Magazine Diario personale

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Da Luciamarchitto

Un bambino morto, sulla spiaggia.
L’esposizione ripetuta, fotomontata, ritoccata, trasformata in disegno, spostata da un luogo all’altro.
Non voglio guardare.
Chiudo gli occhi sull’orrore.
Quelle parole di indignazione, dolore, rabbia, compassione, quelle condivisioni subito sostituite da altri fatti, da balli, da torte di compleanno, da bagliori di luce, di mare, di montagna, tutto quel marasma in cui di nuovo annega quel piccolo bimbo, oh, non si vuole dire qui che quella parola, quella condivisione, quella pietà, quella rabbia fosse falsa, no, non è questo, ma a cosa servono quelle parole e quella immagine, a cosa se poi tutto torna come prima, se niente cambia?
Passeggiavo nel boschetto insieme al mio cane, pestavo le foglie morte e l’erba rinsecchita dell’estate: “Sono sul confine – pensavo – sul confine dell’estate, sull’inizio dell’autunno, sono in attesa su questa linea di confine, in questo silenzio di foglie morte, tra quest’erba bruciata, in questa luce senza sole”

Quale confine? Quale attesa?

Ai miei piedi un formicaio, migliaia di formiche piccole e scure addossate le une alle altre a formare un unico corpo che si muoveva come scosso da singhiozzi intorno a un buco nella terra.
Guardavo le formiche e mi sentivo piena di vergogna per questa umanità che lascia affogare la propria infanzia.
Che fare?
Che altro fare se non quello che fanno tutti: andare avanti.
A piedi scalzi.
Intanto seguivo il cane che annusava ogni cosa.
Stancamente.
Sono molto stanca, oggi, sono tanto stanca e oppressa da questo peso che mi porto appresso.
Da questa impotenza.
Niente è più frustante dell’impotenza.
Non riesco a sopportarne il peso.
Così volgo gli occhi altrove.
Su un bimbo nato da poco, sulle sue smorfie, sul suo accanito succhiare. Sulla morbidezza della pelle, sul gesto dell’amore che allatta, quell’infinito amore che si rinnova a ogni nascita, quel miracolo della vita che ci dona nuova vita, nuova speranza.
Una speranza.
Forse quell’immagine salverà altre vite, non tutte forse, ma alcune sì, spero molte, molte altre vite.
Una speranza.
Forse quella nuova vita insieme ad altre, tante nuove vite, genereranno un mondo migliore.
Una speranza.
Forse.


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