correttivi. Tipo in Etiopia dove il 60% del raccolto va ad una grande azienda saudita e il resto alla popolazione locale.

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