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Con gli occhiali stenopeici ti senti una mosca, ma ci vedi

Creato il 21 ottobre 2014 da Webnewsman @lenews1
Pubblicato da Paolo Somà

Quando li indosso mi sento vagamente una mosca. Fortunatamente – dopo un primo istante di smarrimento nel quale emetto bzzz sommessi e guardo con voracità una mela marcia poggiata sul tavolo – le lenti forate cominciano a fare il loro effetto e la vista migliora.
Non crediate che questo sia un articolo pubblicitario. Lungi da me.
Io gli occhiali stenopeici li ho acquistati per rieducare le mie pupille e non so nemmeno di che marca siano, né farò nomi di ditte che li producono e/o mettono in commercio.

Lo scopo di questo post è esclusivamente quello di condividere le effettive migliorie che questo tipo di supporto ottico apporta. Per chi ancora non lo sapesse, gli occhiali forati (stenopeici) non hanno lenti graduate, ma due superfici in plastica nera con una griglia di piccoli fori (fori stenopeici appunto): il loro funzionamento è molto diverso dagli occhiali classici, ma stimolando i muscoli perioculari, consentono di vedere bene e contemporaneamente migliorano la qualità della visione.

Sia chiaro, se chi sta scorrendo il post ha meno di quarant’anni e non porta occhiali da vista o riposo, può fermarsi qui e passare ad altro. Per tutti coloro che invece abbisognano di lenti per correggere miopia, ipermetropia, astigmatismo o presbiopia la lettura è caldamente suggerita.

Innanzitutto, se volete testare subito la funzionalità della tecnica stenopeica senza dover attendere di andare in un qualche negozio, spostatevi in cucina e smontate la caffettiera.
Prendete il filtro e dopo averlo pulito accuratamente dai residui di macinato, mettetelo all’incirca dove dovrebbe essere normalmente una lente e cercate di leggere una cosa che prima non riuscivate manco a vedere (o vicina o lontana). Noterete che il miglioramento è immediato.
Poi magari ricordatevi di rimettere il filtro alla moka. Non mi assumo responsabilità su futura acqua bollita sbolognata ad eventuali ospiti.

La fattura concava delle superfici plastificate ed i fori rotondi distribuiti a “nido d’ape” degli stenopeici consentono ai raggi luminosi di raggiungere la retina parallelamente “senza accomodazione per cadere direttamente sulla fovea” come spiega il “bugiardino” allegato ai miei occhiali.
L’occhio viene obbligato a cercare la luce attraverso i fori e così facendo effettua dei micro movimenti che servono contemporaneamente da ginnastica e da rilassamento della muscolatura attorno al globo oculare.
Mentre – proseguo citandovi le istruzioni di quelli in mio possesso – le lenti da vista o abitudini visive scorrette tendono ad irrigidire questi muscoli con conseguenze negative sull’efficienza visiva. Con l’uso di questi occhiali l’oscillazione saccadica è stimolata e riabilitata.
Si tratta quindi di occhiali rieducativi, non già perché attraverso di essi ci si vede meglio, ma perché inducono l’occhio a muoversi velocemente da un foro all’altro e insegnano un modo diverso e più efficace di usare la vista
“.

Ora, pur non sapendo affatto che diavolo significhi “oscillazione saccadica” e tanto meno che cribbio sia la “fovea” (a me viene in mente la “cavea” dei teatri greco-romani, ma dubito di avere Plauto che mi recita nella pupilla….), ho notato che l’uso degli stenopeici deve essere costante (almeno sei mesi): si può cominciare con dieci, quindici minuti al giorno fino ad arrivare ad una o due ore giornaliere non continuative. Inoltre vanno usati per guardare cose che non si vedono bene ad occhio nudo, da fermi e con luce (naturale o artificiale) abbondante.
Sono ottimi per leggere, guardare la televisione o lo schermo del computer e per riabituare gli occhi alla luce.
Sconsigliato, assolutamente sconsigliato, invece, indossarli mentre si guida, a meno che non vogliate fare la fine delle mosche spiaccicate sul vetro anteriore. Le mosche, in qualsiasi caso la si veda, c’entrano sempre… bzzzzz…

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