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Come incide la crisi sugli studenti universitari? Più pendolari e meno lavoratori

Creato il 04 novembre 2015 da Stivalepensante @StivalePensante

La crisi morde anche lo studio universitario e fa crescere il pendolarismo dei nostri studenti, uno su due, mentre fa calare quelli che studiano e lavorano. E se tutto questo si unisce al calo dei contributi per il diritto allo studio, si evidenzia un’incidenza sul budget degli studi accademici. Il quadro emerge dalla Settima Indagine Eurostudent, periodica indagine scientifica promossa e co-finanziata dal Miur, che ha analizzato le condizioni di vita e di studio degli studenti universitari italiani.

(unisi-letterefilosofia.blogspot.com)

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Come incide la crisi sugli studenti universitari? Più pendolari e meno lavoratori. A conti fatti, rileva l’indagine, tre studenti su quattro vivono con la famiglia di origine, ma due di questi tre studiano da pendolari. Fra i pendolari, sono più della media gli studenti che provengono da famiglie in condizioni socio-economiche non privilegiate. Oltre la metà (50,1%) sul numero complessivo sceglie di studiare in un’altra città. Questi numeri, rileva l’indagine, mostrano come le famiglie in condizione economica modesta che hanno adottato strategie per fronteggiare la crisi, considerino l’istruzione superiore dei figli un investimento per favorire ‘l’ascensore sociale’.

E riparte la migrazione studentesca da Sud a Nord. In un caso su tre gli studenti hanno seguito una ‘strategia per il successo’, finalizzata a ricercare le migliori prospettive di riuscita dell’investimento di risorse economiche e personali, fatto dagli studenti stessi e dalle loro famiglie. “Ciò contribuisce -segnala l’indagine- a spiegare perché in questi anni la riduzione delle immatricolazioni abbia riguardato in maniera differente i percorsi disciplinari e le sedi di studio è perché sia cresciuta la cosiddetta ‘emigrazione per studio’ dal Sud al Centro-Nord. Un fenomeno, quest’ultimo, che tende ad accentuare pericolosamente il divario Nord-Sud”.

L’Indagine, rileva inoltre che negli ultimi anni è salita del 7% la percentuale di studenti provenienti da famiglie con livello di istruzione medio – alto (genitori diplomati o laureati) e da famiglie di ceto impiegatizio: oggi uno studente su tre proviene da famiglie di ceto impiegatizio. Uno studente ogni cinque ha almeno un genitore occupato come professionista. E uno studente su cinque proviene da famiglie con condizione lavorativa da ‘colletti blu’.

Riguardo il lavoro studentesco, in Italia è sceso del 30% in tre anni e del 40% al Nord-est. Poco più di uno studente su quattro svolge un lavoro retribuito oltre allo studio. Se nella precedente edizione dell’Indagine gli studenti con un lavoro retribuito erano il 39%, ora sono il 26%. “La riduzione di circa il 30% in tre anni, è frutto principalmente dell’impatto negativo della crisi economica sull’occupazione giovanile” osserva l’indagine.

L’Indagine segnala rilevanti cambiamenti nella diffusione delle tipologie di aiuti erogati: la quota di studenti che hanno avuto la borsa di studio è diminuita: solo il 10% degli studenti l’ha ricevuta nell’anno accademico di riferimento. Viceversa, è cresciuta la quota di studenti che hanno ottenuto l’esonero totale o parziale dalle tasse, dai contributi e dalla tassa regionale per il Dsu.

In generale, la possibilità di acquisire adeguate conoscenze pratico-professionali risulta per gli studenti un aspetto problematico dell’apprendimento. Questa situazione suggerisce un’indicazione ai policy makers per maggiori risorse all’Università da destinare all’ampliamento dell’offerta di stages e tirocini e di occasioni di scambi sia in Italia che all’estero, per acquisire quel portafoglio di competenze – hard e soft skills – che il mercato del lavoro richiede.

Riguardo il tempo dedicato allo studio è superiore alla media in quasi tutti i gruppi dell’area tecnico-scientifica. Il monte ore più alto è dichiarato dagli studenti dei gruppi medico, architettura e ingegneria, rispettivamente con 52,2; 50,1 e 47 ore/settimana. Il monte ore meno alto è dichiarato dagli studenti dei gruppi economico statistico, educazione fisica e insegnamento, e politico-sociale, tutti al di sotto delle 40 ore. (ADNKRONOS)


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