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Come sassi in uno stagno

Creato il 27 aprile 2013 da Stanza51 @massimo1963
Come sassi in uno stagno
«Un sasso gettato in uno stagno suscita onde concentriche che si allargano sulla superficie, coinvolgendo nel loro moto, a distanze diverse, con diversi effetti, la ninfea e la canna, la barchetta di carta e il galleggiante del pescatore. Oggetti che se ne stavano ciascuno per conto proprio, nella sua pace o nel suo sonno, sono come richiamati in vita, obbligati a reagire, a entrare in rapporto tra loro. Altri movimenti invisibili si propagano in profondità, in tutte le direzioni, mentre il sasso precipita smuovendo alghe, spaventando pesci, causando sempre nuove agitazioni molecolari. Quando poi tocca il fondo, sommuove la fanghiglia, urta gli oggetti che vi giacevano dimenticati, alcuni dei quali ora vengono dissepolti, altri ricoperti a turno dalla sabbia. Innumerevoli eventi, o microeventi, si succedono in un tempo brevissimo. Forse nemmeno ad avere tempo e voglia si potrebbero registrare tutti, senza omissioni. Non diversamente una parola, gettata nella mente a caso, produce onde di superficie e di profondità, provoca una serie infinita di reazioni a catena, coinvolgendo nella sua caduta suoni e immagini, analogie e ricordi, significati e sogni, in un movimento che interessa l’esperienza e la memoria, la fantasia e l’inconscio e che è complicato dal fatto che la stessa mente non assiste passiva alla rappresentazione, ma vi interviene continuamente per accettare e respingere, collegare e censurare, costruire e distruggere.» (G. Rodari)
Sono trascorsi sei mesi dall'ultima pubblicazione, sei lunghi mesi durante i quali è decollato il progetto musicale Stanza 51  (ora quiescente), si sono rifatte vive nella mia sensibilità politica certe mai sopite istanze massimaliste che avevano trovato rifugio nel disomogeneo alveo del cosiddetto "non voto", territorio di frontiera in cui convivono la disperazione dei "non rappresentati", il disincanto della rinuncia intellettuale e l'apatia dei genuflessi dinnanzi all'altare del disimpegno distruttivo e boccaccesco.
Questa sorta di "semestre bianco" merita dunque di trovare a posteriori una sua dimensione narrativa, una rilettura meditata e sfrondata dagli eccessi e dalle modalità intemperanti che ne caratterizzarono il corso via via che i pensieri e le discussioni prendevano corpo. I post che seguiranno, di qui a breve, saranno dunque la testimonianza di un percorso di centottanta giorni fatti di sassi lanciati in uno stagno, di onde d'urto, di reazioni a catena, ma saranno anche - grazie al privilegio del filtro storico - il risultato di una sedimentazione e di una riflessione.

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