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Come nasce la moda?

Creato il 13 aprile 2011 da Susy @_talkischeap_

Come nasce la moda?

Buonasera a tutti/e.

Sono Maristella, una piccola blogger amica di Susy.

Data la mia carriera universitaria ho scelto di scrivere un piccolo articolo su come è nata la moda. Vedo tutti molto attivi in questo blog, ma forse pochi di voi sanno come nacque la moda e come oggi può essere classificata.

Lungi da me il volervi fare una lezione di sociologia o storia. Solo piccoli accenni che potremmo poi approfondire insieme.

Come nasce la moda?

Lo sviluppo della moda è stato reso possibile dallo sviluppo della CULTURA MODERNA e dei suoi principi democratici; infatti la vera moda è apparsa in Europa solo dopo la fine del Medioevo. I primi segnali di cambiamento si sono avuti con la comparsa della differenziazione dell’abbigliamento per i due sessi.

Il sociologo Lipovetsky propone una periodizzazione della moda come segue:

  1. Moda aristocratica (1300 – 1850)
  2. Moda dei cent’anni (1850 – 1960)
  3. Moda aperta (1960 ad oggi)

La prima viene chiamata così proprio perché era esclusiva della classe aristocratica. In quel periodo vigevano le leggi suntuarie che vietavano alle persone di classi inferiori di indossare indumenti destinati ai nobili (compresi anche oro e argento).

Con la Rivoluzione Francese, per fortuna, queste leggi vennero abolite e nacque così una moda di tipo industriale che permise un’ampia diffusione dei capi a tutta la popolazione.

Il secondo periodo è caratterizzato dalla nascita dei couturier; personaggi come Worth, Chanel, Poiret, Elsa Schiapparelli, Christian Dior, illuminano il periodo attraverso le loro creazioni. Semplici, lussuose o surrealiste che siano.

In Italia è il periodo del fascismo, che, grazie a Dio, rilanciò la nostra moda lottando contro l’importazione dei vestiti francesi e affermandosi all’estero con stilisti quali Gucci, Ferragamo, Pucci e le sorelle Fontana.

L’ultimo periodo, quello della moda aperta, è il più creativo e alla portata di tutti. Nasce in questo periodo il pret à porter o ready to wear. In Francia troviamo stilisti come Pierre Cardin, Yves Saint Laurent, Paco Rabanne; mentre in Italia geni come Fiorucci, Valentino, Albini, Krizia, Missoni, Fendi, Versace e l’imponente Armani.

Questo periodo è ulteriormente suddivisibile dagli anni ’90 ad oggi con nomi celebri quali Yamamoto, Bikkembergs, Romeo Gigli e Prada. Il vero cambiamento di questi ultimi vent’anni è meglio attribuibile alla nascita della moda veloce o fast fashion.

Zara, H&M, Motivi, Terranova, Conbibel, Pimkie, Promod, Miss Sixty, Diesel, Fornarina e molti altri che utilizzano la logica del pronto veloce, o addirittura, del pronto alla stanga.

Qual è la differenza?

Semplicissimo.

Programmato   Programmato + collezioni flash   Pronto semi-programmato   Pronto veloce   Pronto alla stanga

A sinistra troviamo tutte quelle marche che utilizzano una logica di filiera standard:

2 anni esatti dallo studio delle tendenze fino alla consegna delle collezioni nei punti vendita.

Ne sono un esempio Benetton, Sisley, Armani, Chanel, Bikkembergs, tutte le prime e seconde linee del pret à porter.

Muovendoci pian piano verso destra troviamo invece logiche sempre più veloci. Il Programmato + collezioni flash potrebbe essere rappresentato da una marca come Denny Rose, Stefanel che oltre al catalogo con la main collection inserisce delle collezioni flash (sempre però programmate da tempo) per eventi particolari quali il capodanno.

Il pronto semi-programmato è una via di mezzo utilizzata soprattutto da Pinko, Liu-Jo e Patrizia pepe. Marche che cercano di ridurre i tempi di produzione con un minore stoccaggio nei magazzini per riuscire a percepire le tendenze dei consumatori ed uscire con nuovi capi o vecchi capi rivisitati.

Zara, Mango e Conbipel utilizzano invece il sistema del pronto veloce. C’è una mini-collezione di stagione, programmata, alla quale si aggiungono flash settimanali o quindicinali di aggiornamento detto “al buio”. È un sistema che voi mi confermerete funzionare molto. Sia per il prezzo esiguo, sia per lo scarso impegno psicologico. Se infatti il consumatore dovesse sbagliare acquisto non si sentirebbe depresso, in quanto la spesa affrontata è stata minima e quindi non penserebbe di “aver buttato i soldi”.

Ultimo ma più moderno di tutti è il pronto alla stanga. Si caratterizza per la completa assenza di pianificazione, è una produzione totalmente “al buio” grazie alla quale si produce poco ma a ritmi incessanti. Il suo punto di forza è il gestire la velocità, Motivi, Promod ed H&M ne sono esempi. Tramite la lettura di sell-in e sell-out, il monitoraggio costante della domanda e l’adattamento al sistema di offerta offrono novità assolute oppure riassortimenti, sempre seguendo le tendenze in tempo reale. Nel caso ci fossero pezzi invenduti, essi verrebbero esposti durante il periodo dei saldi con uno sconto spesso intorno al 50% in modo da poterli comunque vendere e non rimanere con pezzi a magazzino.

 

Spero sia stato utile e poco noioso. Rimango a vostra disposizione per qualsiasi commento o curiosità!

A presto,

Maristella Carnio



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