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Comunicazione mediata dal computer e supereroi dalla tastiera infuocata

Creato il 04 aprile 2012 da Abattoir

mercoledì 4 aprile 2012 di

McLuhan è un sociologo famoso per la sua massima “il medium è il messaggio” che sottolinea la priorità del messaggio sul mezzo che lo trasmette e sulla giusta adeguazione del contenitore al contenuto.
Nella pratica quotidiana, invece, il messaggio si adegua al mezzo: cerchiamo di ridurre il testo al massimo per inviare sms o tweet, completiamo le nostre frasi ampliando il messaggio grazie ai link. Comunichiamo via email con maggiore disinvoltura rispetto a quando scriviamo una lettera su carta e diamo con troppa facilità del “tu”.

Comunicazione mediata dal computer e supereroi dalla tastiera infuocata

Proprio la comunicazione mediata dal computer (cmc per gli amici sociologi) si presenta come caso emblematico di come il messaggio si conformi, fino a confondersi con il mezzo. La maggior parte di noi vive a cavallo tra il “digitale” e “l’analogico”, ricordando di aver appreso a scuola come si scrive una lettera formale e auto-appreso come si manda una email, chiedendosi ancora quale sia la grafia corretta di questi neologismi e vive il web in modo diverso da come lo vivono i nativi digitali che hanno un rapporto più naturale con le tecnologie. 
I nativi digitali comunicano nel web con naturalezza e spontaneità e sembrano non presentare le distorsioni tipiche di chi ha sperimentato il web come mondo parallelo. Chi ha imparato ad usare gli sms e il web prima di carta e penna comunica con lo stesso stile con cui comunica quotidianamente con i propri amici: le vocali allungate e i punti esclamativi abbondanti sono tipici del linguaggio comune dei ragazzi e non sono quindi tipiche del web. Le abbreviazioni da cellulare, invece, rappresentano un chiaro modo di conformazione della lingua nativa al mezzo sul quale la si pratica maggiormente, finendo infatti dal cellulare ai temi in classe.
Chi, invece, ha conosciuto il web in tarda età l’ha sempre visto come un mondo alternativo a quello reale, in cui, grazie all’anonimato, poteva dare sfogo alla sua fantasia.
Gli utenti di oggi mettono il loro nome e cognome su facebook e la propria foto, i loro indirizzi email corrispondono grosso modo ai loro veri nomi e cognomi, mentre chi ha conosciuto il web prima dei social network era avvezzo a dare nomi di fantasia alla loro identità digitale in chat, email, forum e altri canali che oggi non ricorda più nessuno.
L’effetto di questo anonimato aveva creato dei mostri, chiamati in gergo trolls, che nascondendosi dietro la maschera di un avatar sfoggiavano i loro poteri da tastiera infuocata protetti dallo scudo del monitor lontano fisicamente una distanza imprecisa. Infatti il troll poteva essere tuo fratello nell’altra stanza o una persona che viveva dall’altro capo della terra.
Nel frattempo si è creata anche una nuova forma di troll, una possiamo dire 2.0, ovvero un troll che ha una faccia, uno nome ed un cognome originale ma si sente comunque armato di distanza materiale e supertastiera e continua a scrivere a raffica le sue opinioni non ragionate o volutamente provocatorie.
Oggi basta aprire twitter o facebook, “sintonizzarci” sul canale del nostro artista o squadra preferita per leggere i commenti dei baluardi della cattiva educazione sempre affamati di nuovi contenuti su cui spalare merda. Persino Michele Serra ha notato ciò e ha scritto un corsetto sulla facilità con cui molta gente scrive su twitter senza pensare, e ha dovuto scrivere un altro articolo in cui spiega la differenza tra mezzo e messaggio, giacché chi ha cominciato a criticarlo a ruota libera forse aveva letto solo il titolo del suo articolo senza cercare di capire cosa il giornalista potesse voler dire. Tipico del social networking, un sacco di link vengono condivisi e commentati senza essere letti.
Qualcuno ricorderà inoltre la presenza dei moderatori nel vecchio web che con altrettanta superpotenza più che moderare le discussioni, la maggior parte delle volte, cacciava fuori il troll dal canale aspettando che questo tornasse sotto diverse spoglie da un minuto all’altro. Oggi i moderatori non ci sono più e forse sarebbero pure inutile visto che il linguaggio “al di sopra delle righe” viene considerato come il “linguaggio del web”, che spara a zero, acriticamente verso qualsiasi cosa che si muova.
Se poi la situazione sfugge di mano e i toni diventano particolarmente violenti si chiude il discorso interrompendolo o cominciando a mettere le emoticons sorridenti, che una volta servivano a dare il tono emotivo alla frase, oggi servono solo per mascherare sarcasmo e ipocrisia.
La tendenza a parlare a vanvera è una cosa che succede, ahinoi, anche nella vita offline; per questo, nonostante la comunicazione mediata dal computer sarà una comunicazione sempre più vicina a quella diretta, questa tendenza non scomparirà, ma se al massimo si affievolirà, lascerà spazio all’ipocrisia.
Qui con l’Abattoir cerchiamo di esprimere solo pensieri critici, ragionati e invitiamo gli altri a farlo con noi. Non ci sentiamo giornalisti né filosofi, solo vogliamo condividere pensieri che sono qualcosa di più che semplici opinioni da chiacchiere da bar.


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