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Compagne di viaggio

Creato il 12 febbraio 2016 da Sveva

Ci sono viaggi che fatti in compagnia sono decisamente migliori che fatti in solitudine. Quello dell'adozione è uno di questi viaggi. Quando abbiamo deciso di adottare i nostri amici avevano già tutti figli biologici, chi uno, chi due, chi tre. Insomma erano già tutti sul treno dei genitori. Io mi sentivo un pesce fuor d'acqua nelle conversazioni durante le nostre uscite: gravidanza, nausee, ecografie, pannolini, svezzamento, asilo e via di seguito. Non avevo nulla da dire, ma solo tanta voglia di tapparmi le orecchie . Avrei voluto qualcuno con cui condividere quello che stavo vivendo, qualcuno che mi capisse davvero quando mi dispiacevo per l'ennesimo ciclo arrivato puntuale, qualcuno che mi consolasse nei momenti di incertezza o semplicemente qualcuno che camminasse con me in quest'avventura. Certo non ero sola perché c'era mio marito ma non era un marito in quei momenti che mi mancava, mi mancava un'amica. Sono certa che da Lassù qualcuno deve aver ascoltato le mie preghiere e così in un corso per iniziare a fare volontariato in una casa famiglia ho incontrato lei: Tina. Era seduta accanto al marito, i suoi occhi tra l'azzurro, il verde e il grigio velati di una leggera ma disarmante malinconia mi colpirono subito.
La osservai per tutto il tempo precedente l'incontro che stava per iniziare, non riuscivo a smettere di guardare quegli occhi che mi sembravano stessero vivendo quello che stavo vivendo io, ero sicura che anche lei era una mamma di cuore in attesa. In lei tutto sembrava dirmi questo. Ma forse ero solo io che ricercavo disperatamente qualcuno tra la gente che incontravo che fosse in cammino verso l'adozione.

Il corso cominciò e ogni coppia a turno si raccontò brevemente. Venne anche il turno di Tina e di suo marito Marco ed ebbi un sussulto al cuore. Non avevo sbagliato per niente, il mio intuito, o forse il mio cuore, ci aveva visto benissimo. Tina era in attesa di diventare mamma di cuore, avevano già dato mandato all'ente per l'adozione internazionale ed erano instradati per la Cina. Mentre lo diceva si toccava con le mani la frangetta che a tratti le copriva il viso e che lasciava scoperti quegli occhi che avevo saputo leggere perfettamente. All'improvviso quella stanza in cui in quel freddo dicembre facevamo il corso mi sembrò scaldarsi. La sua pacatezza e compostezza mi rassicurarono. Terminato l'incontro, mentre eravamo già fuori, con la mia solita sfrontatezza la fermai. Le dissi che anche noi volevamo presentare la domanda ma che al momento non ci eravamo ancora messi in movimento. Credo che un'altra persona mi avrebbe probabilmente abbozzato una risposta di circostanza ma lei no. Ci presentammo e iniziammo a parlare come se ci conoscessimo da tempo. Non avevo mai provato una sensazione di intesa così intima con una persona appena conosciuta. Lei e il marito furono così disponibili con noi, ci raccontarono in breve la loro esperienza e ci indicarono i passi pratici per presentare la domanda.

Quello che fino ad allora avevo letto essere un'impresa difficilissima, una lungaggine infinita divenne all'improvviso qualcosa di sorprendentemente realizzabile. La dolcezza con cui si poneva nei miei confronti mi rasserenò. Terminata la chiacchierata ci eravamo scambiate indirizzo mail e numero di telefono.

Ritornai a casa consapevole che non sarai più stata sola. E fu davvero così perché dopo quella serata ci rivedemmo nuovamente all'incontro successivo, e a quello dopo e per l'ultimo incontro andammo a cena fuori tutti e quattro. Lo definirei "il nostro primo appuntamento" , espressione che solitamente si usa solo per i fidanzati non per le amiche. E invece per noi quello fu davvero il primo appuntamento, quello in cui ci si racconta, si parla di sé, delle proprie esperienze. In poco meno di due ore raccontai a Tina quello che alle mie più care amiche non avevo raccontato: la sofferenza per questo figlio che non arrivava, le visite, gli esami, il dolore lancinante di alcuni giorni, la paura di non farcela e la voglia di aprire il nostro cuore ad un figlio adottivo. Da quel giorno tutto è stato più facile, come solo può esserlo quando incontri un'Amica, ci siamo sostenute e incoraggiate, ci siamo scambiate mail chilometriche, what's app di buongiorno quotidiano, condiviso cene, pranzi e passeggiate. Fiumi di parole e di amicizia. E poi dopo tanta attesa abbiamo condiviso la gioia più bella: quella di essere diventate mamme di cuore a meno di un anno una dall'altra. Continuiamo a camminare sempre insieme perché l'adozione è un viaggio che dura una vita intera e in compagnia è tutto più bello.


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