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Come si arrivò alle decisioni del concilio di Nicea?

Creato il 30 agosto 2012 da Tnepd

Come si arrivò alle decisioni del concilio di Nicea?

Non dobbiamo dimenticare che la Chiesa cristiana deve i suoi attuali Vangeli canonici e quindi il suo intero dogmatismo religioso, alle Sortes Sanctorum. Incapace di mettersi d’accordo su quali fossero i più divininamente ispirati fra i numerosi Vangeli del tempo, il misterioso concilio di Nicea concluse di lasciare la decisione dell’imbarazzante problema ad un intervento miracoloso.

Come si arrivò alle decisioni del concilio di Nicea?

Questo concilio di Nicea può essere definito a buon diritto misterioso. Vi era un mistero, anzitutto, nel mistico numero di 318 vescovi a cui Barnaba dà tanta importanza; inoltre gli antichi scrittori non concordano circa il tempo e il luogo della sua riunione e nemmeno sul vescovo che lo presiedette. Nonostante il magniloquente elogio di Costantino, il vescovo di Eraclea Sabino afferma che, “eccettuati l’imperatore Costantino ed Eusebio Panfilo, questi vescovi erano una massa di illetterati semplicioni che non capivano nulla;” il che equivale a dire che erano una manica di sciocchi. Questo, a quanto sembra, era l’opinione che aveva su di loro Pappo, il quale ci parla del pizzico di magia a cui si ricorse per decidere quali fossero i “veri” Vangeli. Nel suo Synodicon su questo Concilio, Pappo ci dice che, “dopo aver messo in mucchio sotto la tavola della comunione, in una Chiesa, tutti i libri inviati al Concilio, essi (i vescovi) implorarono il Signore affinchè gli scritti ispirati venissero sulla tavola e quelli spurii rimanessero sotto….e così avvenne.” Non ci è stato detto però, chi tenesse le chiavi della camera del concilio durante la notte. Sull’autorità dei testimoni oculari ecclesiastici, dunque, possiamo dire che il mondo cristiano deve la “Parola di Dio” a un metodo di divinazione, per aver fatto ricorso al quale la Chiesa, in seguito, condannò disgraziate vittime come fattucchieri, incantatori, maghi, streghe, e indovini, bruciandoli a migliaia. Parlando di questo fenomeno veramente divino dei manoscritti che si erano scelti da soli, i Padri della Chiesa dicono che Dio stesso presiede alle Sortes. Sant’Agostino stesso confessò di utilizzare questa sorta di divinazione. Ma le opinioni, come le religioni rivelate, possono cambiare. Quello che, per circa 1500 anni fu imposto al cristianesimo come un libro di cui ogni parola era stata scritta sotto la diretta supervisione dello Spirito Santo e di cui nemmeno una sillaba o una virgola potevano essere cambiate senza commettere sacrilegio, viene adesso ritradotto, corretto, riveduto e mutilato di interi versi e talora di interi capitoli. E tuttavia, appena una nuova edizione viene pubblicata, i suoi dottori vorrebbero che l’accettassimo come una nuova “rivelazione”, sotto pena di essere considerati infedeli. Così vediamo che, dentro i suoi confini come fuori, la Chiesa infallibile deve essere creduta più di quanto non sia ragionevolmente conveniente. Gli antenati dei nostri preti moderni trovarono un’autorità per le Sortes nel verso che dice: “La sorte è gettata in grembo, ma tutto dipende dal Signore” (Proverbi 16 33). Oggi i loro diretti eredi ritengono che “tutto dipende dal Diavolo”. Stanno forse cominciando a sostenere la dottrina del siriaco Bardesane, secondo la quale le azioni di Dio, come quelle dell’uomo, sono soggette alla necessità?


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