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Competere, colludere o monopolizzare?

Creato il 17 dicembre 2010 da Bruno Corino @CorinoBruno

Triangolo Reutersvard


Ogni strategia interattiva non necessariamente deve avere una forma competitiva, basata cioè sul calcolo dei costi e benefici. Occorre tener conto che vi possono essere altre strategie che possono avere finalità diverse. Ad esempio, ci può essere un capo di partito, uno Stato, un’impresa o un individuo che non desidera affatto competere con l’altro, bensì agisce in modo da eliminare completamente dalla scena il suo rispettivo rivale. Ciascun agente se è nella condizione di farlo preferisce agire in una situazione di monopolio anziché in una situazione di concorrenza poiché ciò offre molti più benefici rispetto all’altra. Un partito politico o un’impresa ha senza dubbio la possibilità di vedere aumentare rispettivamente il consenso politico o i profitti in una situazione di monopolio anziché in una situazione di concorrenza. Tuttavia, tale strategia è anche quella che richiede maggiori costi e maggiori rischi. Accanto a una strategia conflittuale e a una strategia competitiva, possiamo annoverare una terza strategia, di tipo collusivo, che prevede un reciproco beneficio fondato sulla complicità. Rispetto alle altre due forme di strategia, quella collusiva garantisce un reciproco, anche se minore beneficio rispetto a quella competitiva, però anche i “costi” saranno minori. Nella strategia conflittuale, ciascun giocatore mira a “distruggere” o ad eliminare l’altro per ricavare il massimo beneficio con il massimo dei costi; nella strategia competitiva mira a prevalere sull’altro ricavandone un beneficio superiore al costo; in quella collusiva mira a cooperare con l’altro per ricavare un beneficio ripartito. Se traduciamo ciascuna strategia in termini di benefici possiamo affermare che la prima strategia mira al massimo beneficio, la seconda a un beneficio minimo sull’altro, la terza a un beneficio simmetrico. Quindi, nella prima strategia si vuole avere una posizione dominante, nella seconda si mira ad avere una posizione prevalente, nella terza una posizione simmetrica. Per adottare la prima strategia, bisogna essere nella condizione di poter arrecare un danno all’altro tale da poterlo eliminare dalla scena senza subirne le conseguenze; la seconda, bisogna essere nella condizione di poter avere un beneficio minimo sull’altro; infine, per adottare la terza bisogna essere nella condizione di non poter arrecare né un danno né di trarre un beneficio superiore all’altro. Se i vari agenti potessero scegliere, sceglierebbero “sempre” la strategia collusiva (minimi benefici, ma anche minimi costi); ma questa strategia prevede una fiducia reciproca, che non sempre è ben riposta. La strategia distruttiva (massimo beneficio, massimi costi) prevede la capacità di possedere qualcosa in grado di eliminare l’altro. La strategia competitiva (benefici superiori ai costi) prevede la possibilità di avere un minimo vantaggio sull’altro. La strategia adottata da un qualsiasi agente sociale dipende dunque dal possesso di uno di questi prerequisiti.


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