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Come Tu Mi Vuoi: la Verità non è Mai Abbastanza

Creato il 05 marzo 2013 da Dietrolequinte @DlqMagazine

Giuseppe Floriano BonannoCome Tu Mi Vuoi: la Verità non è Mai Abbastanza

Bologna è sepolta sotto una spessa, soffice, coltre di neve, ma il piacere e la voglia di assistere in teatro ad uno spettacolo molto atteso, vince sui disagi di muoversi in una città resa quasi irreale da questo mare bianco che tutto rallenta e silenzia. Il Duse ospita Come tu mi vuoi, per la regia di Francesco Zecca e con la presenza forte di Lucrezia Lante della Rovere. Scritta da Luigi Pirandello per Marta Abba verso la fine degli anni ’20, questa pièce, tra le tante peculiarità, ha quella di vedere, unico caso nella produzione del grande drammaturgo, un’ambientazione, nel primo atto, non italiana: le vicende si svolgono infatti nella Berlino dei tempi della Repubblica di Weimar, nell’affascinante ed oscuro mondo del cabaret. Proprio in un cabaret si esibisce l’Ignota, donna affascinante e sensuale, che balla, canta e intrattiene chi sa farla sua senza troppe remore e pregiudizi, anche se è la mantenuta di uno scrittore, Salter, e flirta con la di lui figlia. Una sera compare un italiano, Boffi, che la riconosce come la moglie scomparsa, dopo la Grande Guerra, di un suo caro amico. Da qui prende l’abbrivio una storia molto compatta che si ispira ad un fatto di cronaca reale, il caso Canella-Bruneri, e che, partendo da questo preambolo torbido e misterioso, si dipana poi, senza soluzione di continuità, in una lunga conclusione che coincide con la graduale scoperta di verità e allusioni che condurranno ad un finale aperto. Si assiste dunque ad una sorta di processo in cui ognuno racconta la sua versione dei fatti e la sua verità, che è poi il nocciolo del dramma, cioè il chiedersi dove sta il vero, se c’è un’oggettività o se tutto si risolve sempre in una personale interpretazione dello scibile umano che conduce alle conclusioni più disparate.

Come Tu Mi Vuoi: la Verità non è Mai Abbastanza

Pirandello, come da consuetudine, lascia che le cose si chiariscano gradualmente, tenendo gli astanti nell’incertezza e dei dati di partenza e delle possibili conclusioni, sorprendendoli poi con un ambiguo finale che nulla chiarisce definitivamente, ribadendo, anzi, che trovare una verità assoluta, che valga cioè per tutti, è impresa impossibile per l’uomo. Inutile dire che, come spesso capita, Pirandello “plagia” sé stesso: qui difatti si trovano richiami a Enrico IV, a Sei personaggi in cerca d’autore, a Il fu Mattia Pascal, a Così è (se vi pare), opere tutte che fanno della ricerca dell’identità il loro nucleo centrale. Trattasi di una ricerca che non è meramente esteriore, quanto piuttosto profondamente interiore, «guardami negli occhi» dice ad un certo punto la protagonista al suo presunto marito, perché gli occhi sono lo specchio dell’anima, e solo riuscendo a vedere in essi è possibile cogliere cosa c’è in quell’involucro chiamato corpo. Il messaggio di fondo è proprio quello che, alla fine, non si è mai null’altro se non quello che vogliono coloro che ci circondano, tanto da arrivare a disconoscere ogni prova tangibile, se gli altri hanno deciso che così deve essere!

Come Tu Mi Vuoi: la Verità non è Mai Abbastanza

La protagonista vive dunque una sorta di gioco al massacro. Il suo tentativo di «essere come si vuole che sia» la porta ad una profonda analisi di sé stessa alla ricerca delle verità che gli altri vedono, ma senza trovare nulla che la convinca, perché essa è incapace di fingere a sé stessa, e la conduce in modo inevitabile a rovesciare il reale nell’irreale, portando tutti sull’orlo della follia. Siamo dunque di fronte ad un testo profondo, complesso ed articolato, che tocca varie tematiche secondarie, dalla follia all’omosessualità, dal femminismo alla guerra. Tematiche che forse spiegano il fatto che non sia stato molto rappresentato, pur vantando una prima riduzione cinematografica già nel 1932, protagonista la divina Greta Garbo. Gli applausi finali fotografano l’apprezzamento di un pubblico costretto a rimanere sempre concentrato per riuscire a districarsi in una matassa davvero complicatissima, fatta com’è di affermazioni e negazioni, di rivelazioni e disillusioni, da cui si erge però la figura di una Lucrezia Lante della Rovere, sensuale e maestosa, perfettamente a proprio agio nel ruolo di vestale delle altrui aspettative, femme fatale, ma tuttavia pienamente conscia di sé stessa quando tutto intorno a lei dovrebbe portarla ad essere altro da quel che in realtà saldamente è!

 


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