Come sempre la realtà è una via di mezzo, tanti freakkettoni impegnati a farsi, a rubare le statue nei templi, a commerciare ogni tipo di droga dentro e fuori dal Nepal ma anche tanta gente che trovò un luogo bello, antico e tranquillo, dove fedi tolleranti, riti partecipati, inducevano alla serenità. Poi era bello il viaggio, via strada, lento, con immense suggestioni: la Turchia, l’Iran, l’Afghanistan e l’incredibile Kabul, il Pakistan e l’India (il sogno di tanti). Magari una scappatina a Goa per un Full Moon party psichedelico, dove tanta gente si è persa, poi di nuovo in bus verso Kathmandu, il cui suono era già un mito.
In Nepal non c’era niente, tutto era essenziale rispetto all’Europa, costosa e consumista del boom economico; era un ritorno al passato, allora anche da noi distante pochi anni. Chi riusciva ad arrivare fra le risaie di Thamel con un autobus di seconda o terza mano, magari carico di frigoriferi e cucine, riusciva a guadagnare quanto bastava per vivere un anno, senza correre, senza stress.
Robi salì a piedi dall’India lungo l’antica carovaniera che parte da Bara (Terai e dalì in India) e raggiunge la Valle a sud (le strade erano, se possibile peggiori di adesso e il monsone le bloccava per settimane). La stessa via percorsa dai missionari italiani del 700 e negli anni ’30 da Giuseppe Tucci. Quando entrò nella Valle, progressivamente da villaggio a villaggio, quasi tutto sembrò d’entrare in una favola e, infatti, non si è più mosso da lì e ce lo racconta in questa intervista.
Fu il primo ad aprire un ristorante italiano, il Marco Polo che ebbe grande successo fra alpinisti e fancazzisti dell’allora esistente ambasciata italiana; nel suo piccolo ha dato a tanta ragazzotti gli strumenti e l’aiuto economico per imparare un lavoro e costruirsi un esistenza. Molti dei suoi dipendenti hanno aperto bakery, ristoranti o trovato lavoro negli hoetls a 5 stelle, che agli inizi degli anni ’80 comparvero nella capitale.
Pensare come è cambiato il mondo: viaggiare via strada in Iran e in Afghanistan è impossibile oggi; il Pakistan è sempre più pericoloso; Kathmandù è diventata una semi metropoli polverosa, inquinata e sovraffollata (di auto). E’ cambiata anche la gente, tutti più incazzati e alcuni violenti. Si sta discutendo, in questi giorni, se obbligare i trekkers (circa 100.000 persone all’anno) ad andare sulle montagne con guida e portatori locali (questa norma oggi valida per alcune aree quali l’alto Dolpo e il Mustang). Questa proposta è stata sollecitata da alcune ambasciate occidentali, dopo l’uccisione di alcune giovani donne e le minacce subite da altre. Due ragazze uccise nel Langtang e una nel Khumbu nell’ultimo biennio. Fatti mai accaduti con questa continuità.
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