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Complotto in lingerie (Strip Club: a love story)

Da Emanuelesecco
È con grande dispiacere che mi è toccato annullare il concorso Strip club: a love story. Il fatto è che, oltre al mio, è stato presentato un solo racconto; quindi, parer mio, ridurre la votazione a una gara all'ultimo sangue tra due soli sfidanti non mi è sembrato carino (a tratti controproducente). E poi bando alle votazioni, scrivere è prima di tutto passione (come ho dimostrato con l'assenza di premi), quindi chi scrive pensi a scrivere, e chi semplicemente legge pensi a leggere.
Il racconto che vi presento oggi è Complotto in Lingerie, di tal Anonimo (non preoccupatevi, lo conosco molto bene). Una storia che tanto sa di Tarantino (vedi Bastardi senza Gloria), Ken Follett e con un pizzico di nazisploitation che non guasta mai. Buona lettura ;)
E.
sottofondo consigliato: Lilian Harvey & Willy Fritsch - Ich Wollt Ich Wär Ein Huhn
Complotto in lingerie di Anonimo
“Oh i comandanti tedeschi sono tutti uguali mia cara!” le spiegò in tono esperto Rahma, la più anziana ballerina del “Temple de fringales", il rinomato locale a Pigalle, il quartiere a luci rosse di Parigi. Aveva preso in simpatia quella nuova ragazza, lì solo da poche settimane ma già entrata nel suo cuore con quell’amichevole sorriso.
“Cosa intendi?” le chiese Samia, una giovane marocchina fuggita dal suo paese natìo. Ammirava Rahma, ammirava come, nonostante la sua età fosse ancora la più ambita ballerina del locale e forse dell’intera Parigi. Aveva ballato nei club dell’Africa del Nord, portando in Europa quelle sinuose danze esotiche che facevano ammattire ogni uomo.
“Sono oppressori, vogliono imporre la loro supremazia anche a letto … E hanno sempre qualche idea strana! L’ultima proposta che ho avuto da un generale di Brigata di Hannover fu di schiaffeggiare sua moglie mentre ci baciavamo! E lei pareva anche divertita da tutto ciò!!”. Rahma era algerina; scappò di casa a sedici anni perché subiva le angherie e le molestie dei cugini; ma non ce l’aveva con loro, bensì con suo padre che stava a guardare, che le imponeva di subire in silenzio e di gemere solo quando le veniva ordinato.
Quel giorno, dopo aver pianto la sua defunta madre, partì per Il Cairo come amante di un soldato inglese, mister Harschwille o Marwille, non se ne ricordava. Guardando la sua casa giurò che si sarebbe vendicata su ogni uomo, giurò che d’ora in avanti sarebbe stata lei a decidere e imporre. Il destino la portò lontano dall’inglese, il primo vero uomo che la rispettava. Avrebbe anche potuto rinunciare alla sua vendetta, addirittura amare quel piccolo uomo con quell’accento strano; le piaceva la sua risata, i fiori che le portava quando non era indaffarato a combattere Rommel. Ma lui un giorno non tornò e Rahma, diciassettenne senza famiglia o appoggi finanziari, iniziò la carriera di tutte quelle giovani e avvenenti donne che si trovarono in quegli anni nella sua condizione; era troppo bella per far parte di quelle meretrici che praticavano le loro arti nei bordelli malfamati e questo fu un punto a suo favore, perché iniziò a danzare nei locali più in voga della città. Con qualche passo di danza ben eseguito aveva potenti uomini ai suoi piedi; riusciva a comandarli con la sua bellezza e i suoi movimenti sensuali. Come un tempo gli uomini comandavano lei. Riceveva champagne, caviale, proposte di fidanzamento e soldi in cambio del suo corpo e delle sue arti. E tutto ciò la eccitava. Ma non poteva davvero esprimere le sue doti in un Paese come l’Egitto, dove le donne è qualcosa di più di un oggetto e comunque sempre in secondo piano. Gli inglesi pagavano bene certo, ma erano troppo indaffarati con quel generale tedesco che voleva mettere a ferro e a fuoco l’Africa intera. Così, nel 1942, si imbarcò, accompagnata dai suoi desideri di vendetta, per Parigi.
A Parigi conoscevano tutte le persone importanti, che a quel tempo erano grandi militari tedeschi, rivoluzionari francesi e spie inglesi. Tutti venivano al Temple per gustarsi qualche ora dove potevano solo pensare ad appagare i propri sensi.
“Ti do solo un consiglio, Samia. Non parlare mai bene di un tedesco. Madame Bougarre odia i tedeschi. E anche io. Però i loro marchi mi piacciono.” Risero insieme. Madame Bougarre era la proprietaria del Temple; una signora alta e snella, sulla sessantina. Non raccontava mai nulla del suo passato, anche se nel suo ufficio le foto della sua figura vestita molto succinta a fianco di grandi uomini di inizio secolo parlavano per lei.
Entrò nel camerino.“Piccola Samia. Sei bellissima! È stato un piacere poterti veder ballare, e lo è stato anche per i nostri ospiti. È una delle prime volte che balli vero? E la tua prima qui con noi? Hai fatto scintille in sala, grazie anche a quelle mosse che Rahma ti ha insegnato e che hai imparato alla svelta. Il generale Hurckeim ti offre questo champagne, và a ringraziarlo. Anche se preferirei sputargli in un occhio a quel maledetto. Ha moglie, tre figli e un incarico all’Alto consiglio del Fuhrer e passa le notti a spendere i soldi dietro alle vostre sottane e ad ubriacarsi del mio Dom Perignon. Al diavolo lui e tutti i nazisti! Tienilo sveglio fino a tardi e che quei maiali possano perdere la guerra per colpa di un graduato assonnato.” sbuffò, girò i tacchi e se ne andò.
Le due ballerine risero sommessamente. “Cosa ti avevo detto? Vai e rendi onore al Temple! Ci vediamo domani sera.” Si baciarono sulla guancia e Samia sfilò tra le altre ballerine che la salutarono e le augurarono con malizia di passare una buona nottata. Ma non fu così.
Non raccontò a nessuno di ciò che successe; il volto tumefatto, il braccio rotto, i capelli strappati fino a farle sanguinare lo scalpo parlavano per lei. Ma Rahma sapeva che contraddire un tedesco voleva dire essere riempita di calci, pugni e insulti. Conosceva da poco Samia, ma già la considerava un’amica di cui ci si poteva fidare, a cui aveva raccontato tutta la sua infanzia e con cui, davanti ad una bottiglia di champagne offerta dal generale di brigata Hoffenheim o Hoffesheim non se ne ricordava, aveva per la prima volta pianto lacrime sincere da quando fuggì di casa. E vedere il suo occhio tumefatto era un ulteriore motivo per vendicarsi degli uomini. E di quei maledetti oppressori nazisti. E di quel bastardo di Hurckeim.
Doveva fare solo le mosse giuste.
Quella sera si esibì in un ballo scatenato che ricordava molto le danze tribali dei beduini del deserto. Indossava delle grandi ali fatte con piume di pavone, un reggiseno e un perizoma fatto di ciondoli dorati che emettevano una nota altissima ad ogni suo movimento. Non fu una delle sue migliori interpretazioni di quel ballo ma il pubblico ne fu comunque estasiato e madame Bougarre chiuse un occhio perché capiva lo stato d’animo di Rahma. Mentre muoveva freneticamente i fianchi scorse nella folla proprio la persona che cercava.
“Come diavolo fanno a capire che lei non è un bastardo nazista, mister Marvel?” gli disse in inglese, a cui si era abituata ai modi di dire e alla scurrilità ancora in Egitto. E le piaceva molto quel linguaggio.
“Ich spreche perfekt Deutsch, Miss Rahma!”.
“Con quei baffetti da Lord può essere tedesco quanto lo può essere una come me!” risero e brindarono con un buon whisky del 1938.
“E poi i tedeschi non sanno assaporare come te un vero bicchiere di buon whisky! Caro mister Marvel, lei maledettamente fortunato che io non faccia parte del controspionaggio nazista. Altrimenti sarebbe già appeso all’Arc de triomphe.” Il locale era completamente vuoto, gli ingressi e le uscite chiuse. Una paio di piccole candele illuminavano il tavolo dove i due erano seduti.
“Appunto perché non è del controspionaggio nazista ho accettato volentieri il suo invito a fermarmi al Temple dopo la chiusura del locale! Ma sa che io vengo qui solo perché, dopo un maledetto giorno passato a servire Herr Reich Adolf Hitler, che Satana in persona possa fotterlo con il suo tridente, posso bere un dannato e ottimo whisky e assicurarmi di assaporarlo grazie a madame Bougarre con tranquillità, da vero inglese!” la canzonò la spia inglese.
“So che non è avvezzo a certi vizi e ha famiglia mister Marvel, nel Kent giusto?” gli chiese Rahma per prendere tempo.
“Una moglie e due splendidi bambini.” dal taschino della sua divisa da soldato delle salmerie tedesche tirò fuori una foto dove erano raffigurati loro quattro, felici e sorridenti. “Un giorno potrò riabbracciarli, ma per il momento devo assicurare un futuro migliore per l’Europa.”
“Allora brindiamo a questo mister Marvel, ad un’Europa vuota di nazisti e piena di sterline inglesi!” alzò il bicchiere e lo guardò maliziosa.
“Sono un fottuto soldato delle salmerie naziste ma ho un intuito da inglese che mi dice che vuole parlarmi di qualcosa Miss Rahma!” le disse Gary Marvel, inarcando un sopracciglio.
“Cosa mi sa dire di Herr Hurckeim, mister Marvel?”
“Quell’uomo è Herr quanto una cagna in calore è nobile. Un fottuto bastardo, pieno di boria quanto è grasso, il vero simbolo dell’ottusità nazista. Desproges ha detto che non bisogna disperare degli imbecilli. Con un po' di allenamento si può riuscire a farne dei militari. Io dico che è intelligente come un banco di triglie. Ma è anche subdolo e spietato. Si è fatto strada fino a diventare generale della Lutwaffe gettando quintali di merda tedesca sui suoi diretti concorrenti alle cariche più alte. Ora riveste un ruolo importantissimo di collegamento tra la Francia occupata e il Nord Europa! Scusi il linguaggio Miss Rahma ma quando si parla di un maiale, si tiene in conto anche del letame in cui vive!” si scusò, riprendendosi dalla sfuriata mister Gary.
“Se parla di un maiale tedesco niente mi impressiona tanto! Ho un conto in sospeso con questo maiale in particolare. Una cosa molto personale, di cui non sono tenuta a parlargli, mister Marvel; ma voglio aiutare Sua Maestà Britannica a far fuori un po’ di dannati nazisti. Ma lei deve aiutarmi e dirmi qualcosa di più su questo maledetto porco.”
“Avendo questa posizione di collegamento è responsabile di spostare le schifose truppe naziste dalla Francia Alla Norvegia e viceversa, a seconda delle necessità. E dovendo sapere dove spostarle è a conoscenza dell’ubicazione di una vagonata di basi, postazioni e fabbriche di armamenti, che solo lui, il Fuhrer, altri dieci fottuti tedeschi e migliaia di cadaveri inglesi e alleati conoscono. Poterlo avere tra le mani gli caverei entrambi gli occhi e tutte le dita per farmi dare qualche dritta e qualche coordinata!”. Strinse forte i pugni, le articolazioni delle dita scrocchiarono tutte in sincrono facendo trasalire Rahma, la quale si ricompose subito e ghignò.
“Oh non serve cavargli gli occhi, mister Marvel. Basterà che io mi cavi la gonna.” Si appoggiò allo schienale e sorrise perché anche questa volta stava ottenendo ciò che voleva. Vendetta.
“Miss Rahma, ma lei poi sarà in pericolo. Cosa ci guadagna? Madame Bougarre non potrà proteggerla per molto!” si preoccupò Gary.
“Scommetto che dopo un grosso colpo, lei debba fuggire alla svelta da qui, e scommetto che sa anche come. Ho sempre desiderato vedere l’Inghilterra. Pensa che potrebbe modificare il biglietto della sua fuga e, diciamo, comperarne altri due?” pensò a Samia. “Ho sentito di un club a Londra veramente chic! Coi soldi che questi maiali mi danno, potrei diventare la madame Bougarre d’Inghilterra. Ma per il momento potrei ballare ancora e farmi un nome.”
“Se scopre qualcosa di interessante, re Giorgio, che Dio lo preservi, le darà il benvenuto sul santo e sacro suolo inglese di persona!” le assicurò la spia inglese.
“Però ho una condizione. Voglio esser certa che scoprano quel porco schifoso. Voglio che sappiano che lui ha rivelato ad una prostituta di Pigalle i suoi segreti, voglio che lo dica davanti alla sua moglie e ai figli, voglio umiliarlo prima che il plotone di esecuzione gli spari quattro fottute pallottole al petto, tra le risa bastarde di quella cornuta di sua moglie!” digrignò i denti e i suoi occhi lampeggiarono d’ira.
“Miss Rahma non vorrei mai essere suo nemico; accetto quindi le sue proposte. Ho già in mente un piano che potrebbe funzionare. Questo è il mio indirizzo dove potrà trovarmi fuori dall’orario di lavoro. La prego non mi cerchi prime delle 21:00. Non voglio insospettire qualche maiale!” le disse, sorridendo e alzandosi.
Si strinsero la mano e non si dissero più nulla. Mister Marvel aprì il chiavistello dell’uscita di servizio e se ne andò!
“Ti fidi di lui?” madame Bougarre uscì dall’ombra del bancone del bar.
“No, come non mi fido di nessun altro uomo, Josephine. Ma devo rischiare, per me e per Samia. Non voglio però metterti nei guai.” Le disse Rahma, carezzandole una spalla.
“Vi amano troppo quei maiali come li chiami tu perché si permettano di far male a me o al locale. Non preoccuparti Rahma. Segui la tua via e liberaci da questi fottuti mangiacrauti!” Risero.
“Sei stata una buonissima amica, Josephine. Non ti scorderò mai. E se fra una decina d’anni passi oltre manica, vieni a Londra a trovarmi al Shadow of Madame Bougarre, al mio locale. Dove ballerò finchè mi reggeranno le gambe.”
Passarono alcuni giorni tranquilli, le ferite di Samia venivano suppurate con disinfettanti e sanguisughe; la marocchina non vedeva l’ora di fuggire in Inghilterra con la sua cara amica Rahma, la quale si prendeva cura di lei, inabile al lavoro. Non le faceva mancare nulla , dallo champagne al salmone e nemmeno l’affetto fraterno.
Quella sera tutti i tavoli tondi del Temple erano occupati da nazisti di alto livello e mentre Rahma ballava e osservava la folla, che emetteva fischi ogni volta che le sue minigonne si alzavano e facevano apparire tutta la coscia fino all’inguine, il suo sguardo si posò languido su un grasso generale seduto in prima fila, sapeva come far trasalire un uomo. Anni di danza le avevano dato la capacità di far credere ad un singolo uomo in mezzo a decine che quel passo era per lui ed esclusivamente dedicato a lui. Subito la mano del generale slacciò il primo bottone della camicia e piccole goccioline di sudore gli colarono dalla fronte. Bastò qualche minuto di balletto, e il generale Hurckeim mise mano al portafogli per ordinare un’annata formidabile di champagne e due bicchieri.
La ballerina le sorrise, languida. E la sua mente ghignò soddisfatta.
“È stato un vero piacere per gli occhi vederla ballare Fräulein Rahma, peccato che voi mezze negre abbiate quello strano odore sulla pelle, non mi ci abituerò mai”
E io non mi abituerò mai alle capocchie di spillo che voi chiamate uccelli tedeschi, penso lei ma trattenne la rabbia. “È un prezzo che bisogna pagare per la nostra compagnia Herr Hurckeim!”
“La prego Fräulein, mi chiami George!” le disse scomponendosi sulla sedia e facendola scricchiolare.
“E lei mi chiami Rahma, George.” Le disse di rimando carezzandogli il dorso della mano.
“Non ho mai sentito parlare di lei, George. Forse riveste un ruolo di secondo piano nell’esercitò del Fuhrer? Conoscevo un inglese al Cairo che deteneva un ruolo di prim’ordine nell’esercito. Sapevo in anticipo tutte le mosse della flotta inglese nel Mediterraneo e a letto ci sapeva fare meglio di uno stallone!” le sorrise maliziosa. “Ma sono sicura che lei vuole tenermi nascosta qualcuna di queste doti non è così, caro George?” gli versò dello champagne nella coppa. Uno scroscio di applausi accompagnò la fine del balletto di Jasmine, un’altra ballerina di madame Bougarre.
“Oh mia cara Rahma, conosco informazioni molto pericolose per gli Alleati. Ma dovrò portarmi il segreto nella tomba.” Il suo orrendo francese la disgustava, così gutturale e pieno di improprietà linguistiche; era come sentire parlare un bisonte. L’immagine la fece sorridere; scese col petto sul tavolo e guardò nel viso il generale piena di accesa e finta voglia. “La cosa mi incuriosisce parecchio, George!”
“Vieni con me piccola, mi piacerebbe giocare con te!” le carezzo il collo con le sue mani unte e sudaticce.
“Mi strucco, mi lavo e sono subito da te George. Prendi un’altra bottiglia per la nostra serata?” Il bello di lavorare in un locale del genere era reggere lo champagne molto meglio di qualsiasi maiale nazista, i quali dopo un paio di bottiglia barcollavano e biascicavano. Così il tuo francese diventerà un pochino più elegante maiale, pensò Rahma alzandosi. Gli sorrise.
Andò da Samia e le disse di tenersi pronta con Mister Melvin, che avrebbero dovuto incontrarsi tutti e tre la mattina dopo, due ore prima del turno alle salmerie, al Temple che a quell’ora sarebbe stato chiuso al pubblico. Lei annuì, parlò in fretta con madame Bougarre che sorrise e l’abbracciò teneramente.
“Pierre, accompagnala!” disse la proprietaria ad un omone alto e grosso capace probabilmente di fermare un toro alla carica, il quale faceva da guardia ai camerini. Lui grugnì qualcosa in assenso, prese con eleganza sottobraccio Samia e la fece uscire.
Ora toccava a lei eseguire l’interpretazione della sua vita, pensò.
“Tieni, indossa questo!” George le porse con gentilezza una minigonna e una succinta canottiera con gli stemmi nazisti. Lei lo guardò con riluttanza. Era in mutande, grasso come un elefante e sudato come un cammello.
“La tua amica prostituta non ha voluto indossarlo, qualche giorno fa e guarda come ho dovuto ridurla!” la rimproverò con un ghigno.
Fallo per te stessa e per Samia, pensò.
Lo prese con tenerezza e si mise dietro una tenda di seta araba per spogliarsi e indossare il vestitino.
“Solo se posso essere la tua capitana, George!” gli disse mellifluamente da dietro la tenda, completamente nuda.
“Ja, Rahma. Tu sarai mia capitana e ogni tuo desiderio sarà per me un ordine!”
Prese una cannetta di bambù da una pianta vicino ad una tenda, la spezzo, si avvicinò al tedesco e lo colpì su una coscia nuda. “E allora vai a prendere una mappa dei nostri domini europei sciocco soldatino!”
“Ja, Fräulein!” si mise sull’attenti, goffamente; aprì una cartellina da dove tirò fuori una cartina del continente con la bandiera nazista ad occupare mezza Europa.
“Mettimi al corrente dei tuoi piani soldatino!” Rahma aprì le gambe e si sedette accanto alla cartina sul tavolo di legno di mogano del soggiorno della casa dove alloggiava il generale, da solo. Con la canna di bambù gli stuzzicò l’inguine. “In fretta!”. Come riesci a mantenere il controllo di un uomo, sei proprio una dannata bastarda Rahma, pensò lei mentre si toccava il seno e George scolava l’ennesimo boccale di champagne. Quanti ne aveva bevuti? Tredici? Era ubriaco fradicio.
“Fräulein, gli Alleati non sanno che in Norvegia stiamo sviluppando nuove tecniche di battaglia che porteranno la Lutwaffe a primeggiare e distruggere la RAF in poche settimane!” disse con orgoglio George.
“Tutto grazie a te mio bel soldatino!” lei si alzò e si mise a cavalcioni su di lui facendogli annusare i seni. “Dimmi di più soldatino!” gli diede una frustata sulla schiena. Lui sussultò di piacere. “Gli inglesi crederanno che queste tecnologie si trovino a Fada, dove fra tre giorni manderò dall’Ovest della Francia dieci aerei da trasporto carichi di materiale contr…” lei lo baciò appassionatamente.
“Che bravo il mio soldatino! E in realtà i dannati inglesi non troveranno nulla, ja?” le disse lei alzandosi girandosi per guardare la cartina e chinandosi sul tavolo e facendo intravedere le natiche al soldato, il quale era in preda ad una frenesia incredibile. George si alzò, togliendosi le mutande. “Ja Fräulein, perché nostra centrale di acqua pesante è a Vemork!” la penetrò e lei gemette di piacere.
Rahma guardo l’orologio: le 2:13 di mattina; da quando iniziano a grufolare durano sì e no cinque minuti pensò. Alle 2:19, il generale Hurckeim urlò di piacere e crollò sul divano in un sonno profondo, russando come un treno.
“Sei minuti! Un nuovo record per le brigate naziste! Complimenti George!” lo baciò sulla guancia e si rivestì per prepararsi all’appuntamento delle 4:30 con mister Marvel.
Il Temple era completamente vuoto, tranne tre figure davanti a una bottiglia di whisky irlandese del 1937 “Ecco Miss Rahma e Miss Samia come faremo!” disse risoluta la spia inglese, alzando il suo bicchiere e scolandolo in un sol sorso.
Grazie ad un fenomenale lavoro di cooperazione tra RAF, ribelli francesi e spionaggio inglese Sua Maestà britannica e i suoi fedeli uomini hanno impartito un duro colpo alle forze dell’asse, sventando una possibile disfatta e tramutandola in gloriosa vittoria. Sedici invincibili Spitfire partiti dal sud dell’Irlanda hanno intercettato dieci aerei nazisti carichi di materiale bellico e soldati proprio sulla Manica, come se volessero fare una parata in onore della nostra grande Patria; nello stesso tempo partirono dalla Scozia dieci Beaufort in direzione Vemork…
Rahma spense la radio. Mister Marvel aveva fatto un ottimo lavoro, pensò. Era stato in gamba a inviare prima un messaggio criptato alle forze alleate, e poi, quando tutti e tre erano ormai in salvo, cinque minuti dopo il successo dell’operazione un messaggio trasmesso in onde corte in semplice inglese e facilmente rintracciabile anche dalle scimmie del controspionaggio nazista, dove diceva che era tutto merito del generale Hurckeim, delle sue notti brave e del suo tradimento. Rahma assaporava la vendetta, ma ora si sentiva perfettamente realizzata. Si era inchinata a Re Giorgio, aveva ricevuto un inaspettato compenso monetario e ora guardava gli uomini che inchiodavano le assi al legno del suo nuovo locale londinese, che aveva deciso di gestire con la sua cara amica Samia.
Prese da sotto il bancone una bottiglia del whisky scozzese più stagionato che avesse.
“Da bere per tutti, ragazzi! Brindiamo all’Inghilterra!”

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