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Come si deve

Creato il 30 aprile 2012 da Lipesquisquit
Uno dei più grandi successi della religione di tutti i tempi, sono io. L’animo crudele e indifferente del bambino che sono stato rappresenta il risultato di un proselitismo cattolico fin troppo efficace, che tutti i bravi catechisti dovrebbero tenere a mente, perché se dici ai bambini che il mondo funziona in un certo modo, e che Dio ha certi progetti per la fine dei tempi, quelli va a finire non solo che ci credono, ma che ci credono come si deve, cioè con quella dovuta brutale coerenza tra il pensare, il dire e l’agire tipica sia dei bambini che dei bravi inquisitori del seicento.
Già, perché da piccolo io ero un fottuto integralista religioso, ma non era un problema, anzi, la mia vita era bellissima; semmai il problema è che non sarà mai più così bella, perfetta e compiuta. Dio esisteva, io ci credevo con tutto me stesso e sapevo cosa dovevo fare della mia vita; ci credevo perché me lo dicevano i grandi, e quello che dicono e fanno i grandi per un bambino è tutto, nel bene e nel male. Dio esisteva, ma il resto della gente del mio paese (ragionare in termini mondiali mi risultava difficile) erano una massa di capre inferiori che non capivano niente, perché, grazie a quella efficace fede borghese che ha reso grande l’Italietta, tutti gli italiani riuscivano a convincersi che Dio i peccati piccoli non li vede, perché Lui conosce gli uomini e sa come va il mondo. È uno navigato, Dio, sa bene quando deve chiudere quel suo grande occhio onnipotente: ma si, omino, quello non conta, è robetta, stai andando alla grande, continua così. E qui che cosa hai fatto? Ah, birbantello, cerca di non farlo sapere a tua moglie, che lei si incazza, mica è buona come me. Dall’altra parte, però, sempre seguendo la fede borghese, si deduce che Dio sa benissimo che i peccati grandi, o meglio, quelli che alla gente comune sembrano grandi e gravissimi, in realtà sono peccati per modo di dire, perché, se vai a scavare, poi scopri che sono quasi sempre mossi da una buona causa (o presunta tale), causa che magari è più importante del peccato in questione. Tutti, o quasi tutti quelli che commettono grandi peccati, gira che ti rigira viene fuori che avevano buone intenzioni, e che facciamo, non ne teniamo conto? Volete dire che Dio davvero non tiene conto della bontà della gente? In che mondo senza senso siamo finiti?
Riassumendo, quindi, i piccoli peccati non contano, molti dei grandi peccati non contano, e in più con una confessione tutto era subito sistemato, perciò tutti i peccati, in definitiva, non contavano un po’ un cazzo e tutto era perdonabile. Io ero solo un frugoletto e non conoscevo bene il mondo, ma ai miei occhi era già evidente che tutto il sistema religioso-sociale-civile, condiviso dai grandi che avevo intorno, si basava su un curioso, paradossale accostamento: certe cose non si devono fare, pena la dannazione fottutamente eterna, però in realtà se le fai non succede niente, perché poi Dio ti perdona. Ebbene, questa cosa mi dava un fastidio terribile. Era ovvio che il buon Dio, davanti a questo spettacolo di depravazione, doveva essere tutt’altro che buono e misericordioso: Dio era incazzato nero, altrochè, e l’unica ragione per cui non mandava giù un altro diluvio era perché dopo il primo aveva notato che gli stronzi, sfortunatamente, galleggiano, quindi l’unica cosa che poteva fare era annotarsi scrupolosamente tutti i peccati dell’umanità, per fare tutto un conto alla fine dei tempi.
A questo punto, però, io, che nonostante la mia giovane età conoscevo già la verità, cosa potevo fare? Ovviamente nascondermi, stare al gioco dei peccatori, fingere di essere un bravo bambino, dare il contentino agli adulti irresponsabili e intanto pensare alla mia salvezza, perché mica c’era da scherzare. Ero in un mondo di pazzi scatenati che peccavano quotidianamente senza ritegno, sicuri che non sarebbe successo nulla: le anime dei miei amici e dei miei genitori e dei miei zii e dei miei nonni erano già destinate alla dannazione eterna, e io non potevo farci niente. Era molto strano trovarsi in mezzo a loro e pensare “che cazzo avete da ridere? Siete tutti dannati, tutti!”, però era così, potevo solo accettare il fatto che io mi sarei salvato e loro no. A volte cercavo di farlo capire a mia madre, ma lei mi diceva “ma si, tranquillo, tu vai a messa, dì le preghierine, fai il bravo, e vedrai che Dio ti farà andare bene la vita”. Mamma, ma che dici? Che cazzo dici, mamma? Dio sarebbe un consulente, un collaboratore, uno che ti sistema il futuro? È il Signore Onnipotente, porca vacca, ha preparato un Inferno di sofferenze per gli imbecilli come te, quello non vede l’ora di farti allo spiedo, ma possibile che non capisci? Che ci vai a fare a messa? Cioè, pensi che io ci vada per divertirmi? Io ho paura! Io me la faccio sotto, accidenti! Gesù è venuto sulla terra a morire in croce per insegnarci l’amore, perché se non ci ameremo come si deve saremo fottuti! Sofferenza eterna, mamma, hai capito? Eterna! Perciò ama il tuo prossimo, ama i nemici, ama tutti, anche se ti stanno sulle palle, e piantala subito di fare la tua vita dissoluta, con i tuoi peccati di gola, le tue assenze alla messa, il tuo attaccamento ai beni materiali, le tue invidie e gelosie da quattro soldi, e dedicati subito a nostro Signore come si deve. Mamma, non guardarmi con quella faccia, sai benissimo che ho ragione. Guarda che poi, quando io potrò poggiare le mie chiappe su di una candida nuvola e tu potrai poggiare le tue solo sulle fiamme spietate del Demonio, sarà troppo tardi, sarà del tutto inutile chiamarmi e chiedermi di metterti una buona parola con il Signore, ti dirò soltanto: fottiti, mamma. Hai avuto la tua possibilità, e l’hai sprecata. Pensa che roba, dicevi a me cosa dovevo fare e tu non lo facevi, non lo facevi nemmeno quando cercavo di rimetterti sulla retta via. Non ti meriti niente, mamma; mi dispiace, ma devo essere crudele in questo modo orribile e disumano perchè è giusto così, Dio lo vuole, perché ci ama, ama quelli come me e vuole far soffrire i peccatori pigri e stupidi come te. E poi diciamocelo: io mi sono fatto il culo per arrivare dove sono ora, è una questione di meritocrazia, non puoi chiedermi di essere comprensivo, stiamo parlando delle regole di Dio, mica pugnette. Grazie per avermi comprato i videogiochi, mamma, grazie per avermi fatto fare per ben due volte le bollicine nel latte e per avermi cucinato i Sofficini come piacevano a me, ma io mi sono salvato e tu no, capisci? Io adesso devo pensare a come organizzarmi l’eternità, ho un sacco da fare e non posso perdere tempo con te, sennò qui mi si incazza il Signore.
Sarebbe proprio un peccato, mamma, sprecare questa mia magnifica purezza spirituale solo per farti un favore che non meriti. È per questo che mi hai mandato a catechismo, dopotutto: per farmi diventare un bravo ragazzo, uno che segue la luce, uno giusto, uno che si salverà alla faccia tua, perché i genitori vogliono sempre il meglio per i figli, certamente ne converrai. Quindi adesso sta zitta, mamma. E brucia all’Inferno.

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