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Comunità che fu | Le primitive comunità: uno stato di fatto del tutto differente

Da Galadriel

L'universo primitivo è di fatto una condizione del tutto diversificata da ciò che viviamo oggi. Il periodo preistorico include un segmento temporale troppo esteso e si cataloga, in senso lato, in due importanti epoche: il paleolitico ed il neolitico. 


Non si può fare a meno di tenere conto di questo importante distinguo, in quanto che, circa 10mila anni or sono i nostri predecessori, ebbero la possibilità di apprendere come fare a coltivare la terra e ad ammansire gli animali. Le primitive comunità umane, durante il paleolitico per nutrirsi facevano largo uso di frutta, radici raccolte e della carne degli animali che provvedevano a cacciare.
La maggior parte di essi rappresentavano raggruppamenti umani di tipo nomade, in continuo migrare da una parte all'altra della terra, in base all'abbondanza del cibo. L'avere scoperto l'attività agricola scatenò un'effetto notevole sulla comunità umana primitiva, cambiandone fattivamente gli aspetti più importanti. Comunemente, con l'utilizzo delle tecniche agricole, le comunità di esseri umani preferiranno alla migrazione continua una maggiore sedentarietà, ovvero sia a stabilirsi, in un determinato posto per periodi temporali più o meno lunghi. L'agricoltura ha tempi lunghi, che richiedono un impegno costante, e quindi legano il gruppo ad un determinato territorio. La sedentarietà comporta una nuova struttura della società primitiva, nella quale iniziano ad emergere ruoli diversi e la gerarchia sociale. A tale mutamento sociale coincise anche un cambiamento del ruolo della donna che si ritrova ad ricoprire un ruolo differente, confrontato con quello che le era stato assegnato durante l'era primitiva.

Comunità che fu | Le primitive comunità: uno stato di fatto del tutto differente

Le donne raccoglitrici
nella comunità primitiva


Le donne raccoglitrici 
Le comunità umane risalenti al periodo del paleolitico erano fondamentalmente gruppi nomadi, il cui mantenimento dipendeva esclusivamente dalle loro attività di caccia e di raccolta. Altra considerazione che va fatta è quella riguardo l'ambiente circostante all'uomo, ostile e impervio, in cui l'uomo stesso si ritrovava in netto svantaggio sia fisico che strutturale nei confronti di altri predatori. La caccia quindi non rappresentava una possibilità di cibo certa e abbondante. Comunque sia la sopravvivenza della comunità era, nonostante tutto, messa al sicuro, grazie alla raccolta d'erbe, tuberi e frutti, e dalla caccia di piccoli roditori. Una funzione importante assolta dalle donne del gruppo. Legate alla cura dei figli e meno adatte a partecipare alle grandi battute di caccia, le donne primitive provvedevano al sostentamento del gruppo, svolgendo un lavoro di grandissima importanza. Non si deve sottovalutare la portata della raccolta.
La raccolta non deve essere ritenuta come una improvvisata ricerca di cibo commestibile nelle vicinanze dell'accampamento. Le donne primitive avevano una conoscenza molto elevata riguardo i cicli di riproduzione delle piante, ed i luoghi ove esse crescevano più abbondanti. Sapevano distinguere una specie vegetale dall'altra e conoscevano le proprietà d'ogni arbusto. Sapevano come usufruire d'ogni parte del frutto, e come non danneggiare le piante durante la raccolta.
Anzi, nel corso delle loro "battute", le donne curavano le piante commestibili, sarchiando, eliminando le erbacce e talora concimando il suolo. Alcune popolazioni bruciavano una parte di un territorio per accelerare la crescita della vegetazione o per intensificare la produttività. Non è escluso che durante il loro passaggio, le donne-raccoglitrici abbiano anche piantato dei semi, per ritrovare l'anno successivo una quantità superiore di piante commestibili.
Il gruppo si spostava in base ad una sorta di "mappa", tracciata secondo la reperibilità ed abbondanza di piante. Il gruppo, quindi, si spostava, seguendo le indicazioni delle donne-raccoglitrici.


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