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Comunione e Liberazione e il potere mediatico: Fiorenzo Tagliabue, Mario Saporiti e Paolo Sciumè ai vertici sin dagli anni Settanta

Creato il 02 febbraio 2013 da Cremonademocratica @paolozignani

Che cosa vorrà dire “non aver potere mediatico?”. Non contare niente, non aver accesso alle sedi dove si prendono le decisioni e non essere in contatto con chi invece determina l’avvenire di un giornale, ad esempio l’Avvenire, o il Sabato. Ci si immagina un innocente vittima di campagne mediatiche aggressive, offensive, false e tendenziose, come si diceva un tempo, quando forse l’icona di San Sebastiano colpito dalle frecce era più usata. Sì, ecco la verità su Comunione e Liberazione: un movimento di martiri condannato a sofferenze ignominiose, imprigionato contro la propria volontà nell’inferno descritto dal sacerdote che con i suoi terrificanti sermoni descriveva l’inferno e i dolori ivi patiti, tanto da impressionare per sempre l’immaginazione di Stephen Dedalus, nel ritratto del ciellino da giovane.

“Vorrà dire dell’artista da giovane, scusi”. No, del ciellino: qui si sta inghirlandando di preamboli barocchi qualche riflessione su Fiorenzo Tagliabue, l’uomo che ha affermato rivolgendosi proprio a questo fremebondo blog di “non aver potere”, nel mondo della comunicazione e anzi che la stessa Comunione e Liberazione non ha tale potere mediatico.

Cercheremo di capire piano piano che cosa vuol dire. Vediamo chi e come parla di Fiorenzo Tagliabue sul Web. Lui non parla granché, non invade le cronache. Forse non ne ha bisogno, se non per correggere, sedare, (sedare e sopire? non esageriamo! Non è il Conte zio).

Cogliendo citazioni qua e là nel giardino del Web si trova che nel dicembre 1975 nasce Radio Supermilano, partecipata da Silvio Berlusconi. Radio Supermilano (clicca qui)  nasce sulle fine del dicembre 1975 “su impulso di Alberto Contri (venti anni dopo sarà nel cda RAI) e Fiorenzo Tagliabue, trasmettendo sperimentalmente dalle 20.30 alle 22.30 su 102,450 MHz e 102.700 MHz”.

L’esperienza ha un significato, il settore dei massmedia lascia intravvedere una grande espansione e soprattutto, per quel che riguarda CL, il mondo cattolico ha bisogno di rinnovarsi ed essere di nuovo protagonista, ma non alla maniera del “socialismo cristiano” che accompagnò il ’68, quello di padre David Maria Turoldo e altri prestigiosi pensatori poi strapazzati dall’aggressività della destra cattolica. Il trasversalismo di CL e la visione alternativa, “bipolare”, pensando agli anni ’90, si dimostrano vincenti, utilizzando però in un modo aggressivo e accattivante i massmedia. Occorre maturare un’abilità che richiede esperienza e visione strategica. Gli anni Settanta hanno affinato uno stile nuovo: il linguaggio della protesta studentesca, la stessa Lotta Continua da cui proviene Paolo Liguori hanno, quasi cinematograficamente, insegnato a mostrare il mondo diviso in due, a colpire un nemico, a impressionare insistendo, a esaltare le differenze usando lo strumento di potere della comunicazione con disinvoltura.

Nel 1977 nasce Il Sabato, settimanale che intende a dar voce al pensiero cattolico superando il duopolio di Panorama e L’Espresso. E l’idea di una testata di rottura del sistema di potere mediatio costituito è proprio di Roberto Formigoni e Fiorenzo Tagliabue, come ci racconta Wikipedia, la quale dedica una pagina all’ex presidente della Lombardia ma non a Tagliabue. Perché a lui no?

Non c’è comunque un legame diretto, ufficiale, fra Comunione e Liberazione e il Sabato. CL d’altra parte è così: prevalgono i rapporti personali, conta più il lavoro, l’amicizia, la capacità di collaborare per un’idea comune che il timbro. A CL non ci si iscrive, non ci sono tessere. Il Sabato è edito da una cooperativa, di cui Fiorenzo Tagliabue è presidente, Mario Saporiti amministratore delegato e Paolo  Sciumè consulente legale. Roberto Formigoni era già stato eletto alla Camera, primo ciellino a entrare in Parlamento.

Il Sabato viene finanziato Silvio Berlusconi, oltre a Vittorino Colombo, ma diede una mano pure la concessionaria di pubblicità della Rai, la Sipra, tuttora concessionaria esclusiva. Ma perché la Sipra? Il Sabato, Paolo Liguori che proviene da Lotta Continua, portando con sè l’idea di una critica alla “concentrazione di potere” nelle mani dei Procuratori generali.

Ora forse cominciamo piano piano a capire che cosa vuol dire “non aver potere mediatico”. Fiorenzo Tagliabue non fa il giornalista, non appare, sta dietro, non ama che si parli di lui. Lo vediamo però sin dagli anni Settanta ai vertici di un gruppo capace di lasciare un segno nella storia, vicino a Silvio Berlusconi e Comunione e Liberazione.

E all’inizio degli anni Ottanta ecco Tagliabue ai vertici dell’Avvenire, il quotidiano della Cei. Il quotidiano “avversario”  la Repubblica il 5 maggio 1988 scrive che “l’assetto attuale di Avvenire fu stabilito nel 1982 quando il papa, devoluto un
quarto dell’ obolo di San Pietro per coprire il deficit dell’ anno precedente, decise che il quotidiano fosse trasformato in un foglio battagliero. Avvenire fu affidato a tre manager Fiorenzo Tagliabue, Mario Saporiti, Paolo Sciumè (noto per il processo sulla Parmalat) rispettivamente presidente, amministratore delegato e consulente legale della cooperativa editrice del Sabato, il settimanale di Cl”. Paolo Sciumè è fratello di Alberto Sciumè, avvocato molto caro a Formigoni e al movimento ciellino: è anche presidente della Fondazione Nerviano Medical Center.

Il Sabato ha ormai aperto un percorso nuovo, uno stile di successo. Si consolida un folto gruppo di giornalisti ancora ben noti. Ecco i collaboratori della testata di Tagliabue, Saporiti e Paolo Sciumè. L’elenco è tratto da Wikipedia.

In pochissimi anni dunque il modello del Sabato conquista la Cei, che continuerà a dibattere al proprio interno sull’opportunità di un giornale edito dalla stessa confederazione dei vescovi italiani oppure su una testata autonoma, un “giornale fra i giornali”. In tal caso l’allora cardinale di Milano Carlo Mario Martini potrebbe rilanciare la sua “Italia”, testata già molto letta in Lombardia.

Si può notare che il messaggio di Gesù di Nazareth era affidato al vento, dato alla folla, senza interpreti, senza mediazioni, senza altri massmedia che il corpo del celebre predicatore ebreo. Senza alcuna protezione, senza custodi della verità, il messaggio circolava. Circolava e forse circola senza megafoni. La fragilità di quel messaggio è straordinariamente lontana dal frastuono dei massmedia. Eppure Comunione e Liberazione ne fa uno strumento di battaglia. Dietro i giornalisti aggressivi, impegnati nella lotta del Bene contro il Male, imponendo divisioni nette, in nome di valori non trattabili, insiste il lavorio silenzioso dei vertici, che sanno guardare in ogni direzione, aprendo nuove porte.

Dalla metà degli anni Settanta in poi non cambiano i grandi protagonisti. Fiorenzo Tagliabue, gli Sciumè, Formigoni e altri sono ai vertici: l’immagine del mondo cattolico è ormai loro, per decenni. Tagliabue nega, sarà per schermirsi.

Solo qualche nota in più, per mostrare come il loro potere arrivi fino a oggi. Il discorso però merita di essere arricchito e sviluppato.

1996: alla società Sec di Fiorenzo Tagliabue viene affidato il giornalino del Comune di Milano (clicca qui). Allora Tagliabue era portavoce di Formigoni, presidente della Regione e tra la giunta leghista di Palazzo Marino e il Pirellone, come ricorda il Corriere della Sera, i rapporti “non erano idilliaci”.

Nel 2o10 si trovano riferimenti persino piccanti, come quello di una Sec al lavoro persino per Giuliano Pisapia, secondo Affaritaliani. Commesse milionarie per la società di Tagliabue, che rafforzerebbe Pisapia e lo aiuterebbe a raggiungere il secondo turno, non senza il gradimento di Roberto Formigoni. “Una Moratti al secondo turno è più debole”, sostiene una fonte. C’è l’Expo 2015 in vista e Formigoni vuole restare protagonista. Come farebbe se la Sec non ci fosse?

Senza potere, dunque, Tagliabue arriva al 2010 all’interno del gruppo di pensatori che lancia lo slogan “Formigoni, uno di noi” e che invade la Lombardia di spot e gadget per un totale di un milione e mezzo di euro, rispetto ai 140mila di Filippo Penati (la fonte è l’Espresso). La storia allora è lunga. Possiamo ricostruirne alcuni frammenti luccicanti di un meraviglioso itinerario che dalla fine degli anni Settanta Fiorenzo Tagliabue percorre con abilità scientifica.


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